Matteo Renzi, Benjamin Netanyahu
Dei tre incontri che Matteo Renzi ha avuto durante la sua breve visita mediorientale, due sono avvenuti i Israele, il terzo a Betlemme con Mahmoud Abbas, in una cornice politica di secondo piano - Betlemme non rappresenta nulla per l’islam - dove il presidente dell’Anp ha ripetuto le solite accuse su ‘occupazione e coloni’, ha annunciato che sta lavorando per un governo unitario con Hamas in previsione di prossime elezioni – e qui ci sarebbe da ridere se l’argomento non fosse tragico - ha ringraziato l’Italia per le montagne di denaro che mandiamo e che continueremo a inviare sotto l’etichetta della ‘cooperazione’, il che significa non controllare l’uso che ne verrà fatto.
Sempre come esempio di doppiezza, ha poi dichiarato che porge la mano a Israele in base all’iniziativa di pace degli arabi del 2002, come se l’accordo dovesse farlo con questi ultimi e non con Israele, con cui si guarda bene di tornare al tavolo delle trattative. Con lui, Renzi ha ripetuto le solite parole che tutti i leader in visita dicono, senza aggiungere nulla di nuovo. Un incontro che non lascerà traccia, tranne l’annuncio che Abbas arriverà in Italia il 19 settembre.
I due leader. In secondo piano, Sara Netanyahu
Diverso l’incontro con Bibi, soprattutto l’intervento alla Knesset, che è stato meritatamente a lungo applaudito. Parole che avranno rattristato in Italia quel cerchio mefitico che ruota intorno a Renzi, causando a catto-comunisti, vecchi e nuovi, un deciso mal di testa. Renzi ne ha avuto per tutti - come racconta oggi Deborah Fait - ha attaccato sostenitori del BDS chiamandoli ‘stupidi’ – ricordiamocelo quando ne leggeremo i nomi sui nostri media.
Ha riaffermato con parole che non richiedono alcuna interpretazione, il diritto di Israele alla sicurezza e al mondo i benefici che questo piccolo paese ha finora ha largamente distribuito grazie alla ricerca scientifica in continuo sviluppo. In mezzo a tante parole, ne ha spesa persino qualcuna per dire che l’Italia con l’Iran non accetterà nessun compromesso su Israele.
Gerusalemme
Alle affermazioni, che hanno trovato in Bibi un consenso totale, noi vorremmo però seguissero i fatti, soprattutto quelli che coinvolgono Europa e Paesi arabi. Con la prima, Renzi deve chiarire da che parte sta la Mogherini, la cui nomina è stata una scelta sbagliata che stiamo scontando tuttora, voluta, non va dimenticato, proprio da lui. Sul mondo arabo, un governo serio dovrebbe sentire il dovere di verificare come viene investito il denaro – di noi contribuenti - dato a Ong, movimenti coinvolti con il terrorismo, che lo impiegano per combattere Israele.
Non ci vuole molto a informarsi, in Italia e in Israele, per avere un quadro preciso su come intervenire. Se Renzi non aprirà la pagina dei fatti, dopo quella delle parole, sappia che deluderà profondamente quanti hanno votato per lui, da diverse aree politiche. Dopo aver ascoltato quanto ha detto a Gerusalemme, aspettiamo che le metta in pratica.
Angelo Pezzana con la copertina del suo libro "Quest'anno a Gerusalemme" (Giuntina ed.): storie degli ebrei italiani in Israele