Mi riferisco ai Vs. manifesti riguardanti i Pellegrinaggi da Voi organizzati, che continuamente persistete a definire “in Terrasanta”, mentre, dalle località menzionate, riguardano in massima parte l’Erez Israel. Ragion per cui sarebbe quanto mai opportuno, necessario, doveroso da parte Vs. apportare quanto prima – con la massima urgenza – la dovuta correzione: PELLEGRINAGGI IN ISRAELE. Al massimo, se proprio non potete farne a meno, potete aggiungere dopo (non prima!) “e in Terrasanta” . In attesa di Vs. sollecito provvedimento,
Vi ringrazio anticipatamente e Vi porgo distinti saluti.
Mario Salvatore Manca di Villahermosa
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Gentilissima Redazione,
per tirarmi un po’ su di morale dopo le orribili notizie delle ultime 24 ore, ho accolto il Vostro invito a leggere le località indicate nel manifesto dell’Opera Diocesana Pellegrinaggi. Molte sono in Israele, ma altre no: Betlemme (presente in tutti o quasi gli itinerari proposti), Gerico, Nablus e Sebaste, l’Herodion non sono in territorio israeliano, bensì in Cisgiordania e le prime tre sono parte dell’Area A, governata dall’Autorità Nazionale Palestinese da oltre vent’anni. Perciò, penso che comprenderle sotto il nome di Israele (che, al giorno d’oggi, richiama immediatamente lo Stato d’Israele odierno, più che i regni e confini di epoca biblica) non sia più corretto che parlare di Terra Santa. Termine, quest’ultimo, che indica Eretz Israel nella sua massima estensione storica, incluse parti dell’attuale Giordania e parti dell’attuale Stato di Israele che ne erano fuori in epoca biblica, e, soprattutto, esprime ciò che quella Terra è per i cristiani: quella in cui Dio si è fatto Uomo. Perché, in effetti, qui non si tratta di ‘viaggi’, bensì di pellegrinaggi: non servono per conoscere un Paese, bensì per fare una sorta di esercizi spirituali itineranti, per fare l’esperienza di ‘camminare con Dio’. Il che, naturalmente, non significa che sia lecito dare informazioni errate o addirittura false ai pellegrini (ma non tutte le guide sono anti-israeliane, né sono tutte arabe), però non ci si può neanche attendere, da un pellegrinaggio, un’esplorazione della realtà israeliana (o francese, andando a Lourdes, ecc.), perché non è quella la sua funzione. Anche se ora si vanno diffondendo pellegrinaggi cattolici in Terra Santa che offrono anche qualche assaggio dell’Israele odierno o che danno spazio all’archeologia o ai trekking nel Negev.
Molto cordialmente,
Annalisa Ferramosca
Ringraziamo il lettore Manca di Villahermosa per averci inviato in copia la mail mandata alla Diocesi che organizza i viaggi in 'terra santa'.
Rispondiamo alla cortese lettrice Ferramosca per puntualizzare:
1. Gli accordi di Oslo non esistono più, Abu Mazen docet, ma visto che Israele li ha sempre osservati, allora torniamo a dire che sono contesi, non occupati.
2. L'Herodion è quindi nell'area assegnata a Israele, infatti fa parte dei percorsi archeologici di tutti i turisti che visitano Israele
3. Betlemme: un tempo a maggioranza cristiana, oggi è abitata in gran maggioranza da musulmani. Perchè non va a verificare personalmente, e, dopo averne conquistato la fiducia, ascolta le confidenze dei pochi cristiani che non ancora riusciti ad andarsene (per mancanza di possibilità economiche) e si renderà conto di una realtà di forte oppressione e umiliazione.
4. Che il viaggio venga chiamato pellegrinaggio non lo si nega a nessuno, ma non indignarsi per la censura sul nome Isreale, sostituito da Terra Santa, non è accettabile.
IC Redazione