In galera chi lancia pietre
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
A destra: questo è un delinquente
Il lancio di pietre, per esprimere dissenso politico, è diventato ufficialmente reato dopo che la Knesset l’ha approvato con 69 sì – maggioranza più alcuni voti dall’opposizione - e 17 no – Lista Araba Unita e Meretz, una estrema sinistra che passa con disinvoltura dalla difesa dei diritti civili a quella dei terroristi. Il reato comporta 10 anni di carcere, che diventano 20 se viene provata la volontà di uccidere, come purtroppo è successo troppe volte negli ultimi anni contro soldati e civili che viaggiavano in auto.
Le pietre possono uccidere
Un commento a parte merita il voto contrario dei tre partiti arabi che formano uniti la Lista Araba. Passi l’aver definito la legge “razzista e anti-costituzionale”, perché studiata apposta “per reprimere la legittima, civile e popolare protesta dei palestinesi”, è questo il linguaggio al quale siamo abituati, non avendo appreso nulla dal sistema democratico israeliano, l’unica legge alla quale obbediscono è ancora quella della giungla.
Questa immagine, divenuta simbolo della Prima Intifada, veicola un messaggio falso e cerca di identificare empaticamente chi la osserva nel bambino che lancia pietre
Ciò che invece fa sperare in bene in una futura dis-unità della Lista sono gli interventi dei deputati dei tre partiti, in gara fra loro a chi attaccava Israele con più ferocia, cercando di scavalcarsi a vicenda, dimenticandosi persino delle vittime arabe scambiate per ebrei. Pietre e proiettili non guardano in faccia a nessuno quando colpiscono.
E’ così che la democrazia israeliana punisce chi compie atti di terrorismo, quello giudicato dai media occidentali con benevolenza, che sarà mai una pietra, quando a lanciarla sono oltretutto dei giovani... Adesso basta. La legge c’è e punirà chi delinque. Ai possibili, futuri delinquenti scegliere.
Angelo Pezzana con la copertina del suo libro "Quest'anno a Gerusalemme" (Giuntina ed.): storie degli ebrei italiani in Israele