A destra: Benjamin Netanyahu
Cari amici,
è chiaro, nel meccanismo di spostamento dell'antisemitismo su soggetti più piccoli e meno inaccettabili che vi ho descritto ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=60070), l'arcinemico ebreo per eccellenza da umiliare e da distruggere è Netanyahu. E' lui che ha sconfitto la sinistra tre volte, è lui che governa Israele con mano ferma, è lui che gli ha permesso di attraversare finora senza danni diretti e immediati il periodo pericolosissimo in cui il principale alleato di Israele, gli Usa, si sono affidati a un nemico ipocrita e velenoso, Obama, che non ha nessuno scrupolo di danneggiare la sua patria per realizzare le sue ambizioni ideologiche “antimperialiste” - e se poi per la strada di questo processo di ridimensionamento dell'influenza americana nel mondo riesce a far male anche a Israele, odiato dagli ambienti da cui proviene - tanto meglio. E' lui che è in grado di interloquire con il Congresso americano come l'unica alternativa politica alla presidenza, lui che sa tener testa all'antisemitismo altrettanto ideologico dell'Unione Europea. E' lui soprattutto ad essere un realista, un politico consumato, un comandante militare con esperienza, un conoscitore profondo della socità israeliana, capace di vincere elezioni in cui lo davano per sconfitto e di governare anche con una maggioranza esile fra le imboscate. Non è un ideologo, sa bene che non si può avere tutto quel che si vuole, che bisogna fare compromessi anche coi nemici quando sono potenti come Kerry, che se è il caso bisogna anche ringraziarli e lodarli. Certo, a me piacerebbe di più, troverei più simpatico uno che dice le cose fino in fondo come crede, per esempio Bennet. Ma Netanyahu ha convinzioni molto ferme su Israele, sul popolo ebraico, sulla necessità di difendersi; non è affatto un opportunista, come lo definiscono i suoi nemici di destra. E' semplicemente uno che sa che le ritirate tattiche sono necessarie per vincere le guerre.
Per tutto ciò Netanyahu è odiato, diffamato, incessantemente combattuto. Succede che la nipote di Rabin, quando le chiedono se non bisognerebbe istituire una festa per ricordare il nonno risponda che preferirebbe festeggiare l'assassinio di Netanyahu (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/rabins-granddaughters-black-humor-mentions-killing-netanyahu/2015/10/18/), che si accusi la moglie di fare incetta delle bottigliette di plastica consumate in casa per ottenere i centesimi che si ottengono restituendole (con totali astronomicamente inventati: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4621023,00.html). Quando ottiene l'attenzione del mondo per la causa di Israele al Congresso americano o all'Onu, si cerca di tacitarlo, di ignorarlo, di trovare il pelo nell'uovo. Si cerca di escluderlo dagli eventi internazionali come la celebrazione di Parigi contro il terrorista islamico, dove i filoterroristi Abbas ed Erdogan erano ospiti d'onore di Hollande e invece a lui era stato “consigliato” di non venire... Così si insulta un nemico e allo stesso tempo si irridono Israele e gli ebrei, secondo la buona vecchia abitudine nazista.
Il Gran Muftì con i volontari bosniaci musulmani delle Waffen SS (novembre 1943)
L'ultimo caso è quello del discorso al congresso sionista. Lo avete letto tutti quanti, ci sono state infinite levate di scudi, ma nessuno, proprio nessuno, ha riferito del suo discorso o ne ha dato un riassunto. Potete leggerlo qui e vederlo anche filmato: http://mfa.gov.il/MFA/PressRoom/2015/Pages/PM-Netanyahu-addresses-the-37th-Zionist-Congress-20-Oct-2015.aspx. Si tratta di 26 minuti di discorso, un bellissimo discorso, saggio e interamente condivisibile, di cui è stata vilificata all'infinito solo una frase, per lo più senza neppure citarla, secondo un processo di “sentito dire” che nessun media decente applicherebbe a nessun altro. Ecco la frase: [Many] attacks on the Jewish community in 1920, 1921, 1929, were instigated by a call of the Mufti of Jerusalem Haj Amin al-Husseini, who was later sought for war crimes in the Nuremberg trials because he had a central role in fomenting the final solution. He flew to Berlin. Hitler didn’t want to exterminate the Jews at the time, he wanted to expel the Jews. And Haj Amin al-Husseini went to Hitler and said, “If you expel them, they’ll all come here.” “So what should I do with them?” he asked. He said, “Burn them.” L'ho citata in inglese perché così è stata pronunciata (viene circa al minuto 5 della registrazione). In italiano suona così: [Molti] attacchi contro la comunità ebraica [di Israele] nel 1920, 1921, 1929, furono istigati da appelli del Mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini, che fu poi ricercato per crimini di guerra nei processi di Norimberga, perché ebbe un ruolo centrale nel fomentare la soluzione finale. Volò a Berlino. Era un momento in cui Hitler non voleva sterminare ma espellere gli ebrei. Amin al-Husseini andò da lui e gli disse: "Se li espellete, verranno tutti qui." "Allora cosa devo fare con loro?” chiese Hitler. Gli rispose: "bruciali".
E' evidente che si tratta di un discorso politico, non di un testo di storia. Ed è chiaro che la drammatizzazione del dialogo fa parte di questo genere discorsivo. Ma Netanyahu non ha mai negato la Shoà, non ha mai detto che è stato il Muftì a inventare lo sterminio, né che egli fosse alleato o ispiratore o solo un satellite di Hitler; né ha negato che quando i due si incontrarono (nel '41, quindi prima della conferenza di Wannsee che pianificò industrialmente la Shoà) in Polonia erano già iniziati gli stermini (non ancora nei campi, non col gas e i forni, ma con l'azione dei Einsatzkommando che accompagnavano l'avanzata delle truppe tedesche).
In realtà la tesi fondamentale di Netanyahu è corretta ed è ben nota. C'è un libro tradotto in italiano e disponibile sul mercato che documenta questa complicità: “La mezzaluna e la svastica. I segreti dell'alleanza fra il nazismo e l'Islam radicale” di David G. Dalin e John F. Rothmann pubblicato da Lindau. O più recente e in inglese, “Nazis, Islamists, and the Making of the Modern Middle East” di Barry Rubin e Wolfgang G. Schwanitz, Yale University Press. Se volete leggere solo degli articoli, vi rimando a questi: http://www.meforum.org/5581/schwanitz-interview, http://ripostelaique.com/la-paternite-de-la-solution-finale-de-la-question-juive-revient-a-lislam-plus-quau-nazisme.html, e a questa intervista: http://www.meforum.org/5578/roman-al-jazeera. Ma soprattutto vi invito a leggere questo articolo di Caroline Glick, come sempre lucidissimo: http://www.jpost.com/Opinion/Column-One-Crazy-like-a-fox-429841.
E' vero: Hitler voleva dall'inizio distruggere il popolo ebraico, ma a lungo, per ragioni essenzialmente pratiche, si limitò a espellerli, sequestrando loro tutto il patrimonio; grande esperto di queste operazioni era Eichmann. E' vero: Al Husseini cercò in tutti i modi di impedire che gli ebrei sotto il dominio dei paesi dell'Asse, che quando arrivò a Berlino avevano ancora qualche libertà di movimento, potessero sfuggire allo sterminio. Fece pressioni in questo senso anche sul governo italiano, mandò a monte uno scambio che poteva liberare qualche migliaio di ebrei ungheresi. Andò a ispezionare Auschwitz, fu amico di Eichmann. Dopo la sconfitta del nazismo fuggì fortunosamente (con l'aiuto della Francia, la stessa che aiutò poi Khomeini e oggi ha la politica più antisraeliana d'Europa). E fondò il movimento “nazionale” palestinista, passando la palla ad Arafat che si vantava di essere suo nipote e a Abbas, che lo onora ogni volta che può (http://www.algemeiner.com/2013/01/04/abbas-salutes-hitler-supporting-mufti-terrorists-in-anniversary-address/, http://palwatch.org/main.aspx?fi=974).
Insomma, Netanyahu aveva palesemente ragione, nei limiti e nella forma di un discorso politico e non di un saggio storico. “Il muftì ha avuto un ruolo centrale nel fomentare la soluzione finale,” come ha detto. E allora perché gli sono saltati tutti addosso? Ho cercato di comprenderlo nella cartolina di ieri e in quella di oggi: perché Netanyahu nell'immaginario collettivo, è Israele e dunque “l'ebreo”. Gli antisemiti fanno il loro lavoro, e si capisce. Gli antisionisti anche, e tradiscono così il loro antisemitismo. Ma perché allora ci sono degli ebrei che si sono affrettati a porgere il loro omaggio vocale al coro antisemita? Perché è brutto essere in minoranza. Perché se sei un ebreo antisionista ti fanno scrivere sui giornali. Per odio ideologico. Per incompetenza (pensate, fra chi in Italia ha severamente bacchettato Netanyahu c'è una professoressa di filosofia, accademicamente priva di competenze sulla storia politica del nazismo, che però è nota per aver cercato in tutti i modi di tutelare il nazista Heidegger dalle accuse di essere responsabile, per citare il titolo di un libro su di lui dell' ”introduzione del nazismo nella filosofia”: https://books.google.it/books/about/Heidegger_l_introduzione_del_nazismo_nel.html). Come si fa a difendere Heidegger per una vita e bacchettare Netanyahu perché non sarebbe abbastanza antinazista? Si fa, si fa. L'ideologia permette questo e altro.
Ugo Volli