Guardare la guerra tra Isis e Hezbollah è come guardare una battaglia tra squali e piranha... non resta che sperare che nessuno vinca
Cari amici,
sapete che c'è una nuova barchetta a fare il gioco della freedom flottilla, cioè di andare a cercare di rompere il blocco militare del mare di Gaza, peraltro giudicato perfettamente legale perfino dalle Nazioni Unite? Non lo Yemen, bloccato dall'Egitto, non la Siria o il Libano in cui si fa la guerra, non la Libia, con i barconi carichi di disperati e forse di terroristi: Gaza (http://www.timesofisrael.com/first-vessel-of-gaza-flotilla-sets-out-from-sweden/). C'è un peschereccio chiamato Marianne of Gothenburg (http://www.demotix.com/news/7614984/ship-gaza-freedom-flotilla-iii-sweden-2015#media-7613648) che è partito da un porto della Svezia del Nord, ha già toccato Malmoe, dove essere un ebreo oggi nella democratica Europa è più o meno altrettanto pericoloso che esserlo nella Germania nazista verso il 1938, e che se ne verrà poi verso Gaza. Mancanza di idee propagandistiche? Coazione a ripetere? O un rito annuale della buffa religione palestinista, una setta minore ma noiosa della gioventù occidentale, come suggerisce un articolo spiritoso quanto penetrante di Judith Bergman, che vi consiglio molto di leggere (http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/16963#.VWKqX0_tmkr)? Non saprei.
Ma volete sapere una cosa? Non me ne importa neanche molto. Non riesco ad arrabbiarmi con questi modesti cacciatori di pubblicità (o di riti purificatori) che non riescono a variare neanche un po' il loro patetico gioco. Sappiamo già come andrà avanti: un po' di tappe in luoghi amici, magari qualche sindaco di Podemos Tsipras o la nostra coalizione arancione che darà loro una pacca sulla spalla e una photo opportunity, qualche gruppetto di sostenitori di estrema sinistra o di estrema destra (non c'è nessuna differenza fra loro su questo tema, come su molti altri, a parte l'estetica). Esaurita la pratica del narcisismo rivoluzionario, si passerà alla parte finale del viaggio, con la marina di Israele che li fermerà pacificamente e li metterà sul primo aereo per casa, dove potranno rilasciare interviste e lamentarsi abbondantemente. Salvo che naturalmente la Turchia decida come cinque anni fa di mettere in gioco gente allenata e preparata, contigua all'Isis o a Al Qaeda; in questo caso lo scontro sarà più duro, ma comunque senza esito per la popolazione di Gaza. Perché non è fatto certamente per aiutare loro, ma solo per fare un po' di propaganda antisemita contro Israele.
François Hollande
No, non riesco a indignarmi per la piattezza ripetitiva di questi poveracci. Ci sono operazioni molto più grosse in corso. Quella della Francia, per esempio, che, come nota un sito collegato a un giornale israeliano piuttosto di sinistra e nemico di Netanyahu (Yediot Acharonot) ormai ha adottato una politica mediorientale molto simile a quella della Svezia, da cui la sullodata flottiglia ha preso il mare, e certamente peggiore addirittura a quella di Obama. (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4659872,00.html).
In sostanza il governo francese ha fatto sapere ai giornali (prima Le Monde, qualche giorno fa Le Figaro) il suo programma di azione sulla situazione mediorientale. Eccolo: non occuparsi della Siria, del Libano, dell'Iraq, dello Yemen dove è in atto una guerra ormai totale fra estremisti sunniti e sciiti (o come si legge in una bella vignetta di Drybones, fra pescecani e piranhas, fra cui è impossibile augurarsi la vittoria di uno dei due). Non fare nulla contro lo Stato Islamico né contro l'Iran, la cui intenzione di non lasciare interferire con l'armamento atomico il futuro accordo voluto dall'Occidente è ormai chiarissimo. Concentrarsi sull'unica zona rimasta relativamente tranquilla nei milioni di chilometri quadrati fra la Libia e l'Iran, il Mediterraneo e la penisola arabica, cioè Israele e la Giudea e Samaria. E non per salvaguardare uno status quo che sul piano umanitario è il solo che si sottrae alla tragedia della guerra civile universale del mondo arabo. No, tutto il contrario, lo scopo della Francia è quello di sovvertire l'equilibrio che regge questa pace. Entro settembre intende fare approvare al Consiglio di sicurezza dell'Onu una risoluzione che stabilirebbe l'obbligo per Israele di accettare entro 18 mesi la linea verde come suo confine e in sostanza tutte le altre condizioni di Abbas (condizioni per aprire le trattative, non per la pace, badate bene): il blocco dell'edificazione negli insediamenti (che dato il progetto nazista dell'Autorità Palestinese di eliminare tutti gli ebrei che per una ragione o per l'altra si trovassero sul suo territorio, è una precisazione piuttosto superflua), agevolare il ritorno dei “rifugiati”del '48 (che fra due anni non ci saranno quasi più, ma come è noto la loro qualifica per l'Autorità Palestinese, l'UNRWA ed evidentemente anche per la Francia è ereditaria all'infinito) eccetera eccetera (http://www.france-palestine.org/Israel-Palestiniens-la-France-pour-une-solution-dans-les-18-mois). Inutile dire che questo programma non ha la minima possibilità di realizzarsi, perché Israele non è così folle da firmare il proprio suicidio per fare piacere a Hollande. E dunque, come la flottiglia, serve solo a suscitare odio antisemita, a giustificare la guerra economica che l'Europa si appresta a far partire contro Israele, a creare una propaganda colpevolizzante che giustifichi il terrorismo. I francesi questo lo sanno benissimo e infatti del loro piano hanno parlato con tutti i protagonisti internazionali e della regione, salvo Israele. Insomma, la loro è una flottiglia diplomatica, certamente più pericolosa e potente, ma non diversa per scopo e senso da quella svedese. Il solo augurio che possiamo farci è che naufraghi nella tempesta politica che le politiche dell'Europa e dell'Amministrazione Obama hanno suscitato in questi ultimi anni con zelo degno del barone Leopold von Sacher Masoch o dell'indimenticabile Tafazzi di Aldo Giovanni e Giacomo.
Ugo Volli