(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Khamenei ha bisogno di odiare l'America. Quest’articolo spiega perché con informazioni sorprendenti sul popolo iraniano.
"Piccolo Satana..."
"... Asse del male, ma non poi tanto"
Il Leader Supremo iraniano si è comportato in modo strano dopo che a Vienna, il 14 luglio scorso, è stato firmato il Joint Plan of Action: in effetti due giorni dopo aver firmato l’accordo, il suo discorso per la fine del Ramadan è stato, come di consueto, infarcito con lo stesso antico odio verso l'Occidente. Ecco i principali slogan nel discorso di Khamenei, dopo il mio commento:
“L'America è il nemico” : se pensate per un solo momento, cari fratelli iraniani, che l'America sia diventata nostro amico in seguito all’accordo, non illudetevi. L'America era, rimane e sarà sempre il nostro nemico. L'accordo non ha minimamente influenzato una situazione che resta immutabile.
“La Repubblica islamica non potrà mai cedere ai diktat del nemico e non scenderà mai a compromessi su come mantenere intatte le sue capacità difensive” : se c'è qualcuno in America, in Europa o nel resto del mondo, che pensa che quest’accordo possa mettere fine al nostro programma nucleare, si sbaglia di grosso; l'Iran non rinuncerà mai ai risultati che i suoi scienziati hanno raggiunto con l'aiuto e la generosità di Allah.
“A prescindere dal fatto che la versione definitiva dell'accordo sarà, o no, ratificata, noi continueremo a sostenere i nostri amici nella regione: l’oppressa nazione palestinese, gli yemeniti, il popolo siriano e il suo governo, il popolo iracheno e il suo governo, il popolo oppresso del Bahrain, i combattenti per la libertà in Libano e in Palestina, tutti loro continueranno a ricevere il nostro sostegno” : non smetteremo di interferire negli affari delle nazioni della regione, e non cesseremo di armare, finanziare, addestrare e incoraggiare le organizzazioni terroristiche.
“Non abbiamo discusso le diverse questioni internazionali e regionali con l’America” : siamo liberi di fare quel che vogliamo in qualsiasi Paese della regione e del mondo, e l’America non riuscirà a costringerci a seguire le regole di quella che è conosciuta come la “comunità internazionale”; noi non eravamo d’accordo a mettere tutto questo nell’accordo e siamo quindi liberi di fare ciò che vogliamo.
“Gli americani sostengono di essere riusciti a trascinare il governo iraniano al tavolo dei negoziati e a impedirgli con la forza di procurarsi armi nucleari e simili. La verità è diversa” : il Presidente degli Stati Uniti sta cercando di vendere l'accordo come un modo per impedire gli armamenti nucleari iraniani. Lui si sbaglia e inganna l’America, noi faremo tutto ciò che vogliamo.
“Noi non consideriamo la guerra come una benedizione e non ne scateneremo alcuna, ma se dovesse scoppiare una guerra qui, sarà l'America, l'invasore criminale, il perdente” : se c'è qualcuno in America o in qualsiasi altro luogo, che pensi ci possa essere un’opzione militare contro di noi, si sbaglia, e noi lo sconfiggeremo proprio come sconfiggeremo l'America.
Da questo discorso sorgono varie domande: perchè Khamenei sente il bisogno di parlare con tale ostilità contro gli Stati Uniti, quando sa che negli USA c'è così tanta opposizione all'accordo e che questo deve ancora essere ratificato dal Congresso? Perché la Guida Suprema iraniana deve lanciare proclami che potrebbero ulteriormente aumentare l’opposizione americana all’accordo? Perché proprio lui sta dimostrando che tutte le obiezioni all’accordo sono fondate? E perché lui mette in imbarazzo il Presidente Obama, che si è esposto in prima linea per quest’accordo? La risposta a queste domande è un po’ complicata ma chiara per chiunque conosca la situazione interna in Iran.
La popolazione iraniana è molto più giovane rispetto a quella europea. Oltre la metà dei cittadini iraniani ha meno di 35 anni, il che significa che non era ancora nata quando lo Scià fu deposto, alla fine del 1978. Questi giovani iraniani non sono stati vittime del suo dispotismo, e quindi non capiscono perché devono sopportare il governo dispotico degli Ayatollah. La maggioranza della popolazione iraniana è totalmente laica, le loro vite sono lontane dall'Islam, dalla Sharia e dalle tradizioni. L'oppressione religiosa sotto cui sono costretti a vivere li allontana ancora di più dalla religione. Hanno sviluppato sentimenti anti-religiosi, e più sono oppressi dalla religione, tanto più si allontanano dai suoi divieti.
La promiscuità sessuale in Iran è molto diffusa e deriva in parte dal fatto che gli iraniani si sposano tardi: un sondaggio del 2008 ha dimostrato che mediamente gli uomini si sposano a quasi 40 anni, e le donne a 35. Il governo distribuisce contraccettivi gratuiti, preferendo quella scelta al dover curare malattie sessualmente trasmissibili, affrontare gravidanze indesiderate e l’abbandono di minori. I gay, sia maschi che femmine, sono parte della popolazione nelle città iraniane, ed il web è pieno di migliaia di siti porno in lingua persiana, in gran parte gestiti da iraniani. Le moschee iraniane sono quasi interamente deserte. Di conseguenza, la Guida Suprema fa la sua predica del Venerdì all’Università di Teheran, con gli studenti costretti a partecipare al rito e ad applaudire quando ricevono un preciso segnale.
Nel 2009, dopo i risultati delle “elezioni” vinte per la seconda volta da Ahmadinejad, nelle grandi città esplosero grandi manifestazioni di massa, per lo più di studenti, che furono soffocate con la violenza e il sangue: gli uomini furono uccisi, le donne arrestate e violentate dai carcerieri. Più tardi si era scoperto che il regime aveva preparato due aerei per far uscire di nascosto dal Paese i Capi di Stato, nel caso in cui le manifestazioni fossero andate fuori controllo e fossero riuscite a rovesciare gli Ayatollah.
L'accordo tra le potenze mondiali e l'Iran, firmato il 14 luglio 2015, ha fornito una nuova speranza a molti cittadini iraniani, in particolare ai suoi irrequieti giovani. La prima ragione di questa speranza è la convinzione che i miliardi di dollari che erano stati negati alla popolazione arriveranno presto nel Paese, incrementando la situazione economica e migliorando la vita di tutti i giorni. Quest’ottimismo fa sperare che, insieme ad un miglioramento dell'economia, anche la situazione dei diritti umani possa cambiare in meglio, consentendo una maggiore libertà politica e un’oppressione governativa e una corruzione minori. Khamenei sa bene da che parte sta soffiando il vento delle nuove generazioni e teme che l'accordo farà innescare una reazione a catena in cui, questa parte della popolazione vorrà portare il disgelo economico in un allentamento delle restrizioni politiche, religiose, culturali e personali.
Per far fronte a questa tendenza, Khamenei sente che deve trovare o inventare un nemico esterno che minacciando tutti gli iraniani, soprattutto i giovani, possa far dimenticare tutte le altre questioni pressanti che si affollano sulla leadership degli Ayatollah. L’America è ancora il nemico, che tuttora minaccia l’Iran e l’unico modo per sopravvivere alle macchinazioni del suo malvagio governo occidentale, è che ogni iraniano sostenga il regime degli Ayatollah.
Questa è la vera ragione di fondo per l’incitamento di Khamenei. Ha bisogno di una minaccia esterna dal “Grande Satana” perché ha paura della maggioranza laica nel suo Paese che non sopporta gli Ayatollah, neppure i cosiddetti “Ayatollah Riformisti”, un eufemismo nel migliore dei casi, dato che le loro riforme sono semplicemente un modo per mascherare l’ obiettivo di perpetuare il regno degli Ayatollah senza cambiarlo o sostituirlo. Vale la pena notare che l’Iran è un paese artificiale costituito da sei gruppi etnici che non hanno relazioni tra di loro: Persiani (60%), Azeri, Curdi, Turcomanni, Beluci e Arabi. La maggior parte della popolazione è sciita, ma Beluci e Curdi sono sunniti ed entrambi i gruppi stanno conducendo una guerriglia contro il regime centrale al fine di ottenere l’indipendenza, facendone pagare il prezzo con la morte di soldati iraniani e Guardie Rivoluzionarie. Il mondo non sa di tutto questo perché ai giornalisti è vietato raggiungere le zone di guerra, raccontare e fotografare quanto di terribile vi accade.
Conclusioni
Poiché l’accordo con l’Iran non fornisce un modo infallibile per controllare che gli Ayatollah con certezza non stiano sviluppando armi nucleari, possiamo concludere che prima o poi l'Iran svilupperà armi nucleari in segreto, se non lo ha già fatto. Le armi nucleari nelle mani degli Ayatollah costituiscono un pericolo per il mondo intero, sia per la visione apocalittica sciita e sia per l’ambizione islamista per l’egemonia globale. La tradizione religiosa islamica consente l’uso della forza e delle minacce. Le armi nucleari saranno lo strumento che permetterà agli Ayatollah di svolgere il loro programma islamista sciita e di muoversi per il controllo del mondo. L'unico modo per rimuovere completamente il pericolo delle armi nucleari dell'Iran è quello di abolire il dominio degli Ayatollah.
Ora che il mondo ha escluso l’arma della sanzione economica, ci sono solo due modi per raggiungere tale obiettivo: primo, incoraggiare i giovani e la maggior parte degli adulti laici a combattere il regime, secondo, aiutare i gruppi di minoranza a destabilizzare il regime e a colpire dal basso la sua unità. I leader iraniani sono deboli, hanno paura del popolo, sono alla ricerca di nemici esterni, smarriti nelle loro farneticazioni estremiste, un tentativo di nascondere le loro debolezze. Non sarebbe molto difficile rovesciare l’attuale regime. La giustificazione morale per questo è solida: gli Ayatollah hanno portato allo stremo il governo del Libano fin dal 1980 e di recente, stanno facendo lo stesso in Yemen. Forniscono armi e denaro ad Assad, l’assassino di massa, e sono in gran parte responsabili per il sangue versato in Iraq. Sostengono il terrorismo in tutto il mondo, e si sono giustamente meritati che il mondo voglia liberarsi di loro per inviarli in un luogo dove non possano infliggere più danni all’umanità.
Questa sì, sarebbe la fine della questione nucleare iraniana. Le domande che restano sono semplici e dirette: il mondo si rende conto dei pericoli che lo minacciano da parte del regime iraniano? Ha capito la situazione reale in Iran, la realtà descritta in quest’articolo? Il mondo avrà il coraggio di fare ciò che è necessario per risolvere il problema nucleare iraniano?
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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