(Traduzione di Angelo Pezzana)
http://www.jpost.com/Middle-East/Sisi-presents-the-Egyptian-agenda-to-an-indifferent-world-419368
Abdel Fattah al Sissi
Alla vigilia della apertura della 70° sessione della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’attenzione internazionale è puntata sulla Siria e la presenza della Russia in quel paese, l’America pensa solo a implementare l’accordo nucleare con l’Iran, che lo renderà potenza dominante nel Medio Oriente, mentre il Papa esaltando i valori umani ignora la grave condizione delle comunità cristiane perseguitate e massacrate. Il presidente egiziano, in questa situazione, ha fatto sentire forte la propria voce.
In una lunga intervista all’Associated Press del 27 settembre, Abdel Fattah Al Sissi ricordato ancora una volta quanto sia indispensabile la collaborazione fra gli stati arabi e l’Occidente per sconfiggere la crescente minaccia terrorista che oggi colpisce l’Egitto dopo aver già distrutto molti paesi. Non è il caso di approfondire qui questo aspetto. Lo Stato Islamico si sta espandendo quasi senza ostacoli in Siria e in Iraq di fronte ai deboli tentativi di una sgangherata coalizione di paesi arabi e occidentali, che non fanno nulla se non alcuni raid aerei di nessuna efficacia.
Tre regioni semi-autonome e due governi rivali si combattono in quella che un tempo fu la Libia, con milizie feudali che distruggono il paese, inviando armi e terroristi in Egitto e negli stati confinanti. Uno sfortunato rappresentante dell’Onu sta cercando inutilmente di arrivare a una sorta di compromesso. In Yemen i ribelli Houti pro-Iran sfidano la coalizione degli Stati del Golfo guidati dall’Arabia Saudita con il sostegno dell’Egitto in una guerra di cui non vede la fine. La più che comprensibile e urgente cooperazione che l’Egitto chiede non è imminente. Malgrado tutti sappiano la gravità della situazione, i paesi mediorientali – così come le grandi potenze – perseguono i loro propri interessi.
L’America ha abbandonato la regione alla mercè dell’Iran, e la scorsa settimana, la Francia, finalmente, ha deciso di inviare i suoi aerei a bombardare lo Stato Islamico, ma solo in Siria, non nelle roccaforti irachene ! L’Iran conferma la sua posizione dominante, Hezbollah si fortifica, la Russia invia armi e aerei in Siria con una decisione che minaccia quel poco che rimane della stabilità della regione, mentre l’Occidente fa fatica a adeguarsi alla nuova realtà. Assad, responsabile della morte di centinaia di migliaia di suoi cittadini è ora “parte della soluzione“ e l’Occidente che aveva richiesto la sua cacciata è pronto al dialogo. E’ naturale che la guerra civile spinga milioni di siriani a cercare un miglior futuro in Europa… Un Egitto forte è fondamentale per gli interessi occidentali, era questo il tacito messaggio del presidente Sissi. Aveva detto che le relazioni con Washington “ stavano migliorando” e che erano “ strategiche e stabili ”.
Barack Obama
Un modo diplomatico per mostrare la propria delusione di fronte alla politica della Casa Bianca. Infatti gli aiuti militari erano arrivati di nuovo soltanto poche settimane fa, dopo che erano stati congelati per molti mesi, malgrado fossero urgenti per aiutare il paese a respingere gli attacchi furiosi nella Penisola del Sinai dei terroristi islamici che hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico. “ Bright Star “, le esercitazioni militari con l’Egitto e altri stati arabi, non sono ancora state riprese, mentre l’Egitto sta ancora aspettando gli equipaggiamenti speciali e gli esperti militari per istruire i propri soldati alla guerriglia. La Casa Bianca, invece, intrattiene ancora cordiali rapporti con i Fratelli Musulmani, i peggiori nemici di Sissi, fino a quando vennero cacciati dal potere dall’insurrezione popolare sotto la guida dell’esercito.
La Fratellanza continua senza sosta nel tentativo gettare il paese nel caos. Il presidente egiziano ha chiarito che occorrerebbe fare di più per risolvere la questione palestinese, una soluzione che potrebbe portare un cambiamento nella regione, condurre a un trattato di pace con Israele e che potrebbe estendersi ad altri paesi. Parole rivolte con ogni probabilità agli stati arabi pragmatici e all’Arabia Saudita, gli Emirati del Golfo e persino al Marocco, alleati tradizionali dell’Egitto, e forse anche alleati silenziosi di Israele nella guerra contro l’Iran nucleare. Sissi vorrebbe che facessero pressione sui palestinesi affinchè riprendano i negoziati con Israele senza inutili pre-condizioni, in vista di un ragionevole compromesso. Un’idea molto positiva che il Primo Ministro d’Israele e stato pronto ad applaudire.
In questa eccezionale intervista Sissi ha messo correttamente sul tavolo i temi che interessano il Medio Oriente e il proprio paese. Può aver affermato che l’Egitto è ancora il più grande e importante stato arabo della regione, lasciando capire che se dovesse cadere nelle mani dell’islam radicale i risultati sarebbero un disastro non solo nella regione ma anche per l’Europa, che ha incominciato a capire quale fragile barriera è il mare mediterraneo, persino per gli Stati Uniti. Ci sarà qualcuno in grado di ascoltare questo serio avvertimento ? Sfortunatamente ho dei dubbi. I cosiddetti grandi poteri rimarranno attaccati alle loro limitate prospettive e ai loro interessi immediati, incapaci di vedere l’elefante nella camera.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. I suoi editoriali escono sul Jerusalem Post. Collabora con Informazione Corretta