L’agonia della Siria 30/05/2015
Autore: Mordechai Kedar
 L’agonia della Siria
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Assad

La situazione in Siria si sta deteriorando. A est, lo Stato Islamico con la conquista di Tadmur, ha esteso il controllo su quasi metà del Paese, fino ai confini con Iraq e Giordania. Il regime di Assad ha perso i valichi di frontiera iracheni, mentre gli aeroporti militari nel deserto -Tadmur e T4 - sono nelle mani dell’Isis. Centinaia di persone che vivevano nella città e che sostenevano il regime, sono state trucidate dai coltelli dei jihadisti e i loro corpi abbandonati nelle strade. Il mondo vede l’antica Palmira, sito d’inestimabile valore culturale, subire per mano dell’Isis la stessa sorte dei siti archeologici iracheni. Si sta combattendo nella parte occidentale del Paese, dove vive la maggior parte della popolazione e in cui si concentrano industrie e agricoltura.

Sui Monti Qalamoun e nella regione di Idlib infuriano aspri combattimenti tra il regime e una coalizione di forze ribelli, in prevalenza islamista, che tentano di rovesciare Assad. Nelle ultime settimane, il regime e il suo alleato Hezbollah, hanno perso terreno e un numero sempre maggiore di uomini ed armamenti.
Il deterioramento della situazione in Siria ha costretto Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah che ha portato la sua organizzazione nel pantano siriano, a rivelare il proprio programma di fronte alle crescenti critiche degli sciiti libanesi.
Il gran numero di vittime tra i miliziani di Hezbollah ha dato origine alla coscrizione obbligatoria, per cui i genitori sciiti allontanano i figli dalle scuole superiori per paura di un loro reclutamento forzato nella milizia di Hezbollah.

Questa terribile situazione ha seminato il panico tra gli Alawiti siriani, nel caso i jihadisti avessero la meglio, sanno bene quale sarà la loro fine. Questo li induce a cercare un capro espiatorio e la scelta naturalmente è caduta su Bashar Assad. Molti Alawiti lo accusano di distruggere il Paese e di aver creato la situazione in cui quasi due milioni di persone sono ora in pericolo di vita.
Sanno perfettamente come la maggioranza dei siriani lo giudica, dopo quarantacinque anni di regime della famiglia Assad, la cui estrema crudeltà è stata particolarmente evidente nei confronti deglii avversari sunniti.
Gli Alawiti temono il momento in cui verranno alla luce le fosse comuni di circa ventimila persone "scomparse" nel carcere di Tadmur tra il 1980 e il 1981: nella maggior parte erano pacifici cittadini, uccisi per il solo sospetto di appartenere alla Fratellanza Musulmana. Il regime non ha mai rivelato alle famiglie in lutto, alle vedove e ai bambini orfani, la sorte dei loro cari. La scoperta delle fosse, la vista dei teschi, aumenteranno a dismisura l'odio dei Sunniti e la loro sete di vendetta contro gli Alawiti.

Gli Alawiti sono in fuga dall’enclave e dai quartieri nelle città sunnite di Damasco, Aleppo, Homs e Hama, si stanno dirigendo verso le regioni di provenienza, nel Nord-Ovest della Siria, ma i ribelli si stanno avvicinando e minacciano di annientarli.
Gli Alawiti si accusano l'un l'altro di collaborazionismo con il nemico, o tentano di lasciare il Paese per mettersi in salvo. Alcuni giorni fa, a Qardaha, la città natale della famiglia Assad, in una rissa, sono stati uccisi due cugini del presidente.
Anche i Drusi, per tradizione fedeli alleati degli Alawiti, hanno cominciato a prendere le distanze per cancellare qualsiasi contatto con il regime. Questa settimana lo sceicco Hamoud Al Hinawi, uno dei leader spirituali drusi, ha detto che “gli eventi recenti hanno dimostrato che la fiducia in quello che una volta era chiamato ‘l’Esercito Siriano’ non ha più alcun valore”. Lo sceicco non crede più che le forze di Assad possano proteggere le comunità druse nel Sud della Siria, soprattutto dopo il trasferimento di un alto numero di soldati per combattere i ribelli sunniti su altri fronti, sui Monti Qalamoun e nella regione di Idlib.

Lo sceicco si è appellato ad Assad affinchè siano restituiti ai Drusi gli armamenti medi e pesanti che erano stati dirottati altrove, in modo da consentire loro di difendersi. Il deterioramento dell’esercito siriano è ai massimi livelli, come se non ci fossero codici di guerra. E’ cresciuto il numero degli attacchi contro i civili, sono stati usati anche esplosivi, gas e missili Scud sono stati lanciati contro le città controllate dai ribelli senza tener conto delle possibili innocenti vittime civili.

Tutto questo avviene nel momento in cui diversi gruppi ribelli si uniscono in un unico fronte, con l’obiettivo di rovesciare il regime una volta per tutte. Bashar Assad ha perso la fiducia delle forze di sicurezza alawite e le uniche guardie che lo circondano giorno e notte sono quelle delle brigate iraniane al-Quds, unità d’élite delle Guardie Rivoluzionarie, inviate dall’Iran per sostenerlo.
L’intera regione sta vivendo sconvolgimenti a seguito di quanto accade in Siria, dove sauditi e turchi per combattono per rovesciare Assad. Il risultato di questo sforzo comune è che i sauditi stanno finanziando l’acquisto di armi, dispositivi per le comunicazioni e altri strumenti di guerra, che arrivano alle forze ribelli attraverso la Turchia. La quale, da parte sua, facilita l’ingresso di volontari stranieri in Siria, affinchè si uniscano ai ribelli.

Assad potrebbe trovare rifugio in Russia, Iran o Svizzera, i primi due alleati, mentre in Svizzera vi sono i conti bancari segreti della famiglia Assad.
Miliardi rubati per decenni al popolo siriano, sufficienti per garantire una vita agiata e nella massima sicurezza. E’ comunque del tutto evidente che, anche se Assad lasciasse il potere, i problemi della Siria saranno tutt’altro che risolti, il Paese sarà presto alle prese con lotte di potere violente tra organizzazioni, tribù e fazioni in guerra tra loro. Fiumi di sangue continueranno a scorrere come accade oggi e così sarà fino a quando il Paese non sarà diviso in regioni omogenee, ognuna sotto un comando indipendente: i Curdi nel Nord-Est, gli Alawiti nel Nord-Ovest, i Drusi nel Sud, mentre i Beduini si stabiliranno a Est, oltre che a Damasco e Haleb. È realistico supporre che Hezbollah assumerà il controllo della zona lungo il confine libanese per fornire agli sciiti una zona di sicurezza.

Il collasso della Siria rafforzerà lo Stato Islamico, che potrà poi minacciare la Giordania. Assad continua a ribadire che se il suo regime cadrà, quelli che soffriranno maggiormente delle scosse di assestamento saranno i Paesi che hanno contribuito a farlo cadere - Arabia Saudita, Turchia, Israele, America e NATO, che non saranno in grado di sfuggire alla piaga dell’aumento del jihadismo e dell’estremismo islamico, incoraggiati dalla caduta di Assad. Migliaia di volontari affluiranno in Siria da ogni parte del mondo per partecipare al saccheggio, alla devastazione e all’espansione dello Stato Islamico che si muoverà per prendere poi il controllo di Turchia, Iraq e tutti gli altri Paesi creati dalle potenze colonialiste europee.

La guerra in Siria proseguirà esattamente come è avvenuto in Libia, dove si combatte da quattro anni dopo la caduta di Gheddafi. Ma Bashar Assad è solo una parte del problema. La sua eredità sarà un mix letale di organizzazioni e gruppi che continueranno a combattere sul cadavere dello Stato siriano. Tra questi gruppi ci sono forze iraniane, per salvaguardare agli interessi degli ayatollah. E’ del tutto possibile che le forze iraniane prenderanno possesso di Damasco per proteggere i luoghi sacri sciiti situati nella città e nei dintorni. E’ possibile che la Russia prenda il controllo di Latakia e dei dintorni, “temporaneamente”, per permettere alla propria flotta navale di attraccare nell’ultimo porto che la Russia ha sul Mediterraneo. Se questo scenario diventasse realtà, potrà coinvolgere anche i porti di Baniyas e Tartus.

Il regime di Assad sta rapidamente diventando un ricordo del passato. Il Jihadismo, l’anarchia distruttiva che può facilmente trasformarsi in un nuovo Afghanistan, prenderà il posto dello Stato, darà vita a organizzazioni controllate dalla Jihad internazionale, il cui messaggio islamico estremista si diffonderà in tutta Europa, in America e nel resto del mondo.
Il mondo allora sarà in lutto per Assad, come succede ora in Libia per Gheddafi; e in Iraq si vorrebbe un Saddam Hussein risorto dalla tomba e nuovamente al potere. Il nuovo ordine in Medio Oriente può restituire non solo i giorni dell’antico impero musulmano, ma il periodo dell’interminabile guerra tribale che l’ha preceduto – con la banale differenza che in quei giorni si faceva la guerra con pugnali, spade e cammelli, mentre gli strumenti della guerra di oggi sono missili, carri armati e bombe, tutti frutti dell’industria moderna.

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Per completare il caos totale in cui piomberà il nuovo Medio Oriente, ci manca solo un Iran nucleare. Infatti c’è chi pensa che il mondo potrebbe tranquillamente vivere con questa prospettiva, pronti a raggiungere un accordo con l’Iran che gli consenta di disporre dell’arma atomica.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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