Nella testa degli accoltellatori 18/10/2015
Autore: Ugo Volli

Nella testa degli accoltellatori
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

mi conoscete abbastanza per essere sicuri che io non sono uno di quelli che “ci sono ragioni da tutt'e due le parti”, anzi.
Ma in questi ultimi giorni mi sono sorpreso a pensare come possa accadere che due ragazzotti qualunque, due cugini uno di tredici e uno di quindici anni escano di casa un pomeriggio, non per giocare a pallone, per flirtare con le ragazze, per ascoltare musica con gli amici, per fumare clandestinamente o farsi una canna... ma si dicano andiamo ad ammazzare qualche ebreo.

Il più grande porta dei coltelli belli acuminati e taglienti presi in casa (ammesso che non glieli abbia dati la famiglia apposta o qualcun altro). Camminano per un quarto d'ora, fanno un chilometro o poco più, ed eccoli qui, li vedete nel filmato (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Police-release-footage-of-Pisgat-Zeev-attack-proving-that-Palestinian-teens-were-terrorists-424938 ) nel mezzo del quartiere vicino ma nemico, che scelgono un obiettivo qualunque e si mettono a corrergli dietro coi coltelli in mano per ammazzarlo. Riescono a ferirlo. Poi, dato che la vittima scelta corre troppo svelto per finirlo, tornano indietro, adocchiano un negozio di dolciumi, vedono un loro coetaneo che ne esce, immaginiamo con delle mentine o con una tavoletta di cioccolata comprata lì, non gli danno il tempo di andar via con la bicicletta che aveva appoggiato sul muro e feriscono anche lui gravemente. Interviene un poliziotto che li ferma con due colpi di pistola.

Che senso ha una scena del genere? O che senso ha la storia in parte analoga di una donna sulla trentina a quanto pare con un bambino piccolo, che da Nazareth (una cittadina araba brutta ma non povera, anche grazie ai pellegrini cristiani che la visitano) è andata alla stazione degli autobus della vicina città ebraica di Afula, ha tirato fuori anche lei un coltello e ha cercato di ammazzare una guardia di sicurezza e anche lei è stata ferita nella reazione delle forze dell'ordine accorse immediatamente, dopo il suo rifiuto di lasciare il coltello ( http://www.timesofisrael.com/attempted-afula-stabber-identified-as-nazareth-woman/ ).

Del padre del ragazzino non si fa cenno, e suona strana la spiegazione della famiglia riportata dal “Times of Israel”, secondo cui la donna era malata di nervi. Più preoccupante ancora la versione di un importante sito americano, “Tablet” (http://www.tabletmag.com/jewish-news-and-politics/194219/big-knives-and-bad-ideas ) , secondo cui la donna si era di recente laureata al Technion, il Politecnico Israeliano che risulta spesso nelle classifiche internazionali fra le cinquanta o cento migliori università del mondo, ben avanti rispetto agli atenei italiani meglio piazzati.
Il Technion è un posto dove si fa ricerca applicata ai massimi livelli, per entrarci bisogna essere tutt'altro che malati di nervi (in Israele c'è un sistema di test molto rigoroso per l'ammissione all'università); farci gli studi significa lavorare per anni a fianco di compagni di studio ebrei, cristiani, musulmani, in un ambiente molto competitivo; la laurea garantisce abbastanza facilmente uno stipendio iniziale sopra i 4000 euro. Che ci faceva una così con un coltello in mano a cercare di ammazzare una guardia in una stazione degli autobus di provincia?

Ancora un caso, quello di Fahdi Alloun, diciottenne, che ha accoltellato un tredicenne ebreo qualche giorno fa nella città vecchia di Gerusalemme e poi abbattuto dalla polizia (http://it.gatestoneinstitute.org/6708/terroristi-palestinesi ). Dicono che facesse il panettiere, ma nelle fotografie lo vediamo vestito con un'eleganza un po' esibizionista, appoggiato a una moto di grossa cilindrata che sembra di sua proprietà.
Sembra che sulla sua pagina facebook il giorno stesso del suo attentato avesse scritto che voleva diventare martire (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4706801,00.html ); a guardare le fotografie il ragazzo sembra qualunque cosa, ma non un tipo molto religioso. E naturalmente sul suo abbattimento si è scatenato un putiferio, accuse di esecuzione alla polizia, scontri dopo il funerale. Perché cercare di ammazzare degli ebrei non è reato, ma che si difendano è intollerabile. (http://www.aljazeera.com/news/2015/10/controversial-killing-fadi-alloun-151005081834933.html )

Per favore, non parlatemi di delusione per il blocco del processo di pace o di difficoltà economiche o di esasperazione per l'occupazione. I due ragazzi venivano da un quartiere residenziale e avevano la carta d'identità di residenti permanenti, che dava loro l'accesso a tutti i diritti civili israeliani; lo stesso vale per il gagà panettiere.
La donna di Nazareth era certamente cittadina israeliana, avesse o meno studiato al Technion.

E' molto difficile riconoscere in queste storie una passione politica strutturata.
I residenti arabi di Gerusalemme di solito si tengono ben strette le loro carte di identità e non hanno nessuna voglia di diventare sudditi dell'Autorità Palestinese.
Le ragioni sono certamente altre: l'incitamento all'odio che è ininterrotto nelle scuole, nelle moschee e nei media arabi. L'idea che a noi pare incredibile del “martirio” e del suo premio celeste, ma che nel mondo islamico funziona.
I compensi molto più terrestri (stipendi ai condannati, pensioni alle famiglie) offerti dall'autorità palestinese. Il culto quasi religioso del sangue e dell'uccisione col coltello nella cultura musulmana (http://david-collier.com/?p=1151 ). Il fallimento del sistema politico palestinese che induce a un fenomeno di anarchia sanguinosa, in cui essere il più forte e il più violento paga.

La violenza dunque non si esercita più col funebre rituale della cintura esplosiva, del discorsetto di testamento registrato, dell'assistenza ricattatoria dell'organizzazione, ma in esplosioni di violenza irrazionali, condotte in solitudine, anche se provocati e organizzati dalla propaganda. Tutte queste sono anche ragione di fallimento e debolezza politica, come qualcuno sta iniziando a notare (http://www.rightsreporter.org/palestinesi-nel-caos-il-fallimento-della-terza-intifada/ ).

Ma pensate ora a quel ragazzino in bicicletta che usciva da un negozio di dolcetti, colpevole solo di un po' di golosità (ma soprattutto di essere ebreo) e punito per questo con una coltellata che l'ha quasi ucciso. Quale che sia la follia che obnubila la testa degli accoltellatori, non deve esserci indulgenza per gesti così nazisti, per una malvagità così naturale da essere quasi incosciente di sé

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Ugo Volli