La subdola malainformazione dei media italiani 05/10/2015
Commento di Deborah Fait
Autore: Deborah Fait
La subdola malainformazione dei media italiani
Commento di Deborah Fait

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La scena dopo un attentato palestinese a Gerusalemme il 3 ottobre scorso

Se la situazione in Israele non fosse drammatica, bisognerebbe farsi un’amara risata tra rabbia e delusione. Mi riferisco alla infima informazione dei media italiani in questi giorni di dolore. Mi è capitato sotto gli occhi questo articolo pubblicato da Repubblica.it che è tutto un programma ma quello che mi fa infuriare è che chi lo leggerà senza conoscere la situazione o senza conoscerla a fondo, lo troverà un articolo equilibrato, per niente antisraeliano, assolutamente credibile... ehhh vai a spaccare il capello, mi diranno, mentre non è altro che un perfetto esempio di subdola malainformazione. http://www.repubblica.it/esteri/2015/10/04/news/palestinese_accoltella_15enne_israeliano_ucciso-124271522/?ref=HREC1-6

Cominciamo dalla primissima frase: “GERUSALEMME - Torna a salire la tensione tra Israele e Palestina, con Tel Aviv che risponde con la forza a una serie di aggressioni da parte di palestinesi contro cittadini israeliani.” Poche parole che sono la sintesi del tipico pregiudizio antiisraeliano dei media: Gerusalemme... è inevitabile, devono nominarla, è il luogo dei delitti commessi in questi ultimi tre giorni. E’ il seguito che manda in bestia: “...tensione tra Israele-Palestina...” . Tutto bene se non per il particolare che la Palestina non esiste e che sarebbe stato più onesto scrivere “Israele-ANP”. Il primo, Israele, è uno stato sovrano, il secondo è l’acronimo per Autorità Nazionale Palestinese che non mi risulta sia stata già dissolta nonostante le ripetute minacce di Abu Mazen, a capo (pur se decaduto da molti anni) dell’ANP, più che altro un capomafia, né risulta essere diventata una nazione.


Abu Mazen e la sua idea di "Palestina"

Ma andiamo avanti perché adesso viene il bello, la città colpita dal terrorismo è Gerusalemme, il governo di Israele risiede a Gerusalemme, la capitale di Israele è Gerusalemme eppure l’articolo dice “Tel Aviv risponde con la forza a una serie di aggressioni”. Tel Aviv? Tel Aviv risponde? Risponde a cosa? Tel Aviv, bellissima e cosmopolita città sulla costa non potrebbe rispondere poiché non ne ha gli strumenti: il governo, la Knesset, i ministri, il Capo del Governo, il Capo dello stato, tutte cose che, spiacente per La Repubblica, si trovano a Gerusalemme. Tel Aviv, sabato sera, mentre a Gerusalemme si raccoglievano le vittime del terrorismo degli scagnozzi di Abu Mazen, ospitava il concerto di Bon Jovi che, nonostante le minacce dei nazistelli del BDS, non si era fatto spaventare e, dopo aver commentato, “Non me ne potrebbe fregar di meno”, è venuto a fare un bellissimo concerto in Israele, accolto da 54.000 fan entusiasti e grati. E’ lo spirito di Israele, ridere e piangere, morire, asciugarsi le lacrime, cantare, essere disperati e spaventati ma, nello stesso tempo, trovarsi al decimo posto tra i paesi più felici del mondo. E’ questo, tra le tante altre cose, che fa grande e dinamico questo paese. Vivere come se ogni giorno fosse l’ultimo e guardare sempre al futuro.

Ma torniamo all’argomento de loschifodirepubblica. Dunque, secondo lorsignori, Tel Aviv (ma avrebbero potuto anche scrivere Canicattì, avrebbe avuto la stessa valenza) risponderebbe “con forza a una serie di aggressioni”. Aggressioni? Aggressioni fatte per uccidere dei civili, anche bambini, questo, a casa mia, si chiama terrorismo. Chi glielo spiega agli scrivani di Repubblica? Chi glielo dice che gli ebrei non se la sentono di mandare mazzi di rose a Abu Mazen e ai suoi terroristi e che, guarda un po’ che cattivi, preferiscono rispondere con forza a bombe e coltelli.

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“Violenza che avviene a poche ore dall’uccisione di due ebrei ortodossi”... e se invece fossero stati due ebrei laici o due ebrei di sinistra o di destra o due ebrei commercianti o due ebrei omosessuali o due ebrei semplicemente persone, sarebbe stato diverso l’omicidio? Sarebbe stato più efferato? Definirli ortodossi, quando non addirittura ultra-ortodossi, toglie loro valore, li rende meritevoli di morire? Che senso ha dire che un ebreo assassinato era anche ortodosso? Non è solo Repubblica che lo precisa sempre, lo fanno tutti i media, scritti o parlati, non fa differenza. Ebreo ortodosso ha evidentemente, per loro, un significato negativo, una sorta di deprezzamento della persona, esattamente come colono. Se chi viene ucciso corrisponde a questi canoni, beh, allora poco male, se lo meritava! Poteva fare a meno di trovarsi là. Poteva starsene in Polonia, no? Quante volte lo hanno detto, scritto, quante volte i mafiosi palestinisti lo hanno urlato, a cominciare da Arafat. Purtroppo, colla morte nel cuore, devo ammettere che lo pensa anche qualche ebreo, di quegli ebrei che, a differenza degli ortodossi, valgono un sacco, scrivono libri, scrivono su giornali naturalmente di sinistra, anzi di ultra-sinistra, quelli che per sentirsi bravi e buoni, liberali e intellettuali vorrebbero fare di Israele un paese arabo arrivando persino ad accettare la minaccia arabo-palestinese che ci manderebbero a nuotare nel Mediterraneo nel momento in cui Gerusalemme, pardon Al Quds come la chiama Amira Hass, diventasse la capitale della "Palestina". Ebrei di poco valore dunque, questi ultra, ebrei che magari vivono in territori che gli arabi reclamano come se appartenessero loro. Anche gli altri ma questi ultra vanno ammazzati prima e di più perché vogliono addirittura, i prepotenti, andare sul Monte del Tempio. Oggi, proprio oggi, l’arabo-israeliana deputata filoterrorista Haneen Zoabi ha ribadito che il Monte del Tempio deve essere Jew-free, senza ebrei. Non credo servano commenti, dove arriva l’islam qualsiasi altra religione viene eliminata, deve cessare di esistere.

Eppure Giudea è la terra dei Giudei, cioè degli ebrei e allora su quali basi tutti credono che debbano essere gli arabi, che mai vi hanno abitato, ad occuparla? Tremila anni di Giudea/Samaria cancellati da da una spugnata di nomi fittizi, mai esistiti prima, West Bank, Cisgiordania, o, dalla Chiesa, Terra santa. Ancora da Repubblica.it: “Il governo ha scatenato una repressione nei territori occupati, Gaza e Cisgiordania” Mannaggia! Pensa te! In due giorni hanno ammazzato 4 persone innocenti (dopo mesi di quotidiano terrorismo individuale spesso mortale), hanno lasciato orfani 6 bambini, vivi per miracolo, e Israele si permette di reprimere i poveri palestinisti disturbandoli mentre festeggiano e distribuiscono dolcetti per le strade per la gioia incontenibile di aver ammazzato degli ebrei. E poi, repressione a Gaza? Quando mai? Nessun soldato è entrato a Gaza da dove peraltro vengono sparati quasi ogni giorno missili in territorio Israeliano, anche mentre scrivo ne sono arrivati un paio.

L’autore o gli autori raggiungono davvero la perfezione quando, citando le parole del ministro dei trasporti Israel Katz sulla necessità di arginare l’ondata di violenza, scrivono "potremmo costruire un nuovo muro di difesa". Il ministro avrebbe parlato di un’operazione militare "homat maghen 2", che significa "barriera di protezione 2" e barriera di protezione non significa muro. Ce l’hanno il traduttore automatico nelle redazioni? Capisco che parlare di muri sia utile per far entrare nella testa dei lettori la già radicata convizione che Israele voglia rinchiudere i poveri palestinesi, tutto questo fa parte di quel genere di diffamazioni che Angelo Panebianco in un bellissimo articolo chiama “Leggenda nera”: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=59781.

Ma adesso viene il più bello, amici, ecco che, quasi alla fine dell’articolo, arriva il colpo di genio con una sola parola magica... dubbio..., il tarlo da far entrare nella testa dei lettori: “L’aggressione al 15enne e i dubbi” è il titolo dell’ultimo capoverso. Magistrale! Si, è vero che è stato accoltellato un ragazzino ebreo di 15 anni ma... forse... chissà... del resto, i parenti dell’arabo dicono che sia stato proprio il ragazzino insieme ad altri sporchi ebrei ad aggredire l’arabo perché questi non risulta affiliato a nessun’organizzazione terroristica. Che il diciannovenne assalitore sia morto stringendo ancora in mano il coltello sporco di sangue è solo un particolare irrilevante, di poca importanza è anche il messaggio omicida che il terrorista aveva scritto il giorno prima sulla sua pagina di Facebook... ma quella parola, il dubbio, è intanto già entrata nel cervello di chi legge e fa il danno per cui è stata scritta. Ehh si, sono proprio dei professionisti questi scrivani italiani. Chissà forse diranno che anche il piccolo di due anni e mezzo accoltellato in braccio alla mamma, stava per aggredire l’arabo che li ha colpiti mentre andavano a pregare al Kotel, ammazzandone due su quattro. Aharon, aveva 21 anni, era il padre del bambino, liquidato dall’informazione italiana come “ebreo ortodosso”, la moglie ventenne, anche lei ortodossa naturalmente, che sta lottando tra la vita e la morte, è riuscita a raccontare appena ricoverata all’ospedale: "Ho corso per decine di metri con un coltello nella schiena, ho chiesto agli arabi di aiutarmi ma loro mi hanno sputato in faccia e mi hanno augurato di morire poi sono caduta”. Ditemi, di che gente si sta parlando? Con che tipo di gente Israele dovrebbe parlare di pace?

In questi momenti io odio quelli che li difendono, quelli che credono alle loro sceneggiate e che non si indignano alle parole del loro capo terrorista quando nomina Israele come fosse spazzatura e che minaccia gli ebrei che “con i loro sporchi piedi” vogliono poter salire sul Monte dove un tempo avevano il loro Tempio. A parte le innumerevoli schifezze subliminali dell’articolo, la cosa che lascia l’amaro in bocca è vedere come media italiani descrivono fin nei minimi particolari la figura dei terroristi, delle loro famiglie, della reazione israeliana dopo un attentato, di Abu Mazen, l’angioletto, che accusa Israele di ammazzare i terroristi, ma mai una volta, una sola volta che parlassero del dolore delle vittime, delle loro famiglie, dei figli orfani, della paura e della disperazione di chi si sente preda di qualunque assassino assetato di sangue ebraico. Niente. Gli ebrei non meritano attenzione né pietà, tanto meno comprensione, l’unica cosa che dicono delle vittime è che erano “ebrei ortodossi”.

Leggo sulla mia pagina di Facebook che persino Al Jazeera ha fatto un servizio completo, anche dei funerali delle vittime. Le televisioni italiane, a parte il TG5 e Tgcom24 che hanno parlato a lungo e bene con dovizia di particolari, fanno schifo. Le TV italiane sono specializzate in funerali palestinesi, allora sì che si attivano e corrono a decine colle loro telecamere a riprendere la bolgia di folla urlante e sudata che cammina in mezzo a pazzi invasati che sparano in aria e a cadaveri ballonzolanti su fatiscenti barelle portate a spalla da energumeni urlanti Allahu Akhbar. Quelli sì che sono signori funerali, perbacco! e chi li vede in TV, per uno strano fenomeno di lavaggio del cervello, non pensa “Che barbari”, no amici, pensa “Poveretti guarda come li ha ridotti Israele”... e giù a bruciar le bandiere biancoazzure e avanti col boicottaggio.

Fra poco avrà inizio Simchat Torah, la festa della Gioia della Torah, e gli ebrei canteranno e balleranno nelle sinagoghe e per le strade. Ogni anno questa festa è offuscata dal dolore dei nostri morti per terrorismo e dei nostri soldati caduti e ogni canto è nel loro ricordo. Questa è Israele, dalla disperazione si passa alla gioia, dallo strazio dei funerali alla liberazione dei balli dedicati al ricordo dei nostri fratelli ammazzati dall’odio del nemico, di generazione in generazione. Questo è Israele che vive e palpita e guarda al futuro che nessuno distruggerà. Dicono che forse sta incominciado la terza intifada, se così fosse... che Tzahal ci protegga!

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Deborah Fait
“Gerusalemme capitale unica e indivisibile di Israele”


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90