Nella sua rubrica sul "Corriere della Sera" risponde a un lettore che gli chiedeva notizie sul Libro bianco britannico del 1939 e che evidenziava la limitazione all'emigrazione degli ebrei in Palestina che avrebbe di fatto agevolato lo sterminio degli ebrei da parte di Hitler.
Romano in realtà non risponde al lettore, ma si lancia in una lunga digressione sul contesto che a suo dire avrebbe motivato (se non giustificato) il provvedimento britannico. E qui Romano ha modo di inserire alcune sottili inesattezze, non clamorose, ma che nell'insieme servono a gettare una luce negativa sul movimento sionista.
Inizia parlando della dichiarazione Balfour (che non nomina), dicendo che il governo inglese agli ebrei "aveva promesso una 'home', parola aperta a diverse interpretazioni, che fu tradotta in italiano con l'espressione 'focolare'". Ma nella lettera del ministro degli Esteri inglese Arthur Balfour non si parlava di 'home' bensì di "national Home", un'espressione dal significato ben diverso, la cui traduzione più corretta sarebbe stata quella di "patria".
Secondo esempio delle sottili "inesattezze" di Romano: parlando del Gran Muftì di Gerusalemme dice che "cercava appoggi fra i nemici della Gran Bretagna". Già, ma si guarda bene dal dire che questi "appoggi" il Gran Mufti li trovò esclusivamente fra i nazisti, tanto che allo scoppio della guerra si rifugiò a Berlino sotto la protezione di Hitler, dove rimase per tutta la durata del conflitto, appoggiando lo sforzo bellico tedesco.
Terzo esempio: Romano afferma che, "accanto ai sionisti di Ben Gurion", erano nati gruppi revisionisti come l'Irgun e la Banda Stern, "che erano pronti a conquistare il potere con l'uso della forza e del terrore". E cita una serie di casi di cui il più famoso è l'attacco al King David Hotel, e prosegue: "E' questo il contesto in cui il governo britannico, alla fine degli anni Trenta, ritenne di dovere contenere il numero degli ebrei che chiedevano asilo in Palestina".
Ora, visto che l'attentato al King David Hotel è del luglio 1946, è difficile affermare che questo episodio abbia contrbuito alla decisone contenuta nel libro bianco del 1939 di limitare l'accesso degli ebrei in Palestina.
Ma a parte questa inesattezza, nel testo di Romano si trova tutta una serie di sfumature che fanno capire quale è il suo "animus": per esempio, gli ebrei non "chiedevano asilo in Palestina", rivendicavano il loro diritto di fondarvi una patria. Infine, è chiaro nelle parole di Romano il tentativo di contrapporre ai "sionisti buoni" di Ben Gurion, quelli "cattivi" dell'Irgun e della banda Stern, che usavano "la forza e il terrore". Che ci fossero differenze politiche e di tattica militare fra l'Haganah e l'Irgun è ben noto, a parte il fatto che quella per la quale Romano usa lo sprezzante epiteto di "Banda Stern" nasce nel 1940.
Ma le parole di Romano vorrebbero insinuare che solo una parte (l'Irgun) usava la forza. Ma anche questo è inesatto, anche l'Haganah prevedeva e praticava l'uso della forza in funzione anti-inglese e di autodifesa nei confronti degli arabi. Insomma, a forza di piccole inesattezze, Sergio Romano, secondo il suo solito, finisce per dare una visione distorta e malevola della storia di Israele.
Valentino Baldacci
Condividiamo in pieno i rilievi sul testo di Sergio Romano, le cui "inesattezze", ripetute all'infinito, determinano e rivelano la sua visione negativa di Israele. Una posizione indegna per qualsiasi storico serio. Romano non lo è, per questo distorce i fatti ed è specialista in "menzogne omissive".
IC Redazione