Ho scritto questo a Avvenire 22/06/2015
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Ho inviato questa e-mail a Avvenire:

Leggevo qualche giorno fa che Papa Francesco, parlando del Medio Oriente, ha detto che "... ci sarebbe da compiere un ulteriore sforzo per eliminare quelli che appaiono come taciti accordi per i quali la vita di migliaia e migliaia di famiglie - donne, uomini, bambini, anziani - sulla bilancia degli interessi sembra pesare meno del petrolio e delle armi, e mentre si proclama la pace e la giustizia si tollera che i trafficanti di morte agiscano in quelle terre. Vi incoraggio pertanto, mentre proseguite il servizio della carità cristiana, a denunciare ciò che calpesta la dignità dell'uomo".
E io obbedisco e denuncio questo articolo sull'uccisione del ragazzo israeliano, comparso sul Avvenire. Non discuto sulla gravità dell'atto violento e criminale contro la chiesa di Tabga, ma credo sia estremamente più grave l'uccisione di un ragazzo, che si ferma per rispondere ad una richiesta di aiuto e viene brutalmente ucciso. Da questo articolo sembra che non sia così... E la cosa grave è che questo articolo sembra giustifichi il crimine, archiviandolo come ultimo (episodio) di tanti legati alle tensioni sugli insediamenti. Vorrei ricordare a quei giornalisti che quel ragazzo era israeliano, viveva in Israele, vicino a Tel Aviv, non era un colono (anche se vorrei sperare che nessuno è legittimato ad uccidere una persona, solo perché è un presunto “colono” …), quindi è stato ucciso perché ebreo.
Forse a loro questo sembra normale, ma non lo è. Non lo dovrebbe essere per la nostra Chiesa in quanto “la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione.” e “deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque.” (Nostra Aetate).
Ma allora perché fingiamo di non conoscere gli statuti di Hamas e dell'Olp, che sono una raccolta di ideologie razziste dalle quali si devono difendere gli ebrei israeliani, e continuiamo a puntare il dito contro Israele?
Ricordo che la comunità internazionale, condizionata dalla propaganda palestinese, considera illegali gli “insediamenti” israeliani in quei territori contesi, ma la Corte di Versailles ha recentemente confermato che l'occupazione israeliana in quei territori è legale, in accordo con i diritti internazionali. (A quanto pare, i diritti internazionali valgono per tutti, tranne che per Israele.. non è un po' strano?)
Come possiamo sperare in un costruttivo dialogo ecumenico con i nostri fratelli ebrei, se continuiamo a negare agli ebrei israeliani il diritto di difendersi e di sopravvivere? Se continuiamo a giudicarli e condannarli, chiudendo gli occhi davanti ai crimini che devono continuamente subire? Non si rendono conto i Vescovi e Avvenire che certi atteggiamenti di chiusura e di condanna suonano come il risveglio di vecchie persecuzioni, mai veramente sopite?
In questo articolo non si cita neppure il nome del ragazzo israeliano ucciso e quest'atto di violenza inaudita e inaccettabile viene archiviato in due righe.
Quel ragazzo si chiamava Danny Gonen, aveva 25 anni, ucciso nella regione di Benyamin, dove era andato a fare una gita... È la terza perdita in tre anni per la madre di Danny, Devorah, che ha recentemente perso il marito e la nipote.
Ho notato anche che sono stati tutti – come sempre – molto attenti a non nominare “Israele” (sostituito da Galilea, senza specificare in che nazione si trovi, da Paese e da Terra Santa...).
Quando la smetteremo di offendere il popolo israeliano evitando accuratamente di nominare – e quindi di riconoscere – il loro Stato?
Se vogliamo il loro rispetto, perché non iniziamo a rispettarli anche noi, magari chiamando il loro Paese con il suo nome?
Sembra anche che Avvenire sappia già chi sono gli autori del crimine di Tabga... anche se non mi risulta che siano stati ancora trovati i responsabili. Noto, infine, che hanno ignorato le reazioni dei molti israeliani, Netanyahu in prima linea, di condanna contro questo atto criminale. E sono sicura – anche se spero di sbagliare – che eviteranno anche di parlare dei festeggiamenti per l'assassinio del ragazzo ucciso, che verranno con ogni probabilità organizzati, come di consueto, dal neo “angelo della pace” Abu Mazen.
Non sono completamente d'accordo con i Vescovi. Penso infatti che se si scoprirà che gli autori dell'incendio a Tabga sono ebrei israeliani, quell'atto criminale avrà offeso soprattuto Israele e il suo popolo, prima di offendere i cristiani d'Israele e la Chiesa cattolica. E su questo do ragione a Netanyahu.

 Laura Malchiodi

Grazie di cuore per questa lettera, ci auguriamo che la leggano e sottoscrivano tutti i nostri lettori cattolici.
Riportiamo il link alla nostra pagina, che contiene
 anche l'indirzzo di Avvenire.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=1&sez=120&id=58586

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