Amos Oz - Giuda - 03/06/2015
Amos Oz
Autore: Giorgia Greco

Giuda
Amos Oz
Traduzione di Elena Loewenthal
Feltrinelli euro 18

Oz, attraverso le voci e i silenzi dei suoi personaggi, mette in scena una specie di thriller esistenziale e ideologico: dalla riflessione sul senso dell'esistenza dello Stato d'Israele e su ogni utopia di redenzione che finisce inevitabilmente nel sangue, al rapporto tra ebrei e Cristo, dalla domanda su cosa significhi essere figli che come il biblico Isacco o i contemporanei soldati corrono il rischio di essere sacrificati dai padri, alla meditazione sulla solitudine senza rimedio. Ma prima di tutto Giuda è un potente elogio del tradimento. "Perché", dice l'autore in questa conversazione, "solo chi tradisce, chi esce fuori dalle convenzioni della comunità cui appartiene, è capace di cambiare se stesso e il mondo".

L'azione si svolge a Gerusalemme, durante tre mesi d'inverno fra il 1959 e il 1960. Piove e fa freddo. Ogni tanto si sentono gli spari dei militari della Legione araba appostati sulla linea del cessate il fuoco che divide la città. Il protagonista è uno studente che sta perdendo la fede; nel proprio futuro personale, nel socialismo e nel sionismo. In una specie di viaggio interiore incontra un maestro disilluso ma non cinico, una donna che gli farà da madre e amante e due fantasmi: di un uomo che non voleva la nascita d'Israele e di un giovane morto perché Israele viva. Cominciamo dall'inizio, da Gesù e Giuda, tabù nell'universo ebraico. Un grande scrittore yiddish

Sholem Asch nel 1939 li raccontò in un romanzo: finì in bufera, con una specie di anatema. Shemuel Asch è anche il nome dello studente, protagonista del suo romanzo. "È solo una citazione. Il Giuda di Asch tradisce perché ubbidisce a una richiesta precisa rivoltagli da Cristo. Il mio Giuda invece crede in Gesù più di quanto Gesù crede in se stesso. Il mio Cristo non vuole farsi crocifiggere, ha paura, gli piacerebbe abbandonare Gerusalemme e tornare nella sua Galilea, mentre Giuda è convinto che solo con Gesù sulla croce il mondo possa essere redento; dei trenta denari non gli importa niente. Detto questo: Gesù era un uomo meraviglioso, amato e pieno di amore, ma anche ingenuo. È davvero possibile amare l'umanità intera?".

Lei come risponde? "Io faccio il romanziere, invento i personaggi. Uno di questi risponde: "Si possono amare al massimo cinque, sette persone". Chi pensa di amare l'umanità intera, si mette su una china pericolosa".

Comunque molti ebrei la contesteranno per l'empatia nei confronti di Gesù, per aver revocato Giuda, con cui gli antisemiti da sempre identificano gli ebrei... "Penso che i patrioti sionisti saranno arrabbiati per un altro personaggio che ho inventato: Shaltiel Abrabanel".

Un ebreo di terza generazione a Gerusalemme, amico degli arabi, che si oppone alla nascita dello Stato d'Israele e viene accusato di tradimento. Abrabanel dice: "Stiamo per fondare un piccolo staterello che sarà condannato a un eterno ciclo di violenza e odio"... "Secondo lui l'idea di un mondo diviso in Stati nazionali è anacronistica. Abrabanel faceva parte di un'epoca precedente, ma forse era profeta del tempo a venire. E per quanto riguarda il tradimento: chi porta al mondo una cosa nuova, tradisce le cose vecchie. Traditore era il profeta Geremia, e per gli ebrei Gesù. E lo sono stati Lincoln, De Gaulle, Ben Gurion agli occhi della destra, perché il fondatore del nostro Stato ha rinunciato nel 1948 a metà della Terra d'Israele. Traditore è stato Rabin. E l'hanno ammazzato. Anche io sono stato più volte accusato di essere un traditore. Per me è come una medaglia al merito".

Parliamo del disincanto. Nelle prime pagine di Giuda lei cita due romanzi. Il primo, Il dottor Zivago di Boris Pasternak, è un'epopea che toglie ogni patina di eroismo alla Rivoluzione bolscevica. Il secondo, Le giornate di Ziklag , è un un'opera dello scrittore israeliano S. Izhar, pseudonimo di Izhar Smilanski, e dove la guerra d'indipendenza del 1948 viene raccontata come una serie di riflessioni intime sulla paura, sull'egoismo, su come è assurdo morire e su come i luoghi storici della patria siano invenzioni posticce. Il suo protagonista poi, è disilluso da Stalin, dal sionismo, spera un po' in Fidel Castro, ma con scarsa convinzione... "Sia per quanto riguarda la rivoluzione comunista che quella sionista, racconto il risveglio dopo la sbornia, quando l'euforia è finita e la testa fa male. Ma oltre la Storia e la teologia, ho narrato una piccola vicenda intima; di un ragazzo che non ama i suoi genitori e che ha sempre voluto avere un altro padre e un'altra madre. E chi di noi non ha mai sognato di avere altri genitori? Anche in questo desiderio c'è elemento di tradimento".

Parlando dei padri e figli. Nel libro di Izhar che lei cita, un protagonista maledice Abramo per il sacrificio di Isacco. Nel suo, un protagonista maledice se stesso per aver mandato il figlio a morire per la patria. Corrisponde al pensiero di Oz? "Ho scritto un libro polifonico e in cui c'è chi pensa che Ben Gurion sia stato un falso Messia portatore di disgrazie e c'è invece chi considera Ben Gurion il più grande leader ebreo della storia. Ogni tesi ha una sua antitesi. E io sono parzialmente d'accordo con ciascuno dei protagonisti. Le mie posizioni politiche le ho espresse in centinaia di pezzi giornalisti".

La domanda non riguardava le sue opinioni politiche, ma la sua posizione esistenziale rispetto al mito di Abramo e il sacrificio dei figli... "Dal punto di vista esistenziale sono d'accordo con chi maledice Abramo. Ma sono pure d'accordo con chi pensa che nel 1948 il sacrificio era necessario. Non ho scritto un romanzo a tesi".

E allora, una domanda diretta: c'è nel sionismo un elemento di messianesimo senza il Messia? Un tentativo di accelerare i tempi che secondo la tradizione ebraica porta all'apostasia o alla catastrofe? "Un elemento così esiste. C'è un passaggio nel libro in cui un protagonista dice: "Il sionismo è un movimento laico, però usa energie mistiche, fideistiche". E un altro gli risponde: "Un giorno queste energie diventeranno padrone"... Ma si ricordi la lezione di D. H. Lawrence: per scrivere un romanzo bisogna saper presentare con uguale credibilità cinque o sei punti di vista diversi".

Quando si cerca la perfezione si finisce per distruggere il mondo? "È così. È quello che dice con un paradosso un protagonista: "In ogni generazione i popoli si alzano per redimerci e non c'è nessuno che ci salvi dalle loro mani". E senza svelare la fine: anche Giuda comprende di aver fatto un errore a pensare che Gesù non era solo un essere umano, ma anche Dio".

Wlodek Goldkorn - La Repubblica