La scuola di Hamas: come uccidere gli ebrei e andare in Paradiso. "Ci sono domande?"
Cari amici,
ha stra-ragione Mordechai Kedar nell'articolo pubblicato ieri da Informazione Corretta (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=59784), il più lucido che da tempo si è potuto leggere sul conflitto fra Israele e terroristi. I genitori che portavano a casa i loro bambini, ammazzati a fucilate vicino a Itamar, dove già qualche anno fa i terroristi arabi avevano sterminato un'intera famiglia, incluso un neonato di pochi mesi, sgozzandoli nel sonno; il padre ammazzato a coltellate l'altro ieri nella via principale di Gerusalemme vecchia, davanti a moglie e figlioletto, feriti anche loro; il passante che aveva cercato di soccorrerli, ucciso; il ragazzo di quindici anni ferito gravemente la stessa sera; i bambini, uno di cinque anni, feriti da arma da fuoco mentre festeggiavano la festa delle capanne a Lod, nel bel mezzo del territorio “storico” di Israele (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/201369): tutti gli altri che in questi giorni sono stati presi a sassate mentre guidavano (con evidente volontà omicida), si sono visti bruciare addosso le bombe Molotov, sono stati accoltellati, picchiati, minacciati. Tutte le vittime disarmate di questi attentati meritano la nostra intera solidarietà, al di là delle posizioni politiche: sono innocenti scelti a caso dagli assassini come oggetto della loro violenza, senza alcun riferimento alla loro biografia o alle loro azioni. Innocenti, naturalmente, se non si crede che essere ebrei sia di per sé una colpa che merita la pena capitale: un'opinione che avevano i nazisti e che oggi è condivisa dagli islamisti - non solo i terroristi ma anche una buona parte dei semplici fedeli. Possiamo dunque dire, dobbiamo dire che chi li ha assaliti è un assassino a sangue freddo, un fanatico religioso senza scrupoli, spesso un sadico senza vergogna. Possiamo, anzi dobbiamo, disprezzare questi individui, anche perché la loro comunità non li isola e li condanna, ma anzi li approva e li premia. Al momento in cui scrivo (domenica pomeriggio), l'Autorità palestinese ha protestato per il fatto che le forze dell'ordine accorse sul luogo dei loro crimini abbiano abbattuto alcuni di questi assassini per fermarli - ma non si è affatto sognata di condannare la loro azione, l'omicidio a freddo da loro commesso, che è stata anche la causa della loro stessa morte (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/201410) - preceduta in questo dalla BBC, che lungi dall'essere il modello dell'obiettività anglosassone di cui si favoleggia, è affetta da virulento anti-israelismo.
Mordechai Kedar
Tutto ciò non è posizione politica, non richiede alcuna speciale conoscenza, è comune buon senso e morale elementare. Se il comando “non uccidere!” ha un senso, esso significa innanzitutto non ammazzare a freddo degli sconosciuti che non ti hanno fatto niente, semplicemente per il fatto di appartenere a un certo popolo, a una certa religione, a una certa etnia. Ma questo ragionamento non basta. Perché non si tratta di azioni di “lupi solitari”, come qualcuno insistentemente continua a suggerire, né di “pazzi”, né del frutto di misteriose “spirali di violenza”, che sono idee assurde come le scie chimiche. Bisogna capire una cosa molto semplice, che questi assassinii fanno parte di una guerra. Badate non li sto giustificando, in guerra è possibile che si debba uccidere e morire in maniera incolpevole, combattendo lealmente per la difesa del proprio popolo. Ma è possibile anche che si compiano stragi grandi e piccole, come fecero i nazisti, che si compiano crimini contro la popolazione civile. E che lo si faccia apposta, con lo scopo preciso di terrorizzare. Questi si chiamano crimini di guerra, e, se sono sistematici, è la guerra stessa ad essere criminale, terrorista. Criminale è la guerra dell'Islam, programmaticamente, da sempre, perché ha per oggetto i singoli “infedeli”, giudicati degni di morire se non si sottomettono. Questa è una guerra che si può anche fare da una parte sola; per la pace bisogna essere d'accordo in due, ma per ammazzare un innocente non occorre il suo consenso.
"Uccidere gli ebrei": il messaggio è chiaro
Dunque i due padri ammazzati in questi giorni, i bambini feriti e terrorizzati, le vittime innocenti sono presi in mezzo a una guerra. E questa guerra ha tanti aspetti e tanti alleati. Chi riferisce scorrettamente i fatti come la BBC (e praticamente tutti i giornali italiani) è alleato della guerra islamica contro Israele; lo è chi organizza il boicottaggio o l'etichettatura dei prodotti italiani, come l'Unione Europea, chi cerca di indebolire Israele con tribunali internazionali politicizzati o con delibere che rafforzano i palestinisti senza alcuna garanzia che la smettano col terrorismo, chi finanzia Hamas e l'Autorità Palestinese, che usano i soldi per alimentare la guerra. Fa guerra Abbas coi suoi discorsi e fa guerra il bravo parroco che si schiera “dalla parte dei più deboli”. Metà della guerra, la metà elegante e “umanitaria” si svolge in Europa e negli Stati Uniti; non si vede qui la macelleria. Scene come questa (accessibile solo a chi ha Facebook: https://www.facebook.com/StandWithUs/videos/10153200801857689/?fref=nf) non si vedono più nelle nostre strade (sono accadute settant'anni fa). Ma si tratta di una guerra perfettamente analoga alla Shoà.
Infine: non crediate che questa sia una guerra fra “palestinesi” e israeliani per una mera questione di territori e di confine. Sia perché non l'esistenza di un “popolo palestinese” oppresso ha provocato la guerra, ma perché la guerra ha suggerito l'invenzione di un “popolo palestinese” che poteva essere una ottima arma propagandistica (se non ci credete, guardate qua: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=998118316906156&set=a.379349935449667.98754.100001239916544&type=3 - anche in questo caso è necessario Facebook). Sia perché le date sono quelle: la Organizzazione per la Liberazione della Palestina fu fondata nel '64; gli arabi di quelle terre non si consideravano affatto “palestinesi” prima di quella geniale invenzione pubblicitaria; ma combattevano gli ebrei già da più di quarant'anni. E non lo facevano e non lo fanno per conto loro: agiscono - uccidono, feriscono, dilaniano, sgozzano, bruciano - per conto dell'intero mondo islamico, senza nasconderlo. Non illudetevi: la lotta dei palestinisti di qualunque tendenza (Fatah, Hamas, gli altri) è la stessa di quella dello Stato Islamico, di Al Qaeda, dell'Iran (che certo sono in lotta fra loro per il predominio interno al mondo islamico, ma condividono l'odio per ebrei e anche cristiani). Potrà essere sopita se mostreremo abbastanza forza da dissuaderli, ma è consustanziale all'Islam, che divide il mondo nella parte “sottomessa” (questo vuol dire Islam) e nella parte “della guerra”. E quando la guerra c'è, per chi la subisce la sola alternativa è combatterla e cercare di vincerla - o essere spazzati via.
Ugo Volli