La hutzpah di Hamas e quella dell'Europa 13/10/2015
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Autore: Ugo Volli
La hutzpah di Hamas e quella dell'Europa
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: Lars Faaborg-Andersen

Cari amici,

l'altro ieri Hamas ha ammonito Israele a smettere i suoi “folli” (o peggio, il testo inglese dice “foolish” che il dizionario traduce “sciocco, balordo, stolto” addirittura “tonto”) attacchi di rappresaglia alle sue strutture quando da Gaza vengono sparati dei razzi sulle città e i villaggi nel territorio israeliano (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/201708). Non capite perché sia “tonto” difendersi dalle aggressioni col solo mezzo che i terroristi comprendono, cioè con la rappresaglia immediata? Ma è ovvio, loro sono musulmani, dunque superiori; gli israeliani sono per lo più ebrei, dunque inferiori. Possono essere tollerati, in quanto fanno parte dei “popoli del libro”; ma devono essere umili e sottomessi. Se invece si ribellano o sono semplicemente sfacciati, sono stupidi e devono essere puniti. Qualunque musulmano può farlo, c'è scritto nel Corano. Può disgraziatamente capitare che questa punizione non sia attuabile, come accade in questo momento, ma la regola resta quella e l'arroganza musulmana anche.

Sempre nei giorni scorsi, c'è stato un altro episodio in un certo senso analogo. Il rappresentante dell'Unione Europea in Israele, un signore dall'aspetto cordiale che risponde al nome di Lars Faaborg-Andersen, ha concesso un'intervista al Times of Israel, quotidiano online di linea antigovernativa come quasi tutta la stampa israeliana, per lamentarsi delle lamentele israeliane sull'etichettatura dei prodotti di Giudea e Samaria decisa dall'Europa. La trovate qui: http://fr.timesofisrael.com/le-representant-de-lue-je-ne-comprends-pas-pourquoi-israel-fait-tout-ce-tapage-autour-de-letiquetage/. Tre sono gli argomenti usati dal diplomatico. Il primo è un capolavoro di ipocrisia: voi israeliani parlate di boicottaggio, ma in realtà questa decisione potrebbe favorirvi, dato che “potrà addirittura migliorare la posizione dei prodotti provenienti direttamente da Israele” (beninteso ai danni di quelli marchiati come provenienti da Giudea e Samaria). Il secondo argomento è che voi avete firmato dieci anni fa l'accordo di associazione, dove si parlava di Israele nell'ambito delle sue “frontiere internazionalmente riconosciute”; ma Giudea e Samaria sono fuori da queste frontiere, dunque perché prendersela con l'Unione Europea che applica un accordo sottoscritto? Peccato naturalmente che queste frontiere non ci siano, e non siano in particolare certamente quelle che ha in mente l'Unione Europea, cioè la “linea verde” che giuridicamente non è affatto una frontiera, ma solo una linea armistiziale concordata nel '49 fra Israele e i vari Stati arabi che l'avevano invaso, con la clausola precisa (e ironicamente inserita proprio dagli arabi) che questa linea NON costituisse affatto un confine internazionale, ma avesse solo un senso provvisorio e militare; una condizione che non è stata affatto modificata dall'unico atto internazionale vincolante che riguardi Giudea e Samaria, gli accordi di Oslo, secondo cui i confini andranno stabiliti consensualmente dalle parti, con una trattativa che l'Autorità Palestinese non ha mai voluto concludere.

L'argomentazione più interessante è però la più primitiva, la terza, per cui abbandonato il fair play diplomatico, Lars Faaborg-Andersen dice secco secco: voi pretendete di costruire dove volete voi? E allora perché vi lamentate se noi vi etichettiamo (cioè vi puniamo)? E' in sostanza lo stesso atteggiamento dei musulmani: voi siete liberi (a casa vostra) se vi comportate bene e vi piegate al nostro comando; se invece disobbedite, ne sopporterete le conseguenze. Perché l'Europa si arroga questo diritto, senza condividere con Israele neanche una frontiera? Perché lo fa con Israele e non con stati ben altrimenti oppressivi, come la Turchia che occupa una parte di Cipro, che è membro dell'Unione Europea? La risposta è semplice. L'Europa pensa ufficialmente di essere virtuosa e di avere il diritto di chiedere ai suoi partner altrettanto. E' il vecchio “stato etico” di hegeliana memoria che colpisce qui. Ma è anche il frutto di una tremenda continuità: l'Europa incarna la continuità cristiana da duemila anni e uno dei filoni di questa continuità, iscritto nei trattati dei teologi, nelle sculture della cattedrali, in leggi e comportamenti politici ma anche nell'arte e nella letteratura da secoli e secoli è la superiorità morale del mondo cristiano sugli ebrei.

Certamente il buon Lars Faaborg-Andersen non lo sa, e neanche Mogherini che lo manda e negli anni dell'università andava a trovare Arafat invece di farsi una cultura, ma il loro gesto è lo stesso di Porzia nel “Mercante di Venezia”, la quale interviene a processo contro Shylock e ottiene la sua condanna in quanto ebreo che pretende di esercitare (crudelmente, per Shakespeare in un'Inghilterra judenrein da secoli questo è ovvio) il suo diritto. L'Europa pensa di essere emersa dalla caduta dei totalitarismi del Novecento saggia e virtuosa e invece per molti versi ne prolunga senza saperlo le politiche - in particolare per quel che ci riguarda nell'appoggio ai nemici di Israele, a coloro che vogliono sterminare gli ebrei. Le ragioni del senso di superiorità (o per chiamarlo con il suo nome yiddish, della loro hutzpah) sono diverse da quelle di Hamas, ma poi non così tanto.

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Ugo Volli


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