A destra: un imam di Rafah, nella Striscia di Gaza, incita i suoi fedeli ad assalire gli ebrei con il coltello
Cari amici,
nonostante la reticenza, la deformazione antisraeliana e il sensazionalismo della maggior parte dei media, pian piano il quadro dell'ondata di terrorismo “a bassa intensità” che ha colpito Israele in questi ultimi giorni si chiarisce. La prima cosa è che non si tratta di un fenomeno davvero di massa. Lo scriveva perfino ieri il Manifesto, tifoso sfegatato di tutto ciò che è antiisraeliano: “La rivolta che attraversa i Territori Occupati e Israele è diversa dalle precedenti sollevazioni popolari. Lo si vede tra la gente, per le strade della Cisgiordania. Negozi aperti, suq affollati, atmosfera «normale» [...] Tanti i ragazzini con la kefiah al collo. Ma la partecipazione di massa alle proteste che esplodono improvvise a ogni ora del giorno e della notte non c'è.” Questo è un dato su cui riflettere.
Probabilmente le persone “normali” sanno di vivere in un'isola di benessere in mezzo alle tragedie del Medio Oriente e non vogliono trovarsi nella situazione della Siria o del Sinai. In altri termini sanno anche per esperienza che questo tipo di violenze produce solo lutti e danni. In particolare lo sanno gli arabi israeliani che hanno in assoluto la migliore posizione economica, politica, sanitaria, civile in tutto il mondo arabo e che hanno molto da perdere. Ieri per esempio c'è stato un conflitto molto significativo fra il sindaco di una delle maggiori città arabe in Israele, Nazaret e il leader della della “lista araba unificata”, accusato di distruggere la coesistenza (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Nazareth-mayor-accuses-Joint-List-MKs-of-ruining-coexistence-422638). Il che non impedisce ai deputati arabi nel Parlamento Israeliano di fare i demagoghi e gli incendiari. In particolare lo ha fatto Haneen Zoabi, che già era stata parte della flottiglia criminale di tre anni fa, e che ora si è messa a invocare una “intifada popolare” (http://www.jpost.com/Israel-News/Politics-And-Diplomacy/Zoabi-calls-for-popular-intifada-and-Netanyahu-instructs-A-G-to-open-criminal-investigation-422577).
Haneen Zoabi (Lista araba unita) incita a una "intifada popolare"
Quelli che seguono questi incitamenti e che vanno a tirare i sassi o ad accoltellare la gente sono in buona parte ragazzini, che vengono da villaggi arabi israeliani come l'attentatore del Kibbutz Gan Shmuel vicino Hadera che ha ferito tre persone ieri sera, venendo da un villaggio della Galilea, o i due ragazzi delle cui famiglie ha raccontato Molinari in un servizio sulla stampa di ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=59866): provenienti da paesi del sud di Gaza, studenti svogliati, che salutano i parenti dicendo loro “vado a tirare le pietre ai soldati israeliani, voglio diventare martire”.
L'incoscienza adolescenziale non sorprende e neanche la scarsa sorveglianza di famiglie che dalla morte di un parente traggono onore e redditi cospicui (pagati dall'Autorità Palestinese con i soldi degli aiuti che dovrebbero servire allo sviluppo economico e invece finanziano il terrorismo). E' importante però capire che il fenomeno ha queste radici. Ma soprattutto ancora una, l'incitamento, la propaganda di morte. C'è un filmato francamente orribile che vi chiedo di guardare: https://www.facebook.com/14310874716/videos/10153650834999717/. E' un sermone, una predica tenuta da un religioso islamico in una moschea di Rafah a sud di Gaza, non lontano da dove alcune centinaia di persone, fra cui i due ragazzi raccontati da Molinari, si sono fatte condurre al macello di Hamas, sono state cioè portate a tentare di sfondare la rete di protezione del confine fra la striscia e il territorio israeliano, di fronte a una posizione militare (l'immagine è questa, per chi ha Twitter: https://twitter.com/afagerbakke/status/652950378431021056). Ovviamente dietro i ragazzini e le altre vittime reclutate da Hamas c'erano i terroristi e quindi era necessario fermarli.
Non posso sapere se il predicatore islamista sia stato direttamente responsabile di queste morti. Ma certo ha fatto del suo meglio per provocare queste ed altre. La carica di odio e di violenza è così esagerata da essere al limite del ridicolo. E però funziona. Se c'è un coordinamento fra i diversi attentati, esso probabilmente non è realizzato dall'Autorità Palestinese, che si limita a giustificarli, appoggiarli, esaltarli; ma dal movimento islamico (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Is-Islamic-Movement-orchestrating-terror-attacks-422643), in particolare dal suo ramo settentrionale. Questo non può sorprendere chi ha seguito in questi anni la politica palestinista e ha visto come il nemico fossero in genere “gli ebrei” e non solo lo stato di Israele. Ma deve indurre a riflettere. Perché contro un odio razziale peggiore ancora di quello nazista, come emerge dal filmato che vi ho proposto qui sopra, e da infiniti altri incitamenti del genere, non c'è trattativa, compromesso, pace che tenga. Solo l'autodifesa, la capacità di bloccare la violenza con la forza, la certezza del proprio buon diritto, i valori di un popolo e di una democrazia, contano.
Ugo Volli