Gli imbecilli che vogliono sciogliere il popolo e le conseguenze della loro pedagogia islamo-goscista
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
chi mi legge sa che io amo citare ogni tanto una battuta di Bertolt Brecht: non per simpatia dell'autore, che era uno dei molti intellettuali affetti dalla sindrome della servitù volontaria di fronte ai dittatori, ma perché ogni tanto anche un bravo stalinista (ma di genio) come Brecht aveva attimi di straordinaria lucidità.
Brecht scrisse, in occasione dell'ondata di scioperi contro il governo della Repubblica “democratica” tedesca, che poi portò a una durissima repressione e alla costruzione del Muro di Berlino che il Comitato Centrale del Partito comunista della DDR, avendo appreso che il governo del suo paese non godeva più la fiducia del popolo aveva decretato di dissolvere... il popolo.
Bertolt Brecht
Oggi la DDR non c'è più e così il suo partito comunista e soprattutto il comitato centrale. Ma il loro posto è stato preso dai giornalisti, soprattutto da quelli delle testate più autorevoli. Se il popolo bue, sbaglia sono loro, ottime mosche cocchiere, a correggerlo e punirlo, spiegando che cosa dovrebbe fare e pensare. Non dispongono per fortuna dei servizi segreti, dell'esercito e delle carceri della DDR, ma dato che vivono nella carta stampata e nel teatrino della politica, cioè in una forma particolarmente allucinatoria e virtuale, si riservano il diritto di sciogliere moralmente il popolo o almeno di metterlo sotto la lavagna.
Questa impressione, che è generale e continua, costituisce una delle ragioni della totale incapacità di capire la propria situazione che caratterizza il nostro continente, o almeno la sua parte ufficiale.
L'ho avuta, con particolare forza ieri, leggendo i commenti alle elezioni politiche danesi. Dove, per l'ennesima volta, dopo Francia e Gran Bretagna, tutti i paesi nordici e l'Olanda, la Polonia ecc. ecc. si è avuta la sconfitta della sinistra in favore di forze politiche contrarie all'accettazione indiscriminata dell'immigrazione e allo smantellamento della cultura nazionale in favore dell'internazionalismo socialista in salsa di vongole che è l'ideologia ufficiale dell'Unione Europea.
La scelta è del tutto ovvia. Il nostro continente è composto prevalentemente da stati nazionali che hanno identità, tradizioni, lingue, forme d'arte e di paesaggio, letterature, cucine diverse. Gli europei in buona maggioranza non vogliono né essere invasi da popolazioni di “rifugiati” che sono aggressivamente portatatori di culture estranee alla tradizione del nostro continente come quella islamica, né vogliono essere frullati in un artificiale melting pot come quello che propugnano gli euroburocrati. Inoltre hanno imparato a detestare la burocrazia di Bruxelles, la sua pretesa di iperregolazione burocratica e di giuridificazione di tutta la vita sociale, che purtroppo prolifera a tutti i livelli nelle società europee, portandole a una paralisi economica e culturale di cui non ci rendiamo pienamente conto (perché i successori del PC della DDR si guardano bene dal raccontarcelo), ma che è la causa principale della crisi in cui ci trasciniamo.
In tutt'Europa, a parte alcuni lunatici paesi del Sud in cui, come in Spagna, si nominano assessori alla cultura i raccontatori di barzellette antisemite, purché anticapitalisti, o come in Grecia si costituiscono governi che portano il loro paese al fallimento sulla base del pensiero che la finanza mondiale ce l'abbia con loro, o che credono alle scie chimiche come qualche imbecille pluristellato da noi - a parte la follia di una sinistra folklorica e vitellona, l'Europa è dominata da un'ondata di rifiuto per quel governo antidemocratico che regola ogni cosa da Bruxelles, con l'idea che il meglio che possiamo fare in tempi di guerra civile araba generalizzata è prenderci in pancia anche noi più arabi che possiamo.
E i nostri eredi della DDR, di fronte alla volontà espressa in ogni elezione di buttar giù la politica suicida e insensata dell'Unione Europea... decidono che è sbagliato il popolo europeo (ottima ragione per integrarlo con qualche milione di musulmani, pensano, illudendosi che essi per gratitudine votino dove batte il loro cuore, cioè a sinistra).
E' chiaro che la domanda politica è quella di governi che resistano all'immigrazione clandestina. Anche sulla base che è insensato aiutare gli arrivi, perché anche a riempire tutta l'Europa non si risolverebbero i problemi dell'Africa e del mondo islamico, ma in cambio si favorisce molto quello sfruttamento dell'immigrazione che non coinvolge solo gli scafisti, ma anche molte rispettabili cooperative, associazioni clericali varie, tutto un sottofondo di assistenzialismo che come si è visto è talvolta anche contiguo con la criminalità comune e con la corruzione.
Il ricatto per cui “bisogna” accogliere gli immigrati clandestini non sta in piedi. Non “bisogna” affatto accoglierli, né sul piano politico, né su quello etico, né su quello economico. Ci sono solo due atti razionali: o si decide che non devono esserci più confini e che l'Europa debba essere una succursale del Maghreb e allora si allestiscono numerosi e frequenti traghetti senza controlli né passaporti fra, diciamo, Bengasi e Napoli, in maniera tale da evitare tutti i naufragi e gli psicodrammi che ne seguono, o ci si pone il problema di evitare fisicamente gli sbarchi, cosa che una Marina capace può benissimo fare, prendendo il controllo dei barconi, riportandoli manu militari ai porti da cui sono venuti e distruggendo poi i barconi.
Comunque la domanda politica è per governi che lottino contro l'immigrazione, non si sforzino di trovare gli alberghi dove ospitare i clandestini. E per governi che contrastino “il mostro buono di Bruxelles” come lo chiamò Enzesberer qualche anno fa, non che si sforzino di presentarcelo come se fosse più simpatico e utile di quel che è. Questa domanda c'è, è massiccia e radicata. Il punto è se essa incontra un'offerta politica razionale che persegua questi obiettivi con metodi democratici, senza strizzare l'occhio o peggio al nazismo.
Dove questa offerta di una politica contro la burocrazia di Bruxelles e le sue storture e contro il ricatto dell'immigrazione a tutti i costi c'è, le cose si possono risolvere senza danni.
Ma dove questa offerta politica diciamo moderata e liberale manca, si gonfiano improvvisamente le forze di estrema destra, con rischi immensi per tutti. Anche in Italia, se l'alternativa fosse fra diciamo la Boldrini e Casa Pound, il risultato sarebbe pericolosissimo. Per questo è necessario che ci siano forze democratiche antislamiste, realiste in politica estera, nemiche della burocrazia, decise a contrastare l'immigrazione clandestina. Se queste forze non si organizzano, rischiamo presto di trovarci di fronte alla scelta del diavolo fra “gosc-islamismo”, come l'ha chiamato qualcuno, e neofascismo. Alla faccia degli imbecilli che pensano di sciogliere i popoli che non votano secondo le loro simpatie politically correct.
Ugo Volli