(Traduzione di Angelo Pezzana)
Una imbarcazione di profughi nel Mediterraneo
Le Comunità ebraiche devono affrontare con molta attenzione le reazioni al forte afflusso in Europa di rifugiati, in gran parte musulmani, in modo particolare dopo l’emozione suscitata dall’immagine del bambino siriano affogato davanti all’isola greca di Lesbo. Nessun ebreo può affermare pubblicamente che le grandi sofferenze di questa gente sono reali, ma queste sono le società da cui provengono, contraddistinte da un odio anti-semita nelle quali sono cresciute. I molti problemi pratici, causati dal loro afflusso, sono cresciuti e sempre più sono sotto gli occhi di tutti, per cui gli ebrei, pur rimanendo prudenti, devono affrontare in termini realistici la situazione.
L’accoglienza europea di molti milioni di musulmani nel passato ha procurato gravi danni alle comunità ebraiche in Europa, che aumenteranno, a causa dell’arrivo di nuovi rifugiati: in Europa aumenterà l’anti-semitismo, non necessariamente perché lo siano tutti i rifugiati, anche se lo sono sicuramente una gran parte di loro. Probabilmente lo sono quelli che possiamo paragonare a chi commette crimini anti-semiti fra le popolazioni locali. Alcuni nuovi immigrati – o le giovani generazioni- sono persino molto più estremisti. Negli ultimi anni i crimini contro gli ebrei a Parigi, Tolosa, Bruxelles o Copenhagen, sono stati commessi da musulmani. Ogni ebreo in Europa lo sa. Eppure, all’inizio di questa crisi, abbiamo visto dichiarazioni umanitarie-masochiste da parte di chi la situazione dovrebbe conoscerla bene. Alcuni leader ebrei hanno dato il benvenuto ai nuovi arrivati senza alcun richiamo ai potenziali problemi che sarebbero sorti. L’Organizzazione Centrale degli ebrei nelle Fiandre ha emesso un comunicato stampa nel quale ricordava alle autorità le sofferenze dei rifugiati ebrei negli anni ’30, chiedendo di favorire il più possibile l’entrata di nuovi migranti. È stata persino lodata la politica tedesca nei confronti dei rifugiati, una posizione che è stata duramente criticata dalla stessa comunità ebraica tedesca. Questo rifiuto di vedere il pericolo da parte dell’organizzazione ebraica delle Fiandre, non teneva conto neppure dei molti problemi causati dagli attacchi anti-semiti dei musulmani agli ebrei del Belgio.
Corano e moschetto, terrorista islamico perfetto
Jonathan Sacks, ex Rabbino Capo d’Inghilterra, abitualmente attento osservatore di questi avvenimenti, è andato persino oltre. Il 6 settembre 2015 ha pubblicato un articolo sul quotidiano anti-Israele The Guardian, dal titolo “La crisi dei rifugiati: ‘Ama lo straniero perchè lo fosti anche tu’”. Una parte del testo era dedicata al paragone dei nuovi migranti con il “Kindertransport”,il convoglio di bambini ebrei trasportati in Gran Bretagna dalla Germania negli anni’30, citando il contributo che diedero poi alla società inglese. Ha destato stupore, considerata la conoscenza che Sacks ha dei molti problemi causati agli ebrei inglesi dagli immigrati musulmani e dalle loro organizzazioni. Alcune settimane dopo, questi problemi tornarono alla ribalta in articolo che descriveva gli attacchi agli ebrei nel quartiere londinese di Stamford Hill da parte di ‘giovani asiatici’, una espressione politicamente corretta al posto di ‘musulmani.’
A Sacks andrebbe anche ricordato che molti di quelli che lui si augura vengano accolti con amorevoli cure prendono alla lettera il Corano, che giudica ebrei-lui compreso- maiali e scimmie, in altre parole ‘sub-umani’. I ragazzini del ‘Kinderstransport’ fuggivano dai tedeschi, anche loro consideravano gli ebrei ‘untermenschen’, sub-umani. Ma questi ragazzi non seminavano odio e discriminazione delle minoranze. Uno dei primi a presentare un’opinione reale è stata Esther Voet – la direttrice del settimanale olandese NIW, sulla rivista online Jalta. Ha scritto che non ci si deve lasciare trasportare dalle emozioni, anche se ha scritto che era pericoloso per lei esprimere queste opinioni perché avrebbe corso il rischio di essere etichettata di estrema destra. Ricordò anche ai suoi lettori come il vice Primo Ministro olandese Lodewijk Asscher, nel 2013, si era messo a ridere sentendosi chiedere che ad ogni rifugiato in Olanda venisse chiesto di firmare un documento nel quale accettava di rispettare il diritti delle donne e degli omosessuali e che non avrebbe praticato nessuna forma di intolleranza verso persone di altre religioni o atee. Questo perché i nuovi rifugiati arrivano da culture dove la maggior parte della popolazione rifiuta eguali diritti a omosessuali, ebrei, atei e donne.
Uno dei pochi leader ebrei europei che ha avuto il coraggio di manifestare le proprie opinioni in termini chiari è stato Oskar Deutsch, il presidente della comunità ebraica di Vienna, dopo che era scoppiata una polemica in merito a un finanziamento della comunità alla organizzazione anti-Israele Caritas. Deutsch scrisse sul quotidiano Kurier il 21 settembre, che la comunità ebraica nel corso degli anni aveva già aiutato molti rifugiati, ma che l’arrivo nel passato di 20 milioni di musulmani in Europa aveva provocato spesso attacchi personali contro ebrei, causandone l’emigrazione. Aggiunse poi che i migranti da Siria e Afghanistan provengono da società dove l’anti-semitismo è alla base dei libri di testo, sui media e online. Il terrorismo contro israeliani, musulmani che attaccano scuole ebraiche , sinagoghe, musei ebraici in questi paesi vengono onorati.
Agli inizi di ottobre 2015, Josef Schuster, capo dell’organizzazione degli ebrei tedeschi “Zentralrat der Juden in Deutschland”,aveva espresso le proprie preoccupazioni durante un incontro con la Cancelliera Angela Merkel. Disse che fra i migranti che cercano rifugio in Germania, molti vengono da paesi dove Israele viene considerato il maggior nemico, quindi sono cresciuti con una valutazione molto ostile di Israele, che poi trasferiscono automaticamente su tutti gli ebrei. Gli ebrei tedeschi hanno quindi ragione di preoccuparsi che l’anti-semitismo musulmano stia crescendo in Germania.
Levi Salomon, un ebreo tedesco esperto di anti-semitismo, ha dichiarato al Daily Express che l’ideologia nazista dell’odio contro gli ebrei e Israele è al centro della politica dei partiti Baath in Siria e Iraq da decenni. Dal che si deduce che la maggioranza dei rifugiati siriani sono anti-semiti. Lala Susskind, già a capo della Comunità ebraica di Berlino, ha dichiarato “ noi non crediamo che i nostri timori siano presi sul serio dai politici”. Aggiunse “in Germania i crimini contro gli ebrei sono aumentati nel 2014 più che negli ultimi cinque anni insieme, con 1.596 attacchi, più che in tutti gli altri paesi europei”. L’organizzazione degli ebrei olandesi CJO reagì quando il municipio di Amstelveen – un sobborgo di Amsterdam dove vivono parecchi ebrei- decise di ospitare in un edificio vuoto immigrati siriani e iracheni. Il CJO espresse subito la propria preoccupazione per la sicurezza della comunità ebraica, specificando che l’edificio è situato nell’unico luogo in Olanda in cui gli ebrei sono riconoscibili per le strutture comunitarie, diverse sinagoghe, scuole ebraiche, ristoranti e negozi kasher. Il CJO ha ricordato che la minaccia terrorista alle istituzioni ebraiche proviene da singoli individui e organizzazioni dei paesi d’origine degli attuali rifugiati, dove i canali ufficiali dell’informazione sono apertamente ostili agli ebrei. In Europa populisti, nazionalisti e partiti di destra non solo crescono nei sondaggi, ma alcuni risultati elettorali dimostrano come questi partiti crescano poi anche nei seggi elettorali. Di recente, il partito austriaco “Freedom Party” (FPO) ha avuto il 30% dei voti rispetto al 19% del 2009. A Vienna ha ottenuto il 31%, contro il 20% del 2010. L’aumento della xenofobia nella società è un segnale di prossimi pericoli per le comunità ebraiche.
Molti anni di trascuratezza da parte dell’Unione Europea per quanto riguarda la politica sull’ immigrazione sono la causa dell’attuale afflusso. Pochi anni fa la UE avrebbe potuto prevenire molto di quanto sta avvenendo offrendo alla Turchia solo una parte di quei miliardi di euro che le vengono dati oggi. Nel complesso, il futuro delle sempre più marginalizzate comunità ebraiche in Europa è più desolato oggi di quanto non lo fosse già alcuni mesi fa.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.