(Traduzione di Angelo Pezzana)
Dal Jerusalem Post di oggi, 21/07/2015, a pag. 15. Ecco il link all'articolo originale in inglese: http://www.jpost.com/Opinion/From-Abraham-to-Woody-Allen-The-Jewish-masochist-tradition-409614
"Il viaggio di Abramo", di Jozsef Molnar
Hamas, il partito che ha trionfato nelle elezioni amministrative palestinesi del 2006, predica apertamente il genocidio degli ebrei, come è scritto chiarissimo nel suo statuto e come lo ripetono ogni volta i suoi leader. Il secondo partito palestinese, Fatah, è invece soltanto (sic) un partito razzista. Il suo presidente Mahmoud Abbas ha dichiarato che nel futuro stato palestinese non ci sarà posto per nessun ebreo. L’Anp, infatti, onora regolarmente chiunque uccida degli israeliani. Se li paragoniamo con altri stati e movimenti arabi, il livello del pregiudizio e della criminalità palestinese possiamo inserirlo a metà strada. I sondaggi indicano che, in caso di elezioni, il leader di Hamas stravincerebbe su Abbas.
Malgrado il livello della criminalità dei palestinesi, un numero significativo di israeliani li critica poco o nulla. Preferendo invece criticare la leadership israeliana, colpevole di svariati fallimenti. Per quanto le critiche possano essere legittime e valide, impallidiscono se paragonate al degrado morale della nazione palestinese, che vota per gli islamo-nazisti e rende onori politici agli assassini di civili. Questa diffusa attitudine masochista fra gli israeliani ha profonde radici nella tradizione ebraica. Inizia con Abramo, il fondatore del popolo ebraico, che discute con Dio su quanti devono essere i cittadini onesti di Sodoma perché la città possa essere salvata. Ma quando Dio gli dice di sacrificare suo figlio Isacco, Abramo è pronto a eseguire l’ordine divino senza discuterlo. Alla fine Dio risparmia Isacco, ma non perché gliel’abbia chiesto Abramo. Così sta scritto nel testo biblico.
Mosè secondo Marc Chagall
Accanto a questa attitudine masochista, c’è una seconda tradizione ebraica che si rifà direttamente a Mosè, fa richieste per se stesso, oltre a combattere per il suo popolo. Quando Dio gli dice che non entrerà nella Terra Promessa, Mosè cerca di convincerlo, ma invano. Però ci ha provato. La tradizione ebraica masochista continua attraverso i secoli, come molti testi dei profeti possono confermarlo. Il Talmud lo scrive in maniera esplicita: “ Rabbi Abahu dice che bisogna sempre stare con i perseguitati e non fra i persecutori”. Molti sopravvissuti alla Shaoh potrebbero essere una eccezione a queste parole, che esprimono saggezza. La generazione della Shoah è stata testimone di quanti innocenti sono stati uccisi e quanti fra i loro assassini sono rimasti nella loro vita senza mai neppure essere stati giudicati nei tribunali.
Un testo esegetico della letteratura del Midrash, dimostra una attitudine simile a quella talmudica che abbiamo citato: “Abele è stato ucciso da Caino, ma le sue offerte venivano accettate, Noè è stato perseguitato dai suoi contemporanei, Abramo da Nimrod, Isacco dai Filistei, Giacobbe da Esaù, Giuseppe dai suoi fratelli, Mosè dal Faraone, Davide da Saul e poi lo stesso Saul dai Filistei. Fra tutti, Dio scelse il perseguitato e non i persecutori” Anche alcune preghiere ebraiche hanno un contenuto fortemente masochista, che raggiunge l’apice nelle preghiere delle feste più solenni. Una dice “ abbiamo peccati più di ogni altra nazione”. Se consideriamo gli eventi globali come le stragi di massa nel mondo arabo e in Africa, o gli appelli al genocidio che si levano da una parte dell’islam, le parole di quella preghiera hanno del surreale. La forma più estrema di masochismo è l’odio di sé.
Theodor Lessing
Theodor Lessing, nell’Europa di prima della guerra, inventò quel termine per un suo libro. Un tipico esempio di ‘disgusto di sé’ è stato evidente nella condotta politica del primo ministro austriaco Bruno Kreisky. Solo un ebreo poteva parlare in favore, anche se parzialmente, degli austriaci per le loro enormi colpe durante la guerra. Il suo odio di sé apparì chiaro quando affermò “ se gli ebrei sono un popolo, allora sono un brutto popolo” La tradizione masochista ebraica si esprime anche nell’umorismo ebraico. Gli inglesi prendono in giro gli irlandesi, il tedeschi i polacchi, gli olandesi ridono dei belgi. Ma gli ebrei prendono in giro se stessi. Come è evidente da una frase nel film Annie Hall di Woody Allen. Alvy, l’alter ego del regista, dice “sono compatibilmente normale per essere un ragazzo cresciuto a Brooklyn”.
Woody Allen
Nel maggio 2014, la visita dell’allora presidente Shimon Peres in Norvegia aveva dato un chiaro esempio di auto-annientamento israeliano. In Norvegia, anti-semitismo e anti-israelismo abbondano. Un sondaggio ha rivelato che il 38% della popolazione crede che Israele si comporti come i nazisti nei confronti dei palestinesi. Durante la sua visita, Peres disse “ La Norvegia è la perla dell’umanità, costruita sui valori umani, considera la gente in modo libero e uguale”. Questi pochi esempi illustrano la radicata tradizione che si manifesta a diversi livelli in larga parte del settore politico israeliano. I pacifisti e i loro movimenti che continuano a premere per concedere ulteriori territori ai palestinesi, sono incapaci di imparare alcunché dalla disastrosa decisione di avere abbandonato Gaza.
Eppure il masochismo non fa parte dei geni, i bambini non nascono masochisti, ma lo diventano dall’educazione che ricevono. Ma questa tradizione masochista, per un certo verso, si trova anche in altri luoghi dentro la società israeliana. I governi israeliani, uno dopo l’altro, non hanno mai spiegato la gravità della criminalità ufficiale palestinese. Esempi di questo tipo abbondano, non è mai stato fatto nulla in questo campo. E’ una delle mille spiegazioni per cui così tanti nemici degli ebrei si godono un pranzo anti-semita gratis. E’essenziale che la lotta contro il masochismo diventi un tema centrale della società israeliana. Questo vale per i pacifisti all’interno di Israele che non si accorgono dei crimini del nemico, come vale per quegli ebrei che promuovono l’anti-israelismo all’estero.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.