Fiamma Nirenstein
Il Califfo e l'ayatollah
Mondadori
Il realismo politico impone, per contrastare l’orrore assoluto dei decapitatori dell’Isis, alleanze con figure repellenti, con i massacratori dei loro popoli, dalla Siria all’Iran che finanzia gli Hezbollah per i quali l’antisionismo si identifica con lo sterminio degli ebrei? Forse sì, soprattutto per colpa dell’inerzia degli Stati Uniti e della nullità politica dell’Europa, ma buttando nella spazzatura i nostri più nobili princìpi. Però il realismo politico non impone di dimenticare che viviamo in un mondo dove convivono due orrori, una tenaglia che si stringe attorno alle nostre libertà fondamentali: Il Califfo e l’ayatollah , come si intitola un libro di Fiamma Nirenstein uscito in questi giorni presso Mondadori.
Mai dimenticare , ora che l’Iran ha avuto il permesso di costruire, sia pure a velocità ridotta, la bomba atomica per distruggere Israele, che «vivere a Teheran» resta una terribile esperienza di oppressione e dispotismo. Strade «pattugliate dalla polizia della morale che ferma le ragazze che hanno il velo non abbastanza calato sulla fronte». Per un nonnulla «si finisce alla centrale di polizia e giù di frusta». Una donna non può viaggiare senza un parente maschio o un tutore. «Ci sono ancora casi di condanne a morte per adulterio eseguite tramite lapidazione», scrive Fiamma Nirenstein in questo libro molto dettagliato. La «sodomia» è bollata come un «crimine terribile». In Iran «i gay o li impiccano o li costringono a cambiare sesso». C’è sempre l’incubo di «finire penzoloni da una forca».
«A partire dall’estate del 2013, data dell’elezione di Rouhani, e durante il primo anno del suo mandato, le esecuzioni capitali sono state 773 contro le 530 dell’ultimo anno del mandato di Ahmadinejad».«La legge iraniana stabilisce la grandezza delle pietre da usare per la lapidazione: né troppo grandi per non uccidere subito, né troppo piccole, affinché ogni colpo risulti molto doloroso». Inoltre «i giornalisti sono perseguitati, decimati da denunce e detenzioni accompagnate da torture». Ora l’Occidente «ha aperto, con l’accordo di Vienna, le porte: il nucleare iraniano». Un accordo che piace a chi vuole fare affari con Teheran, venuti meno con le sanzioni. Piace perché ammorbidisce i rapporti con la Russia di Putin, il vero dominus del Medio Oriente dopo lo squagliamento dell’interventismo occidentale, americano ed europeo. Realismo politico. E un dispotismo premiato.
Pierluigi Battista - Corriere della Sera