Stato e Rabbinato: come funziona una democrazia 19/07/2015
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana
Autore: Angelo Pezzana

Stato e Rabbinato: come funziona una democrazia 
Lettera da Gerusalemme, di Angelo Pezzana


La Knesset, il Parlamento israeliano

Al titolo avrei dovuto aggiungere ‘nel rapporto irrisolto fra modernità e tradizione’, perché in Israele, malgrado il sistema democratico funzioni possedendo gli strumenti per regolare i conflitti, la questione ‘rabbinato’ – più che religiosa - non ha trovato ancora una adeguata soluzione. L’occasione è una proposta di legge partita dal partito religioso Shas, che all’interno del governo ha un suo esponente di primo piano, Arye Deri, Ministro dell’Economia, in base alla quale al Rabbinato verrebbe attribuito il potere di esprimersi su qualsiasi procedura legislativa che interessasse Stato e religione.


Shas

I temi in questione sono soprattutto, ma non solo, quelli inerenti alle conversioni e alla kashrut. L’iniziativa ha trovato adesioni anche fra alcuni deputati degli altri partiti della coalizione di governo. Il primo partito ad opporsi è stato Kulanu, che ha rilevato quanto una legge simile darebbe al rabbinato un potere che non ha mai avuto, praticamente libertà di intervento sulle leggi votate dalla Knesset.


Rachel Azaria

“Uno dei principi base di una democrazia è la separazione dei poteri”, ha dichiarato Rachel Azaria, deputata di Kulanu, “questa legge cancellerebbe la separazione", perché il Rabbino Capo di Israele è anche presidente del Tribunale Rabbinico, esso stesso un potere giudiziario. Avrebbe uno status speciale nei rapporti con la Knesset, un pericolo per la democrazia, perché avrebbe il potere di proporre o cancellare leggi. Dopo le polemiche suscitate nei giorni scorsi dalle dichiarazioni del Ministro degli Affari Religiosi David Azoulay, di non considerare ebreo chi non appartiene al settore ortodosso, affermazione che ha trovato fra i molti oppositori anche Bibi Netanyahu, a Natan Sharansky, capo dell’Agenzia Ebraica, era stato dato l’incarico di studiare iniziative per promuovere l’unità del popolo ebraico, a qualunque rito religioso si riferisca.


Kulanu

La proposta di Shas va nel senso opposto, se venisse approvata l’immagine laica di Israele subirebbe un grave danno. La politica ufficiale non ha ancora fatto sentire la propria voce, se si esclude il partito Kulanu. In un paese che ha fatto della modernità la propria bandiera, è inconcepibile il peso che hanno i due partiti religiosi, un potere che si insinua anche negli altri partiti, creando così di fatto una lobby trasversale. Una situazione che in Italia dovremmo comprendere per esperienza, e non mi riferisco al passato. I partiti hanno cambiato nome, certi aggettivi sono scomparsi, ma la sostanza è rimasta pressoché la stessa: un governo lo si può guidare anche da fuori del Parlamento, se ne possono anche influenzare le leggi. Se non fosse chiaro, mi sto riferendo a casa nostra, non a Israele. Dove, almeno, la lotta è palese, l’argomento è da prima pagina dei giornali, e le divisioni in politica sono scelte che si pagano. “A sua insaputa” è una frase che in Israele nessuno capirebbe.


Angelo Pezzana con la copertina del suo libro "Quest'anno a Gerusalemme" (Giuntina ed.): storie degli ebrei italiani in Israele


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