Due strane storie su cui regna il silenzio
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: pare che, negli ultimi mesi, nel villaggio di Duma gli incendi ad abitazioni della famiglia Dawabsha siano numerosi. Una serie di coincidenze?
Cari amici,
dato che nessun giornale né tanto meno televisione ha dato notizia del secondo incendio di Duma di cui vi ho parlato ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=59335), permettetemi di insistere. E di rilanciare. Perché, vedete, gli incendi a Duma da febbraio a oggi sono stati non uno e nemmeno due, ma cinque: quattro case e una macchina. Le case sono quelle dell'omicidio del bambino e di suo padre, un mese fa; di un suo parente, la stessa notte; di un altro parente, l'altro ieri. E ancora un'altra a febbraio, guardate un po', sempre di un parente delle vittime del rogo (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/is-duma-village-the-most-flammable-in-palestine/2015/08/24/), fratello del proprietario della casa incendiata l'altro giorno, che l'autorità palestinese ha sminuito, dopo aver tentato di attribuirla ai “coloni”, come effetto di un cortocircuito - ma all'interno, a quanto pare, si sono trovati i resti di una bomba molotov, lo stesso sistema dell'omicidio (per chi sa leggere l'ebraico, qualche dettaglio si trova qui: http://www.0404.co.il/post/Article1440406654.html). E poi c'è la macchina, anch'essa appartenente a un membro della famiglia Dawabsha. Le stranezze si moltiplicano.
Certo, una spiegazione ci vorrebbe. O i Dawabsha sono particolarmente sfortunati, e dovrebbero andare a farsi benedire da qualche parte come l'equivalente musulmano di Lourdes, o Duma per qualche strano fenomeno è il villaggio più infiammabile della Samaria (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/is-duma-village-the-most-flammable-in-palestine/2015/08/24/), ma solo per quella famiglia lì. O i terribili “coloni ebrei” ce l'hanno proprio coi Dawabsha, ma sarebbe bene capire perché. O forse c'è del marcio a Duma, come vi dicevo ieri: una vecchia faida che ha fatto molti morti. E allora bisognerebbe capire se l'omicidio, anche qui per uno strano caso, venga da fuori, sia frutto di un “terrorismo ebraico” che ha scelto a caso le sue vittime, e si sovrapponga agli altri incendi. Certo, è quel che sembrano dire i graffiti scritti sul muro, ma quelli sono la parte meno credibile della storia ufficiale, come vi ho raccontato ieri. O forse è successo che l'omicidio sia dovuto a una mossa nella faida scappata di mano, e le scritte siano un tentativo di copertura. Io non sono un poliziotto e neanche faccio di mestiere il giornalista investigativo. Non posso dare risposte. Certo, se un centesimo delle energie spese dal mondo per deplorare i cattivissimi “coloni” fosse stato utilizzato per capire meglio come sono andate le cose, ne sapremmo di più.
Ma che volete, la stampa internazionale di queste cose non si appassiona. Come non si è appassionata al caso Al Doura, quando l'esercito israeliano fu accusato da un video taroccato della televisione francese di aver ammazzato un bambino arabo, quando poi si è visto che tutta la vicenda era una messinscena e certamente il bambino non era morto come si era detto, certamente non per uno sparo israeliano (https://www.youtube.com/watch?v=7CUgzeG5DEg, http://www.meforum.org/1998/philippe-karsenty-we-need-to-expose-the-muhammad). E come è indifferente al processo di New York, in cui l'Autorità Palestinese e l'OLP sono stati condannati per appoggio al terrorismo e, incredibilmente, l'amministrazione Obama ha scritto al giudice per chiedergli indulgenza per la povera AP, che non avrebbe i soldi per pagare le riparazioni alle vittime e serve alla politica americana... Come se il presidente Mattarella o Renzi scrivessero a un giudice che esamina le collusioni di un'amministrazione locale con la mafia, dicendogli di non condannarla, perché metterebbe in imbarazzo la politica dello stato italiano... inconcepibile - anche se una qualunque amministrazione che non fosse quella del PD a Roma sarebbe stata da tempo sciolta per mafia...
Obama a Netanyahu: "Ti copro io, Benjamin"
La novità qui è che il giudice americano in parte si è piegato al diktat di Obama, non annullando la sentenza e la pena, ma sospendendo fino all'appello l'esecuzione delle centinaia di milioni dovuti dai palestinisti ai parenti delle loro vittime, stabilendo una cauzione di 10 milioni e un milione di dollari, che aumentarà di un milione al mese fino alla sentenza di appello (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/199878#.Vdxu5vntmkp http://www.trust.org/item/20150824160745-pjkv6/). Si è piegato in parte, perché ha molto alleggerito il conto economico, ma non ha affatto eliminato la condanna, che neppure Obama e Kerry hanno avuto il coraggio di contestare nel merito. Anche questo è un tema importante, perché si tratta della condanna per terrorismo di un'organizzazione che tutti i progressiti e i buonisti del mondo vogliono riconoscere come stato, molti pensando in questa maniera di contribuire alla nuova soluzione finale della questione ebraica, ma alcuni molto ingenui magari anche illudendosi di compiere un atto di giustizia e un passo verso la pace. Ma anche su questo, il silenzio è tombale.
Ugo Volli