Perchè l’anti-semitismo è parte della cultura europea
Analisi di Manfred Gerstenfeld
(Traduzione di Angelo Pezzana)
L’anti-semitismo non è soltanto parte della storia europea, ma è una componente della sua cultura. La sua lunga storia abbonda di diffamazioni,discriminazioni, doppi standard di valutazione, pogrom, espulsioni e altre persecuzioni.
Il punto più basso è stata la Shoah. Il genocidio venne realizzato non soltanto dagli da tedeschi e austriaci, ma anche dai molti collaboratori, non necessariamente tutti pro-nazi, nei paesi occupati.
Dal punto di vista storico, quasi tutti i paesi occupati ammisero alla fine il loro comportamento e i vari livelli di collaborazionismo con il nazismo. Molti hanno chiesto scusa. Alcune settimane fa, a farlo è stato il Lussemburgo.
Una eccezione di rilievo è l’Olanda, dove l’attuale Primo Ministro Mark Rutte (Partito Liberale) ha definito per la seconda volta ‘non rilevante’ la risposta che avrebbe dovuto dare in Parlamento sulla scandalosa omissione di ammettere l’adesione al nazismo dell’Olanda durante la guerra. Il governo olandese,in esilio a Londra, non mostrò interesse per quel genocidio di massa – lo sterminio dei tre quarti dei 140.000 ebrei da parte dell’occupante tedesco. Una comunità presente in Olanda da secoli.
Si parla poco della storia dell’antisemitismo europeo, anche se sarebbe utile una analisi di quanto l’anti-semitismo sia stato una componente della cultura europea, e quindi da comprendere nel rapporto con gli ebrei. Onde evitare equivoci, è bene dire che oggi la maggior parte degli europei non sono antisemiti.
Uno dei più famosi studiosi dell’anti-semitismo, Robert Wistrich, morto un paio di mesi fa, ci ha dato gli strumenti per capire quanto l’anti-semitismo sia parte integrale della cultura europea.
Alcuni anni fa l’avevo invitato al Jerusalem Center for Public Affairs a parlare sulla tradizione antisemita della cultura europea. Wistrich spiegò che gli ecclesiastici e molti teologi cristiani di chiara fama “ avevano educato al disprezzo del popolo ebraico “ nel Medio Evo e attraverso i millenni.
Insegnamenti non limitati alla chiesa cattolica. Su Martini Lutero, autore della riforma protestante, Wistrich disse che “ il suo pensiero sugli ebrei è stato il più violentemente fanatico nella storia della diffamazione antisemita.”
Wistrich dimostrò come le tendenze intellettuali in Europa avessero dimostrato come la tradizione antisemita fosse continuata anche durante l’illuminismo, citando l’odio di Voltaire per il popolo ebraico.
Citò anche la generazione successiva di antisemiti, come i filosofi idealisti tedeschi del 18° e 19° secolo, inclusi Kant, Hegel, Shopenhauer, e, piu tardi, Karl Marx.
Aggiunse che, con rare eccezioni, i socialisti francesi del primo ‘900 avessero creato le premesse per il successivo sviluppo dell’anti-semitismo.
Il libro “La France Juive” dell’antisemita Edouard Drumont è stato un bestseller in quegli anni, con centinaia di ristampe.
Wistrich aggiunse che nazismo e fascismo, ma anche una parte del socialismo,quella che ostentava apertamente componenti anti-intellettuali, avessero avuto tra i fondatori anche intellettuali.
Nel suo capolavoro “A Lethal Obsession” c’è un capitolo dedicato alla “giudeofobia inglese vecchia e nuova", con una analisi dei classici inglesi attraverso i secoli. Ha scritto che in Inghilterra “ il sentimento antisemita fa parte del linguaggio tradizionale, che si rinnova fra le élites culturali, politiche e nei media”.
Altri esempi di anti-semitismo quale componente della civiltà europea, si trovano nel libro di David Nirenberg “ Anti-Judaism, the Western Tradition”.
Un gran numero di scrittori europei sono stati violentemente antisemiti. Uno dei più noti è stato il francese Louis-Ferdinand Céline, condannato dopo la seconda guerra mondiale per collaborazione con gli occupanti. Ma ci sono anche antiche sculture antisemite sugli edifici, sulla cattedrale di Notre-Dame, per esempio.
Nei testi popolari europei si trovano immagini e vignette con raffigurazioni antisemite. L’Unione degli Studenti per gli scambi in Europa è intitolata a quel rabbioso antisemita che fu Erasmo. Come lo è l’università di Rotterdam.
E’ un errore credere che il nazismo e la sua cultura demoniaca siano finite con la sconfitta della Germania nel 1945. Molti non si pentirono affatto, trasmettendo ai loro figli l’ideologia nazista. Dopo la guerra, ai posti di governo, erano pochi i giudici o pubblici ufficiali dal passato presentabile. Ad occupare posti di rilievo nella Germania del dopo guerra, fra gli ex nazisti c’era il cristiano democratico Kurt Georg Kiesinger, che è stato cancelliere dal 1966 al 1969.
Anche molti fra chi si occupò dei risarcimenti ai sopravvissuti aveva il passato nazista nel proprio curriculum.
Se chiediamo quale sia il più illustre filosofo tedesco del dopoguerra, molti faranno il nome di Martin Heidegger, i cui diari pubblicati recentemente dimostrano quanto la sua filosofia fosse impregnata di anti-semitismo.
Che molti europei oggi pensino che “Israele sta conducendo una guerra di sterminio contro i palestinesi” è la migliore prova dell’attuale anti-semitismo europeo. Questa affermazione è stata condivisa da più del 40% dei cittadini europei dai 16 anni in su, e questo definisce perfettamente la cultura europea antisemita.
Lo studioso di politica Andrei Markovits, americano, mette in evidenza alcune realtà europee: “ L’Europa non ha fatto i conti con il proprio passato. Il paragone continuo tra israeliani e nazisti nasce dalle sue budella ed esprime una doppia sfrontatezza. Così facendo gli europei si auto-assolvono sulla loro stessa storia. Nello stesso tempo hanno successo nell’accusare le loro precedenti vittime di comportarsi i loro persecutori.”
I leader del continente che ha visto la nascita del nazismo, permettendogli di dominare, danno oggi poca attenzione alle ideologie politiche simili al nazismo e a quanto emerge dalle varie organizzazioni terroristiche nel Medio Oriente. Incluso Hamas, il più votato partito palestinese. Il genocidio che si propone non è il nazismo hitleriano, ma il nazismo ha avuto origini in parte dal pensiero islamico. La prossima volta che l’Europa criticherà la politica israeliana, la risposta dovrà ricordare il suo passato, incentrato proprio sull’islamo-nazismo.
I responsabili dell’Unione Europea e i paesi che la compongono, che costantemente e spropositatamente ammoniscono Israele, si ricordino del loro passato, quello sì immorale.
Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta. E' appena uscito il suo nuovo libro "The war of a million cuts" (in inglese). E' una analisi di come ebrei e Israele sono delegittimati e come farvi fronte.