Bds, ovvero il nuovo antisemitismo 29/07/2015
Analisi di Angelo Pezzana
Autore: Angelo Pezzana
Riprendiamo da SHALOM di luglio 2015, a pag. 10, con il titolo "Bds, ovvero i nuovi odiatori di Israele", l'analisi di Angelo Pezzana.


Angelo Pezzana con la copertina del suo libro "Quest'anno a Gerusalemme" (Giuntina ed.): storie degli ebrei italiani in Israele

Se un solo merito ha avuto il BDS (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) nei confronti di Israele, ebbene concediamoglielo: ha fatto tornare con i piedi per terra tutti coloro che - in buona fede - avevano creduto che fosse sufficiente far conoscere, mostrare al mondo intero ciò che lo Stato ebraico era riuscito a realizzare, prima in Palestina e poi nel rinato Israele. A chi si occupava di informazione veniva chiesto di cancellare la parola ‘hasbarà’, perché ricordava troppo ‘propaganda’, mentre Israele non ne aveva più bisogno, era Israel hayafà - la bella Israele - quella che bisognava mostrare. Non che non fosse giusto, era sempre valso prima e a maggior ragione continuava ad essere uno degli strumenti più importanti, il ‘brand’ - come si dice - che faceva rimanere con gli occhi spalancati tutti quelli che avevano scelto di tenerli aperti.

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Guardavano, rimanevano incantati e applaudivano. Ma accanto a queste persone, sicuramente tante, in ogni caso più di quante pensiamo, aumentava la moltitudine degli odiatori, incurabili, perché l’odio è una malattia difficilmente curabile, la si può diagnosticare ma la sua natura irrazionale non contempla guarigioni. E l’odio ha partorito alla fine quella sigla - BDS, indovinata, va ammesso, perché facile da capire ed essere ricordata - che riunisce in sé tutti gli attacchi di quella guerra asimmetrica contro Israele che sta avendo una straordinaria popolarità, in quanto fornisce indicazioni facili da seguire e applicare perché maschera con abilità l’anti-semitismo sostituendolo con uno spendibile anti-sionismo. In ultimo, ma non meno importante, i fruitori sono in gran parte intellettuali, accademici, giornalisti, studiosi, scienziati, ai quali non par vero di avere finalmente le spalle coperte da organizzazioni internazionali particolarmente potenti. Sindacati, università, chiese, giornali, tutti - anche se in diversa misura - diventati negli ultimi anni destinatari di enormi investimenti di provenienza arabo-musulmana.

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BDS: un movimento razzista e antisemita

Di mezzo non c’è l’Iran - o almeno non c’è ancora, anche se è il primo nome che viene in mente - ci sono invece i suoi nemici, Arabia Saudita, Qatar, Emirati del Golfo, i quali finanziando ogni genere di iniziativa, dall’aspetto culturale, sono riusciti ad addomesticare istituzioni che oggi agiscono quasi apertamente quali agenti il cui compito è la diffusione dell’islam, primo passo indispensabile per porre poi le fondamenta di una civiltà in grado di sostituire quelle precedenti. I metodi non sono quelli criminali dello Stato Islamico, le tecniche sono raffinate, le menti pensanti che guidano il BDS vivono in Occidente, conoscono bene quali sono i punti deboli delle democrazie e li sfruttano senza incontrare ostilità. Per ora il nemico numero uno è Israele, ma dovremmo dire gli ebrei, visto il successo che il BDS ottiene emarginandoli nelle università, in Europa e in Usa.

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Non da meno è il disinvestimento, che vede uniti sindacati e chiese, che spostano da Israele i capitali che avevano investito, senza curarsi se magari le nuove scelte renderanno meno, ciò che conta è danneggiare l’economia israeliana. UE e Onu danno man forte, soggiogate come sono da una visione politica che vede nello Stato degli ebrei il responsabile di tutti i mali di questo mondo. Israele ha un esercito le cui leggi democratiche sono infinitamente superiori - imparagonabili - a quelle degli altri stati democratici. Eppure viene portata sul banco degli accusati per ‘crimini di guerra’. In Israele il rispetto verso tutte le religioni è totale, mentre nei paesi islamici si rischia la vita per apostasia se non si crede in Maometto.

Eppure, anche in questo campo, ad essere diffamato è Israele, mentre quel che avviene nei paesi arabo-musulmani sembra non destare alcun interesse. In Israele i cristiani aumentano costantemente di numero, ma il Vaticano lo ignora platealmente, mescolando le persecuzioni e le stragi di cristiani che avvengono in tutto il Medio Oriente sotto il cappello ‘Terra Santa’, che per antonomasia significa poi Israele. I diritti civili sono rispettati più e meglio che in gran parte delle democrazie occidentali, ne è esempio ancora una volta l’esercito. La leva è obbligatoria per tre anni, dopo di che c’è annualmente un mese di addestramento, il miluim .

Ebbene, i componenti di una famiglia omogenitoriale non vengono mai richiamati contemporaneamente per il miluim. Questo permette che uno dei due padri possa sempre essere al fianco dei figli senza che gli obblighi militari lo impediscano. Il provvedimento vale anche in caso di guerra, per assicurare ai bambini la presenza di una figura genitoriale. Succede in qualche altro paese occidentale? Eppure una parte rilevante dei movimenti LGBT, non ha ancora capito - per ignoranza o ostilità (chiamiamola così) - quanto avanzata sia la società israeliana.

Non facciamo ovviamente paragoni con gli stati islamici, la cui attitudine criminale nei confronti dei diritti umani è ben nota. Sono solo alcuni esempi, ma molti altri possono essere citati, se solo chi non sa volesse incominciare a sapere. La battaglia sarà lunga, ma sarà Israele a vincerla, la libertà e la giustizia, prima o poi, sconfiggeranno tutte quelle ideologie, laiche o religiose, che oggi possono apparire minacciosamente incombenti. E la guerra contro la disinformazione è fondamentale per raggiungere l’obiettivo.

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