(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvestsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
I leader della Lista Araba Unita festeggiano il buon risultato elettorale
Negli ultimi anni in Israele si è accesa una sfibrante discussione sull’aumento della soglia di sbarramento nel sistema elettorale del Paese. Una delle ragioni per opporsi al cambiamento era la possibilità che questo avrebbe spinto i partiti arabi ad unirsi aumentando così la loro forza. Questa previsione si è rivelata esatta. La soglia è stata innalzata, i partiti arabi si sono uniti, hanno guadagnato 13 seggi, diventando il terzo partito. Ora la Lista Araba Unita deve consolidare il proprio piano d’azione, e scopre che non è un compito facile perché varie componenti del partito hanno diverse e persino contrastanti visioni del mondo.
Da un lato, il partito Balad ha un’agenda laica, addirittura anti-religiosa con dei cristiani come Basel Ghattas e il fondatore Azmi Bishara, dei drusi come Sa’id Naffa’ e dei musulmani, come Wasel Taha. Balad ha candidato anche donne, in particolare Hanin Zouabi, in posizioni di leadership. Al contrario, nella Lista Araba Unita, è presente anche il Movimento Islamico con lo sceicco Abu Talab Abu Arar, con Mas’oud Ghanaim e ‘Abd al-Hakim Haj Yahya, un movimento che rappresenta la visione fondamentalista dell’Islam e che non accetta membri di altre religioni. E che certamente discrimina al suo interno le donne.
Ayman Odeh
I nodi sono venuti al pettine in aprile, quando il partito della Lista Araba Unita è stato invitato dalla Lega Araba a incontrarsi per discutere sul rapporto tra gli arabi israeliani e il resto del mondo arabo. Quest’argomento è di grande importanza per gli arabi israeliani che si considerano, giustamente, parte integrante del mondo arabo per cultura, fede e aspirazioni. Gli arabi israeliani hanno cercato per anni di costruire ponti con il mondo arabo - da cui sono stati tagliati fuori nel 1948 con la Guerra di Indipendenza di Israele - ma il mondo arabo li ha sempre considerati con freddezza come dei traditori per non aver combattuto giorno e notte contro i sionisti. Alcuni addirittura hanno chiamato con disprezzo gli arabi israeliani, “arabi di panna montata” per il fatto di vivere in un paese democratico e tranquillo, in cui godono dei diritti civili, voltando le spalle ai loro fratelli palestinesi e agli altri arabi.
Dagli anni Settanta in poi, si assiste a una tendenza verso la palestinizzazione degli arabi israeliani e oggi molti di loro si definiscono “palestinesi cuscinetto con cittadinanza israeliana”. Questa è l’origine dell’interessante dialettica riguardo alle loro relazioni con il mondo arabo: da un lato sono parte integrante della “nazione palestinese”, di per sé membro onorario della Lega Araba, ma dall’altro sono cittadini di Israele, uno Stato che la maggior parte dei membri della Lega Araba considera un nemico, e non vogliono rinunciare alla loro cittadinanza. Quando la Lista Araba Unita ha ricevuto l’invito della Lega Araba, il capo del partito, Ayman Odeh, intervistato dal giornale londinese in lingua araba Asharq Al-Awsat, ha detto: “Io e i miei colleghi siamo orgogliosi di essere arabi e non ci rinunceremo mai, ma in questo momento preferisco concentrarmi su questioni interne, in modo da poterci opporre alla discriminazione razzista e all’occupazione. Nel prossimo futuro, troveremo il modo d’incontrare i nostri fratelli della Lega Araba”.
La Knesset
La Lista Araba Unita in Israele ha deciso di non accogliere l’invito a visitare il quartier generale della Lega Araba al Cairo. Non nascondo che nella nostra patria ci siano dibattiti e divergenze di opinioni tra i partiti arabi rispetto alle diverse questioni riguardanti la situazione in Siria e in Yemen e ammetto che noi non siamo riusciti a superare tali contrasti. Dato che vorremmo evitare che la nostra visita possa creare un’altra ragione di divisione, dopo una riunione dei quattro partiti che confluiscono nella Lista Araba Unita, abbiamo deciso di rimandare la nostra visita.” Ha poi continuato: “Vorrei che fosse chiaro per tutti che l’ethos arabo è molto importante per noi, e che l’abbiamo a lungo perseguito, soprattutto nei decenni immediatamente successivi alla Naqba palestinese del 1948. Abbiamo seguito ciò che sta accadendo nel nostro mondo arabo con attenzione, e siamo partecipi nelle sue aspirazioni, perché ci consideriamo parte integrante di quel mondo. Speriamo che questo legame si rinsaldi, ma che sia tenuta in considerazione anche la nostra particolare situazione. Siamo felici di vedere che i nostri fratelli arabi hanno cominciato a mostrare interesse avvicinandosi ai nostri problemi.”
Un altro membro del partito ha detto ad Asharq Al-Awsat: “Alcuni dei nostri dirigenti temono la critica araba in Israele, e in passato ha accusato i propri rappresentanti di concentrarsi su questioni esterne a scapito di quelle locali urgenti, importanti per gli arabi israeliani". L’obiettivo è concentrarsi su temi forti che interessano gli arabi israeliani, come l’opporsi alla distruzione di edifici illegali. La leadership araba ha in programma una manifestazione a Tel Aviv su questo tema, con il sostegno di ebrei, per lo più la parte dei residenti di Tel Aviv dell’area pacifista.
L’interesse della Lega Araba per la Lista Araba Unita è sorto quando il partito è salito al terzo posto dopo le elezioni e potrebbe quindi essere in grado di influenzare le questioni che la Lega intende promuovere, come ad esempio i negoziati per la creazione di uno Stato Palestinese e un ritiro israeliano da Giudea e Samaria. L'idea di confrontarsi con la Lega Araba è stata sollevata in un incontro che i rappresentanti della Lista avevano avuto con Mahmoud Abbas a Ramallah il 18 aprile, nel quale era stato consegnato l’invito ufficiale. L’incontro ha portato a una discussione tra le parti che compongono la Lista perché l’invito originale aveva stabilito come luogo d’incontro Doha, in Qatar. Nel mondo arabo, lo stato del Qatar è problematico a causa del ruolo svolto nella tempesta che ha colpito l’intero mondo arabo.
A partire dal 2010 la cosiddetta “ primavera araba”, si è trasformata in una tempesta catastrofica che ha fatto centinaia di migliaia di morti in Siria, Libia, Yemen, Egitto e Iraq e ha creato il vuoto che ha permesso allo Stato Islamico di installarsi sulle rovine della Siria e dell'Iraq. Un viaggio in Qatar potrebbe essere visto come un sostegno delle sue azioni e scatenare l’ira di sauditi, Egitto ed Emirati, i principali Paesi che tentano di frenare il Qatar e in particolare la rete mediatica terroristica che gestisce, Al Jazeera.
E’ importante ricordare che tra i cittadini arabi israeliani di Israele, non sono molti quelli che criticano con forza il Qatar per la sua partecipazione a destabilizzare la situazione interna in Siria, causando in tal modo danni per molti loro parenti, profughi palestinesi che vivevano in Siria, soprattutto nella città di Yarmouk nel sud di Damasco, che è stata in gran parte distrutta. Un’altra possibilità presa in considerazione da parte degli eletti alla Knesset della Lista Araba Unita, è stata quella di visitare la sede della Lega Araba al Cairo, ma questa idea, comprensibilmente, non è stata ben vista da parte dei rappresentanti del Movimento Islamico, per la campagna del governo egiziano contro i Fratelli Musulmani, i “padri” ideologici del Movimento Islamico in Israele. Un viaggio in Egitto, mentre governa Al Sisi, potrebbe essere visto dai Fratelli Musulmani in Egitto come un’indicazione che Movimento Islamico appoggia l’attuale regime. Un altro motivo che impedisce ai deputati della Knesset della Lista Araba Unita di accettare l’invito della Lega Araba, è la guerra nello Yemen tra il governo e la milizia sciita degli Houthi, sostenuti dall’ Iran con armi, denaro e appoggio politico.
Una visita in Egitto o in Qatar costringerebbe la Lista Araba Unita a esprimere il proprio sostegno alla coalizione arabo sunnita che combattere il potere sciita fedele all’Iran. Il problema della Lista è quello di evitare una opposizione agli sforzi dell’Iran di impossessarsi dello Yemen, perchè potrebbe essere intesa come un sostegno - anche se trasversale - agli sforzi di Netanyahu per impedire all’Iran di raggiungere l’egemonia regionale attraverso lo sviluppo di armi nucleari. L’ultima cosa di cui la Lista Araba Unita ha bisogno, è dare l’impressione di prendere una posizione parallela a quella di Netanyahu.
La Lista Araba Unita riconosce i limiti alle proprie attività, sa che schierarsi su questioni controverse potrebbe destabilizzare il partito e mettere in pericolo la continuità dell’ unione. Uno dei suoi membri, ha dichiarato: “Stiamo cercando di progettare un piano strategico per le nostre attività parlamentari, siamo ben consapevoli delle speranze che i nostri elettori hanno posto in noi. A volte ci sembra che queste speranze siano molto al di sopra delle nostre capacità e dei reali poteri attuali, perché gli elettori ci parlano come se fossimo riusciti a ottenere la premiership di Israele. Si aspettano che riusciamo a realizzare cose che sono irraggiungibili nell’attuale realtà politica israeliana ed è imperativo che i nostri fratelli in Israele e all’estero moderino le loro aspettative per adeguarsi con la realtà.”
E’ interessante notare che non ha avuto luogo alcun incontro con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, anche se i membri della Lista Araba Unita sono stati invitati due volte. Sembra che il rapporto con una coalizione di un governo di destra, che si sta definendo nel corso degli ultimi giorni, sia un’altra area di conflitto interno tra i membri della Lista. Si noti che la Lista Araba Unita non si ritiene parte della sinistra israeliana, anche perchè il partito laburista e il partito di Tzipi Livni si sono definiti “Campo sionista». Come può una Lista araba unire le forze con un partito che si autodefinisce “sionista”? Anche Meretz è sionista, un fatto che ha impedito alla Lista Araba Unita di firmare un accordo con quel partito per aumentare i voti. Anche prima che le elezioni avessero luogo, uno dei capi della Lista ha annunciato: “Non siamo nelle tasche di nessuno, nemmeno in quelle della sinistra“.
Tutto questo dà luogo a un quadro piuttosto deludente. Sta diventando evidente che la formazione di una Lista Araba per correre uniti alle elezioni - compito difficile per partiti con diverse agende politiche e culturali - è stato molto più facile che definire una strategia per un’attività parlamentare congiunta all’interno dello Stato e nei confronti di entità esterne. Il desiderio di mantenere unite le forze spinge i membri della Lista a controllarsi, a prendere in considerazione i pareri degli uni e degli altri, e limitarne le iniziative alla capacità degli eletti a convivere con queste regole. Ciò significa che le iniziative del partito si limitano al denominatore comune, quello di promuovere le esigenze del settore arabo in Israele. Si profila sullo sfondo lo spettro della scissione del partito nelle loro parti originali; resta inteso che nelle prossime elezioni, gli elettori arabi puniranno chi provoca la disintegrazione della Lista Araba Unita. Come risultato, la situazione che ne segue è vicina alla paralisi e limita la capacità, nella migliore delle ipotesi, di sfruttare le dimensioni del partito nella Knesset.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi