A destra: le responsabilità di Barack Obama nella destabilizzazione del Medio Oriente sono enormi
Cari amici,
mentre Obama e Hollande facevano un documento impegnandosi a essere «implacabili davanti al male» (http://www.lastampa.it/2015/11/24/esteri/hollande-da-obama-la-francia-non-interverr-sul-campo-in-siria-bFWtOHOykYtk4wH8gxbdlO/pagina.html) manco fossero attori di Guerre Stellari e si salutassero dicendo “che la Forza sia con te”, Erdogan faceva abbattere un aereo russo che volava lungo la frontiera fra Turchia e Siria. Obama il pacifista, che aspirava a rimettere in piedi i rapporti con la Russia, dice che la Turchia ha il diritto di difendersi, anche se lo sconfinamento non è affatto provato, e certamente non aveva carattere offensivo nei confronti della Turchia. Il fatto è che anche Erdogan e Putin sono impegnati a “lottare con il male” e dicono di essere nemici dello Stato Islamico. Il seguito per ora sono improperi verbali, ma dato che sia Putin che Erdogan sono semi-dittatori populisti che non possono perdere la faccia senza gravi danni, dei fatti seguiranno. Una nuova minaccia di guerra, almeno di guerra fredda, si profila in Medio Oriente. Non si può non essere allarmati. L'impressione è che ci sia una grande confusione, che si compiano azioni confuse e spesso controproducenti, che si perseguano degli obiettivi e si agisca contro di essi.
E' vero che nella politica internazionale e in particolare in Medio Oriente il caos avanza. Ma non bisogna pensare che ciò avvenga per caso o per sbadataggine. Semplicemente ogni attore segue il suo progetto strategico e in questi piani lo Stato Islamico è strumentale, non è l'obiettivo centrale. Detto in altri termini, ognuno cerca quel che pensa sia bene per lui, non di “distruggere il male”. La Turchia vuole rifare, per quel che può, l'impero ottomano come leader del mondo sunnita. Investe in Bosnia, negli stati dell'Asia centrale, appoggia Hamas, finanzia lo Stato Islamico e ne lascia passare le reclute, cerca di costituire un dominio sulla Siria settentrionale, per soddisfare vecchie ambizioni territoriali, ma anche per impedire ai curdi di stabilire il loro stato, vuole innanzitutto cacciare Assad, che non è sunnita e ha commesso il crimine, ai suoi occhi, di ribellarsi al sultano Erdogan. Anche la Russia vuole rifare, nei limiti del possibile, il suo impero, non importa se zarista o comunista: ha conquistato con le armi pezzi di Ucraina e Georgia, preme su questi stati e sui pezzi di impero che sono finiti in Europa al Nord, cerca di riprendere le antiche posizioni in Medio Oriente, fornisce armi e tecnologia nucleare a chi le vuole (Iran, Egitto, Arabia Saudita), in Siria sta con Assad e gli iraniani, in particolare cerca di stabilizzare le posizioni governative a Nordovest, dove è avvenuto l'incidente. Gli Usa non hanno una politica. Hanno abbandonato i loro alleati tradizionali (Egitto, Arabia Saudita, soprattutto Israele). Hanno stretto un patto con l'Iran pensando di diventarne l'alleato e di usarlo per continuare a esercitare una qualche sia pur tenue egemonia sul Medio Oriente. Peccato che l'Iran abbia preso i gentili regali dell'amministrazione Obama e abbia continuato a considerare gli Usa un nemico strategico e ad appoggiarsi sulla Russia per armi e protezione politica. E naturalmente continua a voler distruggere Israele. Usa e Russia sarebbero d'accordo per garantire all'Iran l'egemonia su una fascia enorme e delicatissima che va dall'Afghanistan ai confini di Israele (e oltre, nei suoi desideri) e alla penisola arabica. Peccato che in quei posti ci sia una popolazione sunnita che non ne vuol sapere e reagisce in maniera estrema: da un lato armando lo Stato Islamico, dall'altro cercando anch'essa l'appoggio russo (che un tempo, prima delle vittorie israeliane, era il legame strategico dell'Egitto) e anche dell'arcinemico israeliano. Il solo stato di cui nessuno si fida è l'America di Obama, che fa finta di attaccare l'Isis per evitare troppe critiche, ma stando bene attenta a non assumere di nuovo il ruolo di grande potenza. L'obiettivo strategico di Obama è infatti di depotenziare il suo paese, di renderlo amico e succube dei suoi nemici, di “chiedere scusa”, come non manca di ripetere (a tutti, naturalmente, salvo che ai suoi alleati traditi). Israele bada a difendersi, non ha possibilità di proiezione strategica, considera in questo momento pericoloso soprattutto l'asse sciita (l'Iran che continua a lavorare per l'armamento atomico e la distruzione dello stato ebraico, Hizbullah che ha una potenza militare superiore a quella dei grandi stati europei).
Obama perplesso: ha scelto l'Iran contro lo Stato islamico
Aggiungete che in questo quadro agiscono vecchie fratture storiche: la Turchia e la Russia sono nemiche dai tempi di Caterina la Grande; Turchia e Iran si scontrano da molti secoli, perché i persiani non hanno mai voluto sottomettersi ai barbari invasori nomadi dell'Anatolia; gli arabi non amano i turchi che li hanno oppressi selvaggiamente a partire da Cinquecento; sciiti e sunniti si combattono da mille e trecento anni, l'Europa è antisemita da duemila...
Il caos c'è e naturalmente i movimenti terroristi ne approfittano. Ma la causa del caos è la brusca sparizione dell'egemonia americana. Chi fa risalire la confusione ai Bush padre e figlio e alle loro guerre sbaglia, quelli erano tentativi di ristabilire un'egemonia traballante. L'inizio della fine è la presidenza Carter (di cui per molti versi Obama è erede) quando abbandonò lo scià all'assalto degli ayatollah, per favorire la nascita della democrazia in Iran: abbiamo visto quale. E sbaglia chi lega la lotta all'Isis in Siria e Iraq con la prevenzione del terrorismo in Occidente. Prima dell'Isis ci sono stati i grandi attentati di Buenos Aires, delle due Torri, della metropolitana di Londra, della stazione di Madrid, di Israele e innumerevoli atti minori. Questi derivano dalla voglia di rivincita che è dominante nell'Islam odierno, dal lavaggio del cervello degli stati, dei media e dei chierici musulmani, che scaricano così l'enorme fallimento economico e sociale dell'Islam politico sull'Occidente, e dal fatto che generosamente il mondo occidentale fa entrare i suoi nemici nei suoi confini e non oppone loro una resistenza né morale, né politica, né di sicurezza.
Che succederà ora? Il caos è destinato ad aumentare, se non verrà contenuto da una forza politica determinata e lucida, che oggi non hanno (e soprattutto non vogliono avere) né l'Europa né gli Usa (dove la questione vera non è la persona di Obama, ma il suo elettorato che l'ha scelto e riscelto e rischia di volere un'altra dose della stessa medicina quando l'anno prossimo potrà scegliere). E' necessaria una lotta politica e ideologica per mantenere l'Occidente democratico e liberale, ma non indirizzato alla sottomissione all'Islam e al suicidio culturale. Speriamo che i protagonisti dell'attuale disastro (Obama, Merkel, Hollande la direzione autoreferenziale e ottusa dell'Unione Europea che possiamo ritrarre con la faccia di Mogherini) siano sostituiti in fretta e da veri leader democratici e occidentali, non da loro cloni o da fascisti.
Ugo Volli