A destra: Recep Tayyip Erdogan
Cari amici,
se qualcuno nutriva l'illusione, se non di una pacificazione, almeno di una qualche normalizzazione del Medio Oriente, magari per via della benigna azione di Obama e della benefica Unione Europea, ora è il caso che se la tolga. Dopo l'accordo con l'Iran, la vittoria di Erdogan nelle elezioni turche toglie qualunque speranza in questo senso. E' quasi inutile dire che il primo fattore di instabilità è stato fortemente voluto da Obama, con l'appoggio interessato di Russia e Cina, clienti e protettori degli ayatollah, ma anche con quello altrettanto interessato ma assai stupido dell'Europa, che dell'Iran spera sì di diventare fornitore di beni e servizi, ma che l'ha anche come quasi vicino di casa. E già si vede che gli ayatollah non hanno la minima intenzione di diventare i bravi ragazzi collaborativi e disponibili che Obama credeva. Non solo perché hanno favorito l'arrivo dei russi in Siria, che spiazza tutta la grande strategia americana, ma perché oggi si rifiutano di trattare con gli Usa i problemi regionali (cioè la sorte del Medio Oriente: http://www.tehrantimes.com/Index_view.asp?code=250519), perché boicottano loro le merci americane (http://www.presstv.ir/Detail/2015/10/31/435722/Iran-US-goods-Leader-blockade), e perché infine non sembrano affatto disponibili ad applicare l'accordo così com'è, cioè a cessare l'arricchimento dell'uranio che serve per la bomba dopo la rimozione delle sanzioni, ma vogliono rovesciare il processo, con una tipica mossa da suk (http://presstv.com/Detail/2015/11/01/435853/Iran-P51-Majlis-Rouhani-Leader-JCPOA-sanctions).
La vittoria di Erdogan è invece dovuta almeno in parte all'Europa, o meglio alla sua dolce mamma Frau Merkel, che una settimana prima delle elezioni è andata ad Ankara a dare appoggio a Erdogan, arrivando a rovesciare la tradizionale posizione tedesca di rifiuto dell'adesione turca. Sulla strana follia di Angela Merkel in questi ultimi mesi, sul suo rovesciamento a sinistra qualcuno dovrà prima o poi scrivere un libro; resta il fatto che almeno qualche elettore turco in dubbio di fronte alla palese illegalità autoritaria di Erdogan deve essersi detto: se la chiusura dei giornali e delle televisioni e magari anche le bombe sui cortei dell'opposizione vanno bene all'Europa, perché dovrei rifiutare io il mio piccolo dittatore che mi dà sicurezza? In fondo loro se ne intendono, hanno avuto Bismark e anche Hitler...
Resta il fatto che dopo l'Iran Deal, anche la vittoria di Erdogan è una catastrofe. Perché lui l'ha ottenuta facendo l'avventurista, bombardando i curdi, continuando ad appoggiare Hamas (che l'ha ricambiato con gioiosa gratitudine: http://www.jpost.com/Middle-East/Hamas-leadership-congratulates-Turkeys-Erdogan-431796), soprattutto armando lo Stato Islamico, collaborando tatticamente con i suoi assalti, lasciando passare le sue reclute. Quel che è accaduto è che sia Obama con l'Iran (con l'Egitto), sia la Merkel con Erdogan non hanno appoggiato i movimenti veramente democratici: non tutti si ricordano come Obama lasciò massacrare il movimento verde a Teheran nel 2009, senza fare niente, salvo dire in ritardo che quel che aveva visto in televisione non gli era piaciuto, ma è bene ricordarlo a chi sostiene che il presidente americano sia in qualunque senso un difensore della democrazia: http://www.forbes.com/2009/06/17/iran-election-ahmadinejad-mousavi-opinions-columnists-green-rebellion.html. In Egitto, bisogna ricordare che appoggiò gli islamisti. E la Merkel ha certamente perso un'occasione di sostenere chi in Turchia si batte per la democrazia.
Angela Merkel
Sembra a questi politici postmoderni che appoggiare i propri nemici mortali e tradire i propri amici, quelli veri e anche quelli che si sono schierati con noi per interesse, sia una furbata machiavellica senza pari, perché così i nemici diverranno amici e gli amici si adatteranno. In realtà è vero il contrario: i nemici restano tali e gli amici se la legano al dito. Di più, gli amici veri (come Israele e i rari movimenti democratici nei paesi islamici, ma soprattutto gli amici per interesse difendono lo status quo, non vogliono la guerra; mentre i nemici tradizionali sono i revanscisti, gli estremisti, quelli che vogliono la guerra e la rivoluzione per cambiare il mondo a nostro danno. Be', capita che Obama e la Merkel si siano schierati coi partigiani della guerra, con gli estremisti. C'è da meravigliarsi se la politica dell'Iran premiato con miliardi di dollari e il permesso di coltivare pian piano il suo sogno nucleare sia una maggiore aggressività? E ci sarà da meravigliarsi se Erdogan, premiato per la repressione dei diritti civili nel suo paese, per l'appoggio all'Isis e a Hamas e il ricatto sui migranti diventerà ancora più violento, guerrafondaio e antisemita? C'è un solo lato parzialmente positivo in questa storia, che gli estremisti non si sopportano a vicenda, soprattutto nel mondo islamico. E che dunque la Turchia di Erdogan che appoggia l'Isis, e l'Iran (che appoggia Assad e Hezbollah, con dietro la Russia, che estremista non è ma prepotente e revanscista sì) sono su una rotta di collisione. Il che naturalmente rende loro più difficile aggredire con successo Israele e poi l'Europa e l'America, come pure ciascuno di loro vorrebbe. Ma dato che non si tratta di agenti razionali, ma di fanatici che spesso agiscono per rabbia o per vendetta (com'è certamente il caso di Erdogan), il rischio di uno scontro fra loro e della sua estensione a una vera guerra regionale è molto alto. Insomma la vittoria di Erdogan non significa solo un incoraggiamento ai comportamenti più autoritari ed aggressivi, ma anche un concreto rischio di guerra.
Ugo Volli