Passata la festa... 10/05/2015
Autore: Ugo Volli

Passata la festa...
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

Vi chiedo umilmente scusa. Per favore, se potete, perdonatemi. E' tutta colpa mia, lo confesso. Eppure me l'ero ben segnato sull'agenda. Poi, sarà stata l'influenza quasi estiva che ho subito o l'amnesia senile che avanza, ma non ho proprio rispettato l'impegno che mi ero proposto di rispettare.
Quale, mi chiedete?
Ma il punto è proprio questo, che i giornali non ne hanno parlato (ve ne meravigliate?), nessun politico l'ha ricordato (ne dubitavate?) e insomma voi non sapete neanche che cosa ho dimenticato di ricordarvi... come uno che non sente la sveglia ed è così addormentato che non si ricorda neanche per quale impegno doveva svegliarsi per tempo...
Vabbe', vedo che siete stanchi, bando alle ciance.
Che cosa avrei dovuto ricordarvi?

Semplice, una festa. Una grande e bellissima festa. Una festa palestinese, naturalmente, non la banale vittoria di Cameron di cui pure dovrò riparlarvi, perché anche lì qualche cosa da dire c'è. No, è la festa grande del popolo palestinese, santo e giusto e soprattutto antichissimo come tutti sanno e proprietario legittimo dell'intero Israele, presente, passato prossimo e remoto che sia. Non il giorno della Nakbah, né quello della terra, che come tutti sanno sono date di lutto e di lotta, no, una vera festa. Eccola.

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Sappiate che lo scorso 8 maggio il buon Muhammed Abbas, già autore di una fondamentale tesi di laurea all'Università Lumumba di Mosca in cui sosteneva che il genocidio - pardon, la stragetta, non esageriamo - nazista degli ebrei fu compiuta d'accordo coi perfidi sionisti per incoraggiare l'emigrazione in Palestina; Muhammed Abbas, già coinvolto in tutto il terrorismo palestinese, incluso, alcuni dicono, il ruolo di organizzatore dell'attentato alle Olimpiadi di Monaco (http://www.rightsreporter.org/abu-mazen-coinvolto-nella-strage-di-monaco-gli-studenti-israeliani-chiedono-la-sua-incriminazione/ );
Muhammed Abbas, che tutti i pacifisti chiamano col nome di battaglia di Abu Mazen, per amore di pace, naturalmente ed è conosciuto da alcuni con il ben meritato soprannome di “coniglio mannaro”; insomma Muhammed Abbas ha compiuto dieci anni.

Vi sembra un po' più vecchio di così? Bene, avete ragione. Non dieci anni d'età, che sarebbero poco onorevoli per il papà buono della nazione palestinese. Ha fatto dieci anni di presidenza. Non vi sembra un miracolo? Pensate, non ce la farà Obama, salvo che tenti un colpo di stato in extremis si dovrà accontentare di otto anni; non c'è riuscito (per sua scelta, bisogna dire) neanche il più longevo presidente italiano, Giorgio Napolitano, che è stato al Quirinale dal 2006 al 2015), lo batte ancora, ma di pochissimo Charles De Gaulle (8 gennaio 1959 – 28 aprile 1969 ). Quanto a Salazar, Stalin, Franco, Castro, e altri dittatori, in genere non ricoprivano il ruolo formale di capi di stato.

Invece il nostro caro Muhammed ha lo straordinario privilegio di essere il capo dello stato-che-non-c'è, che come l'isola di Peter Pan è del tutto incapace di crescere - anche se tutte le persone di buona volontà bruciano dalla voglia di riconoscerlo. Del resto chi, a parte il perfido Capitan Uncino, rifiuterebbe di riconoscere il magnifico sogno di Peter Pan?
Ma c'è di più. La vera ragione di compiacimento non è solo il record, la splendida cifra tonda. E' il fatto che Muhammed Abbas sia entrato nell'undicesimo anno di un mandato di 4.
Avete presente quei compiti di aritmetica della scuola elementare? Quanti secchi da 8 litri stanno in una vasca da 40? Be', qui il problema è inverso: quante vasche da 40 stanno in un secchio da 8. Cioè, come fa un presidente eletto per 4 anni a durarne 10 (anzi, 10 e due giorni)?

Semplice, basta abolire le elezioni. E' quel che ha fatto il nostro buon vecchietto. Dopo la sua elezione del 2005 ce n'è stata un'altra, parlamentare, l'anno dopo in cui su consiglio degli americani (già allora molto saggi e capaci di prevedere gli sviluppi politici del Medio Oriente, fu consentito di partecipare al movimento terrorista Hamas, che le vinse a mani basse. Dopodiché Abbas cercò di imporre un governo presidenziale, Hamas fece il colpo di stato a Gaza e organizzò il suo stato palestinese terrorista di cui non chiede il riconoscimento, perché a differenza dell'Isola-che-non-c'è purtroppo esiste ed ha un certo peso militar-terrorista. E di elezioni non se ne fecero più, sicché anche il parlamento è stra-scaduto.

Solo che non funziona dal 2007 e quindi la scadenza non fa impressione. Mentre Abbas cerca di comandare, senza appoggiarsi su alcuna istituzione democratica. Non ha un vicepresidente, ogni tanto accenna a ritirarsi ma poi cambia idea, nomina e licenzia governi senza verifiche parlamentari, fa e disfa leggi, adesioni ad organismi internazionali, trattative - tutto da solo o coi suoi consiglieri di cui si fida o dei parenti che fa arricchire (per avere un quadro realistico del suo “autunno del patriarca” leggete qui: http://www.jns.org/latest-articles/2015/5/7/qr9doubhz2psejl16s7wwqrs8imwrw#.VUzTA3RoaK0= )

Intendiamoci, che non faccia le elezioni non è del tutto un male. Tutti i sondaggi dicono che un candidato di Hamas lo straccerebbe, come del resto è successo in tutte le consultazioni parziali, per esempio quelle studentesche dell'università perla del regime, Bir Zeit (quella dove gli ebrei, neanche filopalestinisti marci come Amira Hass, non vengono fatti entrare, per mostrare il carattere laico e tollerante del regime) dove l'altra settimana Hamas ha avuto 26 eletti più altri 6 di movimenti vari esplicitamente terroristi contro i 19 di Fatah, che è presieduta anch'essa dal nostro coniglio mannaro (http://www.infopal.it/la-lista-studentesca-vicina-hamas-vince-le-elezioni-alla-birzeit-university/ ).

Diciamo la verità: i dieci anni di Abbas sono quasi interamente dovuti al fatto che lo stato di Palestina non c'è, cioè che sulla sua stessa capitale Ramallah e sulle altre principali città che amministra veglia l'esercito israeliano, che non permette a Hamas di attuare i colpi di stato che ha più volte preparato. Paradossale ma vero: Abbas, che ha passato almeno tremila dei suoi 3652 giorni a cercare di danneggiare Israele più che poteva, di esaltare il terrorismo, di stendere trappole giudiziarie e diplomatiche, ha raggiunto la sua veneranda e illegale età presidenziale solo perché Israele impedisce a Hamas di farlo fuori.

E' stata una buona politica? Certamente questo paradosso di Israele che tiene in vita il capo dei suoi nemici (e naturalmente dà acqua, elettricità - non pagati - e soldi a vario titolo al suo dominio) fa parte delle cose cui non si pensa, e che i giornalisti, anche quando le sanno, preferiscono non raccontare (con le solite lodevoli eccezioni). Perché se si rendessero conto di fare le comparse di un teatrino il cui protagonista è un coniglio mannaro che invoca la democrazia per non tenere le elezioni e la cui vita dipende fisicamente da quelli che insulta ogni giorno come colonialisti assassini aggressori - forse i parlamentari che non sono nati ieri, se non i pacifisti che volentieri sacrificano i fatti alle loro convinzioni ideologiche, smetterebbero di voler fare le comparse.

Ma bando ai pensieri, alle malinconie e al debunking del palestinismo. L'altro ieri era festa e oggi che non lo è più, è giusto rallegrarsi e fare gli auguri. Tanti auguri non al coniglio mannaro e alla sua cleptocrazia, questo sarebbe davvero troppo. Ma a chi nel governo israeliano, si assume l'ingrato compito di far sì che il teatrino non degeneri, nonostante l'idiozia o la complicità dei responsabili europei e americani. Perché si sa, la Siria è dietro l'angolo. E il rischio è sempre quello: passata la festa, gabbato lo santo.

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Ugo Volli