Il razzismo nascosto dei terzomondisti 25/11/2015
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Prima del terzomondismo di questi ultimi giorni, che è tornato a rifiorire, prima del dialogo con la teocrazia cieca e tragicamente acuta allo stesso tempo, rappresentata dall'Iran, dialogo voluto da un Occidente piccolo e pauroso (quello che non poté lo Sciah possono i capi dell'Iran di oggi), prima ancora del Gran Muftì fi Gerusalemme che dialogava "amabilmente" con Hitler, chiediamoci cosa fecero Vespasiano, Tito e Adriano. E finalmente nei libri di Storia si torni a precisare che il nome Palestina fu imposto alla Giudea, perché un popolo fiero e ribelle non accettava di prostrarsi alle legge dei romani occupanti. Tutto il resto è falso pacifismo, becero, che definisce gli israeliani accoltellati, da oltre un mese a questa parte, occupanti di territori e i palestinesi, che accoltellano, giovani oppressi o giù di lì (salvo pochi quotidiani obiettivi, uno su tutti La Stampa). Cordialmente,

lara Zinci

Il terzomondismo dilaga. E' la conseguenza di cecità, certo, ma anche del senso di colpa postcoloniale diffuso in Occidente. Così, per molti i crimini che si consumano nei paesi islamici sono da comprendere con l'utilizzo di categorie di antropologia culturale. Un atteggiamento inaccettabile e razzista.

IC redazione