Turchia e Russia verso lo scontro? La prossima guerra mondiale inizierà dallo scontro tra Turchia e Russia a causa della crisi in Siria? I ristoranti di pesce sulla passeggiata di Istanbul, lungo la riva del Bosforo, sono un luogo di ritrovo molto amato dai residenti in cerca di relax nell’antica città turca. Grandi gabbiani vagano intrepidi tra turisti e passanti, mentre vari tipi di imbarcazioni e navi scivolano lungo le acque a pochi metri di distanza dai commensali, dando un’impressione di calma, ma in realtà, è qui che i turchi assistono a un evento spaventoso e nello stesso tempo impressionante: la Russia mostra i muscoli ogni volta che un’altra corazzata russa prosegue verso a sud in direzione della Siria. Le navi russe sono grandi, con un aspetto minaccioso. Il loro rumore fa tremare i piatti nel ristorante. Dall’inizio della guerra civile in Siria, nel marzo del 2011, Russia e Turchia si sono trovati su fronti opposti nel conflitto. La Russia sostiene Assad con tutte le sue forze diplomatiche, e ultimamente, anche con la sua potenza militare, mentre la Turchia fa tutto il possibile per rovesciare Assad e il suo regime. Putin e Erdogan sono entrambi leader forti, in lotta tra loro sulle rovine della Siria e sui corpi della sua popolazione. Entrambi sono governati da leader ubriachi di potere e privi di autocontrollo, nessuno dei due è in grado di scindere la dimensione della propria personalità da quella militare, politica e culturale. La Russia è un Paese sostanzialmente laico, impegnato a difendere il suo status di potenza mondiale, mentre la Turchia è un Paese di religione islamica, per il quale lo status dell’Islam in quanto leader della civiltà è di primaria importanza. Ma il problema siriano è molto più grave di tutti gli altri messi insieme, perché nelle ultime settimane la Russia è direttamente coinvolta nei combattimenti, e il suo esercito - in particolare la sua forza aerea - svolge attività belliche su così vasta scala da causare un gran numero di vittime sul confine meridionale della Turchia. I turchi, a guardare le corazzate che passano attraverso il Bosforo - noto anche come Stretto di Istanbul - sanno bene che queste navi trasportano armi che verranno utilizzate per aiutare Assad, il nemico giurato di Erdogan. La sensibilità turca alle attività belliche della Russia è aumentata negli ultimi giorni, quando degli aerei russi hanno iniziato a bombardare obiettivi dei ribelli turkmeni a est di Latakia, città portuale situata nello stato alawita che Putin sta difendendo per se stesso e per conto di Assad. I turchi non potevano stare a guardare sapendo che i loro fratelli sono stati attaccati da massicci bomabradamenti e hanno deciso di agire. Martedì scorso, la Turchia ha abbattuto un jet da combattimento russo, un Sukhoi 24, sostenendo che era entrato nello spazio aereo turco, ignorando i ripetuti avvertimenti con cui gli era stato chiesto di allontanarsi. La Russia, tuttavia, sostiene che l’aereo è stato abbattuto quando era nei cieli siriani e che l’incidente è stato come una “coltellata nella schiena della Russia”. Questa non è una espressione casuale, suggerisce che la Russia vede la Turchia come parte integrante dello Stato Islamico. Dopo tutto, la Turchia ha aiutato lo Stato Islamico in molti modi nel corso degli ultimi due anni, dalla logistica, a partire dagli acquisti di petrolio, al contrabbando di jihadisti attraverso il confine. Forse Putin, quando ha usato questa espressione, è stato anche influenzato dall’ondata di accoltellamenti degli arabi palestinesi. In aggiunta alla sua tagliente risposta verbale, la Russia sta spostando batterie di razzi S-300 nel nord-ovest della Siria. Questo posizionamento le consente di operare contro l’aviazione turca in profondità, mettendo in pericolo l’attività della forza aerea NATO della base di Interlaken. Mosca prepara una vendetta contro questa base aerea da molto tempo, perché gli U-2 ed SR-7 spia e gli aerei da ricognizione, sarebbero decollati tutti da lì, girando in cerchio sopra la Russia a un’altezza che precludeva la possibilità di individuarli. Solo un U-2 dovette fare un atterraggio di fortuna, a causa di un guasto tecnico che aveva costretto il pilota a perdere quota. La chiusura dello spazio aereo di Interlaken sarà un esempio della vendetta russa. Allo stesso tempo Andrei Lavrov, il Ministro degli Esteri russo, ha cancellato una visita in Turchia programmata per questa settimana, richiamato a causa del timore che la crescente tensione tra Russia e Turchia potesse mettere in pericolo le relazioni commerciali tra i due Paesi, equivalenti a dieci miliardi di dollari. Erdogan aveva detto che la Turchia potrebbe trovare un sostituto al gas russo e ripensare tutta la sua strategia commerciale con Mosca. Erdogan sa che la crisi economica Russa rende scorretto sventolare problemi di soldi sul volto di Putin, ma il suo ego può essere ancora più importante dell’economia russa. La Russia ha recentemente limitato il movimento dei camion turchi in territorio russo nelle repubbliche dell’Asia Centrale, danneggiando le esportazioni, ma Erdogan ha anche altri motivi per dubitare delle intenzioni della Russia, dato che quest’ultima ha buoni rapporti con diverse milizie curde in Siria e Iraq, in grado di affrontare le forze jihadiste dello Stato Islamico, almeno a livello locale. Durante l’ultima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Putin ha annunciato che le uniche forze che combattono lo Stato Islamico sono l’esercito siriano e i curdi. Erdogan considera questa affermazione pericolosa, perché –ha dichiarato- anche lui sta combattendo lo Stato Islamico, non solo i curdi e i russi che odia. Un altro giocatore in panchina sul campo del conflitto tra Russia e Turchia è l’America. Difficile capire il presidente Obama. Da un lato si preoccupa per l’improvvisa escalation di Putin nei confronti della Turchia, che essendo membro della NATO potrebbe chiedere protezione ai suoi alleati, primo fra tutti gli Stati Uniti. In caso di controversia violenta tra un Paese membro della NATO con uno che non lo è, ci si aspetta che gli alleati della NATO verranno in aiuto del proprio membro, sia militarmente che economicamente. Dall’altro, Obama non vuole essere coinvolto nella controversia tra Turchia e Russia, perché ciò lo costringerebbe ad ammettere che c’è un problema in Medio Oriente, e che la soluzione del conflitto israelo-palestinese non lo risolverebbe per niente. La teoria della cospirazione dilaga in Medio Oriente, anche i pesci nel Bosforo e i gabbiani di Istanbul ne fanno parte. Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi. |