Scrivi la parola Israele e non verrai pubblicato 07/09/2015
Commento di Deborah Fait
Autore: Deborah Fait
Scrivi la parola Israele e non verrai pubblicato
Commento di Deborah Fait

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Molti anni fa il Corriere della Sera pubblicava periodicamente articoli di Manuela Dviri, italo-israeliana di sinistra, pacifista convinta, in parole povere molto critica nei confronti della politica israeliana, destra o sinistra non importa. I pacifisti-pacifinti israeliani, non molto differenti da quelli di altri paesi, sono sempre stati contro i governi di Israele, tutti, indipendentemente dalla corrente politica, per sentirsi invece molto tolleranti con i palestinesi di cui giustificano ogni cosa, spesso anche il terrorismo, attribuendolo alla cosiddetta “occupazione”. Secondo loro, se Israele tornasse ai confini del 1949, quindi praticamente pronto per essere scaraventato in mare, la pace piomberebbe all’istante sul mondo intero.

Gli articoli della Dviri erano estremamente critici e faziosi e, pubblicati da un quotidiano di grande tiratura come il Corriere, erano letti da un gran numero di persone cui venivano instillati pregiudizio, antipatia, astio contro Israele. Non ci vuole molto sforzo per far odiare Israele, fa parte del DNA di molta gente, ma quando lo fanno gli ebrei, per di più israeliani, allora io mi infurio più del solito. Per arginare il pericolo che i racconti della Dviri creavano, feci un tentativo: o la va o la spacca, pensai, e scrissi a un amico che lavorava al Corriere e aveva un incarico importante, per chiedergli se poteva pubblicare il mio “controcanto”, cioè se poteva darmi la possibilità di contrastare le velenose teorie dviresche. Non volevo nessun compenso, gli scrissi, per me era importante soltanto poter difendere Israele e far capire ai lettori anche l’altra faccia della medaglia, gli proposi di mettere ogni tanto un mio pezzo facendolo passare come “lettere al direttore”.

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Manuela Dviri

La risposta è arrivata subito, decisa, non lasciava adito a dubbi: “Non è possibile, sei troppo filoisraeliana”. Eccola qua la politica del Corriere della Sera, il più famoso quotidiano italiano, che ha paura di argomentare su Israele attraverso un sano e onesto dibattito, che teme la dialettica se “troppo” filoisraeliana ma accetta senza remore chi accusa Israele di ogni nefandezza, gli spalanca le porte e gli srotola i tappeti rossi. Chi vuole difendere Israele, quelle stesse porte se le vede sbattere in faccia senza tanti complimenti. Capita ogni giorno, articoli, lettere al direttore, qualsiasi parola scritta che voglia spiegare i fatti o dichiarare anche solo simpatia per lo stato ebraico, il più delle volte si becca un clic e sparisce.

Perché vi ho raccontato tutto questo? Perché un amico ha scritto a Informazione Corretta questo messaggio che rispecchia perfettamente la situazione, chi scrive “bene” di Israele, o si limita a nominarlo, va cestinato o meglio, per dirla giusta, viene censurato. Ecco il messaggio:

“Buonasera, segnalo un episodio che forse per Voi non è una novità, ma che mi incuriosisce. Qualche giorno fa ho postato sull'edizione online del Corriere una breve frase in risposta ad un altro utente, a commento di un articolo riguardante l'ISIS ed il modo di fermarlo. La frase dell'altro utente era, più o meno, la seguente: 'Dovremmo lasciare la cosa in mano alla Russia ed all'Iran'. Io, in risposta, ho scritto: 'Dovremmo lasciare fare ad Israele, invece'. (La frase, in sé, non significa gran che; l'ho postata quale mera rappresentazione di una posizione speculare rispetto a quella dell'altro lettore). Ebbene, mentre il commento dell'altro utente è stato pubblicato (altrimenti non l'avrei letto, com'è ovvio), il mio no. Data la sostanziale identità delle due frasi, non riesco ad immaginare altro motivo se non il riferimento ad Israele, evidentemente ritenuto fastidioso. In sostanza, Iran sì, Israele no. Tutto normale, per gli standard del Corriere? Grazie.
Marco“

La frase, come dice l’amico Marco, non era fondamentale ma faceva parte del dibattito, era un’opinione assolutamente legittima e parte importante di un botta e risposta fatto per esprimere tutti i punti i di vista, se no che dibattito è? Il Corriere, come la quasi totalità della stampa italiana più o meno asservita a un’ideologia di sinistra, non nutre forti simpatie per Israele. Vi sono alti e bassi, come in tutte le cose, la linea editoriale cambia a seconda delle simpatie politiche del direttore e del suo staff di redattori, giornalisti, fino ad arrivare ai titolisti, spesso talmente faziosi da condizionare tutto un articolo. Sappiamo che la maggior parte della gente legge i titoli e passa avanti senza approfondire, quindi chi li scrive ha una grande responsabilità e una fortissima influenza sull’opinione pubblica. Purtroppo sembra che la cosa non li condizioni e non li induca ad essere più equilibrati.

Tutto questo schifo potrei accettarlo dal Manifesto che fa dell’odio contro Israele il suo cavallo di battaglia. Mi aspetterei dal Corriere della Sera qualcosa di più etico, onesto e professionale. Quasi sempre i media sono il preludio di qualcosa e quel qualcosa è oggi la bieca campagna antisemita portata avanti dagli innumerevoli gruppi filopalestinesi appoggiati dai partiti politici della sinistra e della destra estreme e meno estreme. Queste organizzazioni antisemite, oggi usano tutto il loro potere ideologico ed economico per affondare Israele. Talvolta riebntra in questo novero anche il PD, il partito del l sindaco di Recanati che ha dato il patrocinio e ospitato la programmazione di un film antisemita di una persona, tale Samantha Commizzoli, nota per il suo ferocissimo odio contro Israele e per essersi fatta fotografare con tre dita alzate davanti a un forno acceso durante il rapimento e l’assassinio di tre ragazzi israeliani. Il sindaco, Francesco Fiordomo, si giustifica in modo ridicolo. Credo che il titolo del film “Israele, il cancro” sia molto esplicito nel definire il carattere antisemita della pellicola, il sindaco e la sua giunta non potevano certo pensare che si trattasse di qualcosa di innocente ed equilibrato. Quel titolo è odio puro, ricorda la propaganda nazifascista adottata oggi dai movimenti come BDS o ISM. Spero che qualcuno chieda le dimissioni del sindaco e che qualcun altro denunci la Commizzoli. Chiedo troppo? Pronto pronto? C’è qualcuno disposto a usare la legge Mancino, o qualsiasi altra legge, contro le discriminazioni e l’odio razziale? La butto là e vediamo se qualcuno ascolta. Personalmente ne dubito e questo mi addolora. La scusa solita è “non diamo visibilità agli antisemiti”, ragionamento assurdo e pericoloso che permette a chiunque di dire o fare qualsiasi porcheria contro Israele e contro gli ebrei e passarla liscia.

Quando si sveglieranno da questo sonno sarà troppo tardi. Una cosa è certa amici, non ci vogliono, il mondo non ci vuole e l’odio cresce a dismisura. L’esempio del Corriere è un piccolo segno del comune sentire che vuole due cose in antitesi, mettere Israele sempre e comunque sulla graticola oppure sbatterlo in cantina senza nominarlo. Parlando di giornali oggi ho aperto il Jerusalem Post, come tutte le mattine, e leggo notizie di odio, di rifiuti, di discriminazioni:

- L’Europa, Mogherini in testa, che si appresta a marchiare i prodotti che provengono da Giudea e Samaria come non israeliani. Fabbriche che danno lavoro anche ad arabi costrette a chiudere a causa del boicottaggio. Queste sono le decisioni fondamentali che prende l’Europa, Israele Israele Israele. Morti e sangue? Bambini torturati nelle prigioni di Assad? Migliaia di bambini morti? L’Isis che li costringe a diventare assassini? No, Israele Israele Israele!

- Gli ebrei francesi cui, dopo aver consigliato di non portare addosso simboli ebraici, adesso raccomandano di non parlare mai di sionismo.

- A Berlino è stato organizzato un dibattito “Ebrei contro il sionismo” al Museo municipale.

- In Inghilterra sono state raggiunte e superate le 100.000 firme per l’arresto di Netanyahu e adesso il parlamento britannico ha il dovere di discuterne e decidere. Pensateci, amici, un governo democratico dovrà discutere se e come arrestare il capo del governo di un altro paese democratico. E’ mai successa al mondo una simile sconcezza? Mai, nemmeno con paesi assassini e nemici. http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/200336#.VeymEJcpooJ

Persino il mondo dello sport è coinvolto, come sempre, e ieri e oggi dimostranti anti-Israele, guidati da organizzazioni palestiniste e filopalestiniste, stanno marciando contro la partita di calcio Israele – Galles: http://www.haaretz.com/news/israel/1.674778

A Milano, il 5 agosto, è stata fatta una manifestazione. Per chi? Forse per i 250.000 morti in Siria? Forse i crimini orrendi dell’Isis? Forse per le guerre che insanguinano il Medio Oriente e parti dell’Africa dove jihadisti islamici fanno stragi quotidiane di povera gente nel silenzio del Vaticano? No, amici, la manifestazione era per la “Palestina”, contro Israele! Enormi bandiere palestinesi disposte sul selciato della piazza, bandiere palestinesi sventolanti, gente che urlava e applaudiva. Questa è l’amoralità del mondo in cui viviamo e di cui i media, che fanno l’opinione pubblica e hanno l’immenso potere di indirizzarla verso odio o comprensione, hanno una grandissima responsabilità. Non ci vogliono. Mi dispiace per loro, mi dispiace dare tanto fastidio a una buona parte del mondo anche se sono convinta che, non avendo Israele da odiare, si annoierebbero a morte. Posso dir loro soltanto una cosa: fatevene una ragione.

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Deborah Fait
“Gerusalemme Capitale unica e indivisibile di Israele.”


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