L'UNESCO e gli omayyadi 23/10/2015
Autore:

Gentilissima Redazione, dopo aver letto il commento odierno di Deborah Fait (Vergognosa RAI Uno, indecente l’UNESCO”), potrei pregare l’Autrice di un chiarimento sulla frase “la dominazione [araba, parrebbe dal contesto] sulla Terra di Israele si riduce a 20 anni nel VII secolo”? A scuola e da tutti i libri di storia che ho avuto occasione di leggere avevo appreso che la Terra d’Israele fu in mani arabe, sotto le varie dinastie di califfi, dal 636 (o 638, ora non ricordo) sino alla prima crociata nel 1099 (seguirono poi i sultani mamelucchi di Egitto e, dai primi del Cinquecento, i Turchi ottomani). Naturalmente, non cambia nulla rispetto alle pretese dei palestinesi odierni di ricollegare le proprie origini nazionali addirittura alle popolazioni cananee e/o filistee, però sono molto curiosa. A proposito, colgo l’occasione per notare che l’UNESCO, nella stessa occasione, ha anche inserito la Grotta dei Patriarchi a Hebron e la Tomba di Rachele vicino a Betlemme nell’elenco del Patrimonio dell’umanità come siti musulmani: non il Kotel, bontà sua ...
Molto cordialmente,

Annalisa Ferramosca

Risponde Deborah Fait

La storia della Palestina è molto complicata a causa delle molteplici invasioni di cui fu oggetto. La Palestina fu invasa e dominata in continuazione da varie tribù arabe alternate e in eterna guerra fra loro. Dall'avvento dell'Islam Gerusalemme fu perennemente sotto assedio: cananei, filistei, babilonesi, persiani egiziani, mamelucchi, giù giù fino ai crociati e infine ai turchi ma, il governo che più a lungo rimase al potere fu quello degli Omayyadi una delle dinastie califfali più potenti che, secondo alcuni testi rimase al potere in Palestina per 20 anni consecutivi, altri per 90, altri ancora parlano di soli 10 anni. Tutte le altre dominazioni ebbero una durata minore ma furono così tante da sembrare una dominazione unica. Certamente, tutto questo c'entra poco e niente con quello che i palestinesi pretendono ma è una storia interessantissima e talmente complessa che per ricordarla e tutta bisognerebbe avere la memoria di Pico della Mirandola. Cordiali saluti,

Deborah Fait