Figlio di Hamas
Mosab Hassan Yousef in collaborazione con Ron Brackin
Gremese
Forse è nelle corde dell’essere figlio scompaginare i progetti di un padre. E forse Mosab Hassan Yousef ha chiesto davvero molto, troppo, a suo padre, lo sceicco Hassan Yousef, uno dei fondatori e dei più eminenti rappresentanti di Hamas. Figlio di Hamas è un libro bruciante, non solo per l’attualità dei temi affrontati, ma, soprattutto, per l’umanità che contiene. Un’umanità a tutto tondo in cui i confini fra bene e male sfumano in una dimensione difficilmente valutabile e che può essere solo accolta oltre ogni facile previsione.
La storia documenta la sofferta consapevolezza di un giovane palestinese che presto si rende conto di quanto poco ci sia di onorevole dietro la pur sacrosanta lotta del popolo palestinese. Le dinamiche di interessi politici ed economici spesso chiedono tributi di sangue con il solo scopo di usare il peso mediatico delle stragi perpetrate ai danni di un popolo che vive una scomoda coabitazione.
Due realtà acuminate si fronteggiano, due terre: Israele e Palestina. Due popoli che potrebbero spingersi oltre la logica della vendetta per innescare un circolo virtuoso che porti, finalmente alla pacifica convivenza in uno degli angoli più tormentati del globo, fonte perpetua, almeno finora, di conflitti e efferati atti di violenza. Il libro non propone soluzioni, sarebbe assurdo anche solo immaginarlo per la vastità del tema affrontato, ma testimonia la crisi personale del giovane Mosab Hassan Yousef che riesce a pacificare il proprio spirito accettando una difficile conversione.
Nascere in Palestina, figlio di uno sceicco, decidere di collaborare con lo Shin Bet – i servizi segreti israeliani – per il bene del popolo e, sempre guidato dallo stesso spirito, abbracciare il cristianesimo in senso etimologico – il modello di fede di Gesù – è, forse, davvero troppo. Oppure…
Natale Fioretto - Graphomania