La speranza dei terroristi palestinesi: distruggere Israele
Cari amici,
non facciamoci illusioni pericolose: non è per disperazione che gli islamisti si danno al terrorismo. Tutto al contrario, è la speranza che li muove. Non ne faccio una questione di psicologia e neppure di morale. Il tema è politico. Se qualcuno compie un'azione malvagia per disperazione, per esempio rapina e ruba perché spinto dalla fame e perché non vede altra possibilità per sopravvivere e dar da mangiare ai suoi figli, non solo lo si deve compatire, ma la strada maestra per permettergli di uscire dal crimine è aiutarlo, dargli il modo di avere ciò di cui ha disperatamente bisogno, non solo punirlo. Se qualcuno invece compie un delitto con la speranza di ottenere quel che vuole senza pagarne il prezzo, per esempio uccide un parente di cui è l'erede, essere indulgenti con lui potrebbe solo indurlo a riprovarci.
Nello sgangherato schieramento progressista, che non riesce a spiegare il terrorismo né a dare indicazioni su come fermarlo, uno dei dogmi intoccabili è quello della disperazione. Sarebbero disperati i clandestini che a centinaia di migliaia al mese, nella grande maggioranza giovani maschi in età militare, invadono l'Europa; ancor più disperati e "nichilisti" quelli fra loro e fra i loro predecessori che magari hanno ottenuto la cittadinanza di un paese europeo grazie al buonismo dei governi e perfino delle generazioni successive, ammazzano e devastano, in particolare mirando i nemici dell'Islam, scrittori e disegnatori satirici, giovani che si divertono e soprattutto ebrei. Disperati i gruppi delle periferie da cui escono. E disperati, disperatissimi i "palestinesi", che, poverini, ormai stanno perdendo la speranza coltivata per decenni di una pace e di un loro stato che viva tranquillo a fianco dell'aggressivo e -naturalmente- colonialista Israele. Non solo loro sono disperati, ma noi siamo colpevoli di questa diperazione. Non facciamo abbastanza per accoglierli, non aboliamo abbastanza della nostra cultura per non offenderli, non eliminiamo abbastanza simboli religiosi e artistici per non irritarli, non rinunciamo abbastanza alla nostra libertà di pensiero e di espressione per non scandalizzarli, non diamo loro abbastanza soldi, abbastanza case, abbastanza solidarietà. Per non parlare del passato in cui abbiamo invaso le loro colonie: erano COLONIE degli arabi che venivano dalla penisola araba il Maghreb e l'Anatolia, la Mesopotamia e la Terra di Israele, com'erano state COLONIE MUSULMANE la Spagna, la Sicilia, la Grecia e i Balcani; noi abbiamo avuto il torto di liberare i loro servi cristiani ed ebrei, di portarvi un po' di diritto e perfino di democrazia, prima che se le riprendessero con la violenza. Insomma, il terrorismo è colpa nostra. Almeno così la vedono i progressisti, che in nome di questa colpa immaginaria sono disposti a rinunciare a qualunque principio e a qualunque interesse. E anche a qualunque distinzione ideologica, per cui dai tempi di Stalin non esitano ad annoverare nel numero delle "forze progressiste" i clericofasciti musulmani.
Particolarmente disperati devono essere i "palestinesi", che poverini vedono la conquista pacifica di Israele (è questo che vuol dire "pace" ai loro occhi), perché gli ebrei hanno preso dopo Auschwitz il brutto vizio di difendersi da chi li vuole sterminare. E dunque è giusto boicottare Israele, come fa l'Unione Europea anche se nega di farlo e si permette di dare lezioni a Israele sul non banalizzare la Shoà (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Israel-cheapens-memory-of-Holocaust-by-likening-settlement-labels-to-boycott-EU-envoy-says-434505) anche se poi, guarda un po', il risultato dell'innocuo provvedimento di etichettatura dei prodotti delle "colonie" ebraiche, fatto a esclusiva informazione dei consumatori, si trasforma già subito in boicottaggio (http://www.jpost.com/Breaking-News/Berlin-department-store-removes-Israeli-settlement-products-434817). Guarda un po', il primo luogo in cui l'Europa esprime la propria buona volontà è un grande magazzino che a suo tempo i nazisti espropriarono agli ebrei (http://www.jewishpress.com/news/nazi-stolen-berlin-store-removes-israeli-products-from-shelves/2015/11/21/). Una assonanza storica un po' imbarazzante. Ma non importa. Perché così si attenua la "disperazione" dei "palestinesi", che vorrebbero tanto la pace.
Ma ne siamo sicuri? E' uscita di recente un'intervista di Abbas in cui lui racconta come ha rifiutato la proposta di pace di Olmert nel 2008, che gli offriva il 96% di Giudea e Samaria, con scambi di territorio per compensare quel 4% che Israele si sarebbe trattenuta (le famose “colonie”); Abbas diede un'occhiata alla mappa dettagliata di Olmert, si rifiutò di siglarla, cercò di trattenerla, evidentemente per usarla come base in trattative future, e di fronte al rifiuto di Olmert se ne andò senza degnarsi mai di dargli una risposta né tentare una controfferta o una trattativa (http://www.timesofisrael.com/abbas-admits-he-rejected-2008-peace-offer-from-olmert/). Capite bene che delusione dev'essere stata per lui il fatto che non si sia fatta la pace quanto abbia ragione la sinistra a illudersi che basterebbe proporgli lo stato e il ritiro da Giudea e Samaria (http://www.jpost.com/Opinion/Column-One-Who-is-being-delusional-434738). E' chiaro che a qualunque offerta la scena si ripeterebbe pari pari.
Bat Ye'or
Dunque non sono disperati. Tutto il contrario, attaccano perché sono pieni di speranza. Basta leggere le loro interviste per capirlo. E la speranza qual è? Anche questo lo dicono chiaramente. I terroristi in Europa sperano che il nostro continente crolli, abbandoni il nostro modo di vita, si trasformi da sé in Eurabia. E' la formula del profetico romanzo “Sottomissione” di Houellebecq o ancor più delle analisi lucide e documentate di Bat Yeor (leggete i suoi libri come “Eurabia”, “Verso il califfato universale” e altri ancora pubblicati dall'editore Lindau). Se vogliamo riassumere questa speranza, la troviamo scritta sui muri, sui cartelli delle manifestazioni, su giornali e siti web: “L'Islam dominerà il mondo”. Quanto a Israele, la speranza dei “poveri palestinesi” è altrettanto semplice: ammazzare tutti gli ebrei, o almeno “ricacciarli da dove sono venuti” e fare della “Palestina” una parte della felice Umma musulmana. Felice come la Siria, diciamo, o come la Libia. Questa è la ragione per cui continuano a uccidere, facendo il possibile per avvicinarsi a questi modelli della cultura islamica che amano tanto (http://israelbehindthenews.com/why-the-palestinians-keep-killing/14070/).
Ugo Volli