Purtroppo non tacciono sempre 21/10/2015
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
Purtroppo non tacciono sempre
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon

Cari amici,

mi devo scusare con voi. Ieri vi ho parlato del silenzio della comunità internazionale, e in particolare dell'Europa, che indigna e addolora il mondo ebraico. (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=59998). Ma non c'è alcun silenzio. Questo è l'errore di cui sento di dovermi scusare. Certo, qualcuno tace, come vi ho detto ieri, e non è un bel tacere, è il segno di un'accettazione dell'antisemitismo arabo molto più che della fiducia nella capacità di Israele di risolvere i suoi problemi. Beninteso, l'astensione della “comunità internazionale” dalle interferenze negli affari interni di Israele e nella sua autodifesa dal terrorismo è un dovere soprattutto se confrontata con i goffi tentativi di mettere sotto tutela lo stato ebraico, come è accaduto con la proposta francese di mandare forze internazionali a tutelare non si sa bene chi sul Monte del Tempio a Gerusalemme, proposta che è stata avanzata col soito dilettantismo cialtrone e altezzoso del governo Hollande e che è stato respinto, oltre che da Israele, anche da Kerry (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/kerry-agrees-with-israel-no-foreign-troops-on-temple-mount/2015/10/19/) e pure dai responsabili islamici del luogo (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Palestinian-fatwa-rejects-French-proposal-to-deploy-international-monitors-in-Jerusalem-427417).

Potrebbe essere utile semmai, come hanno richiesto in molti in Israele, se chi controlla i social media (che di solito stanno in America) facesse più attenzione al fatto che questi sono diventati i principali strumenti di propaganda e perfino di organizzazione del “terrorismo popolare”: è su Facebook soprattutto, che si inneggia agli assassini, che si propagandano le virtù del coltello sulla gola degli ebrei come strumento di liberazione, che si fanno girare informazioni tatticamente utili sull'apparato di sicurezza israeliano, luoghi dove stanno le forze dell'ordine, allarmi sulle loro iniziative, possibilità di colpire, perfino le facce degli agenti sono pubblicate sulle pagine dei nuovi terroristi e circolano istantaneamente grazie agli smartphone, che spesso sono usati per riprendere gli attentati e trarne filmati di propaganda. Come ha detto Netanyahu, questo ciclo di violenza nasce dall'incontro molto postmoderno fra Osama Bin Laden e Mark Zuckerberg - naturalmente non un incontro personale, ma quello di due mondi e modi di fare politica (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Netanyahu-Palestinian-incitement-is-Osama-Bin-Laden-meets-Mark-Zuckerberg-427407). Nel gran parlare che si fa di problemi di sicurezza e di privacy connessi al web, questo tema non è emerso e non sembra esservi alcun controllo sui contenuti terroristici. Del resto chi ha provato in Italia a far cancellare le più orribili calunnie antisemite e di apologia del nazismo da pagine nazi-palestiniste di Facebook non ha avuto vita facile.

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Ma il silenzio purtroppo non è così diffuso. Quando la “comunità internazionale” parla di solito lo fa in maniera inaccettabile. Lasciatemi citare due frasi di quello che dovrebbe essere il più autorevole e equilibrato - dunque imparziale - esponente della comunità internazionale, il segretario dell'Onu Ban Ki-moon. In un discorso tenuto a Praga, rivolgendosi direttamente ai terroristi che insanguinano Israele in questi giorni, si è espresso così: “Ai giovani della Palestina dico: Capisco la vostra frustrazione. So che le vostre speranze di pace sono state deluse innumerevoli volte". "Siete in collera per la continuazione dell'occupazione e l'espansione degli insediamenti. Molti di voi sono delusi dai vostri leader e da noi, la comunità internazionale, a causa della nostra incapacità di porre fine a questa occupazione. [...] So che questo è il vostro obiettivo. E' anche il nostro obiettivo. Ma può essere raggiunto solo attraverso la definizione di uno Stato palestinese che viva fianco a fianco in pace con Israele, non attraverso gli atti di violenza cui abbiamo assistito. Io non vi chiedo di essere passivi, ma si devono deporre le armi della disperazione".

Insomma, sul piano politico, degli scopi, il segretario dell'Onu dice ai terroristi “il vostro scopo è anche il vostro scopo”; obietta solo sul piano del metodo alle “armi della disperazione” - che, badate bene, non è una condanna, è una giustificazione. E nel frattempo però dice che la risposta di Israele è “aspra” e non porterà la pace” (http://www.jpost.com/Breaking-News/Israels-harsh-responses-to-Palestinian-violence-wont-bring-peace-Ban-says-427485).

Ma non sono solo parole. Tanto per chiarire le cose http://www.un.org/sg/statements/index.asp?nid=9159se, un pezzo dell'Onu, com'è l'Unesco, sta approvando una mozione proposta dall'Autorità Palestinese in cui si dice che il Kotel o “Muro del Pianto”, dove gli ebrei pregano da quasi 2000 anni, da dopo la distruzione del Tempio a opera di Tito nel 70, è “una parte della moschea di Al Aqsa” (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/UNESCO-draft-resolution-Western-Wall-is-part-of-al-Aksa-mosque-427435). Il che è una bestialità sul piano storico, come dire che il Foro Romano è una parte del Campidoglio eretto di Michelangelo: il Kotel è una muraglia di sostegno erodiana, dunque di circa ottocento anni precedente all'edificazione della moschea di Al Aqsa. Ma è anche una follia sul piano giuridico (quando mai un consiglio culturale decide su questioni di confini e di proprietà? E soprattutto su quello religioso, perché annette un luogo religioso che i musulmani non hanno mai usato per la preghiera al loro dominio. Il prossimo passo naturalmente è dire lo stesso del Santo Sepolcro, come Abbas ha già incominciato a dire (“E' nostro”). Nessuna meraviglia dunque che ci sia una richiesta all'Unesco di respingere la mozione dell'Autorità Palestinese firmata sia da esponenti ebrei che cristiani (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/christians-and-jews-urging-unesco-to-reject-muslim-western-wall-resolution/2015/10/20/). Dopotutto in quel Tempio che i palestinisti negano hanno pregato non solo Davide e Salomone e Isaia e gli altri profeti, ma ci è andato a predicare anche Gesù, come raccontano i Vangeli. In questo caso si sono espressi alcuni cristiani, ma il Vaticano ha badato bene a mantenere il silenzio, forse per solidarietà agli occupanti di case altrui (http://www.huffingtonpost.it/2015/10/19/papa-francesco-scrive-andrea-alzetta_n_8330068.html).

Anche perché poi quel che fanno i musulmani dei luoghi religiosi altrui, è largamente documentato: dai talebani con le statue rupestri dei Buddha allo Stato Islamico con Palmira e sopratutto Mosul, fino al doppio incendio della tomba di Giuseppe che proprio i giovani palestinisti così simpatici a Ban hanno appiccato.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90