Uno shabbat a Gerusalemme 04/05/2015
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L'articolo di Ugo Volli sul viaggio in Israele e sul Shabbat ebraico mi ha ricordato un curioso episodio personale vissuto da un mio amico un po' di anni fa. Era di sabato e ci trovavamo sulla spianata del Tempio (al Muro della Preghiera). Stavamo osservando edificati la devozione della gente (tra l'altro mi aveva molto colpito un soldato, con tanto di moschetto a spalla, ma con il Taled e la Kippà nonché con il Testo Sacro). Ad un tratto un signore con la Kippà si avvicinò al mio amico e gli chiese in inglese: "Are you Jewish?". Alla sua risposta negativa lo invitò a seguirlo a casa sua e visto che ero con lui invitò anche me. A casa c'era sua moglie che stava leggendo e i due bambini che stavano salmodiando. Ci pregò di abbassare il condizionatore dell'aria, perché non poteva. Poi ci chiese se volevamo qualcosa. Chiedemmo di bere un po' d'acqua e ci indicò il frigo, dove c'era dell'acqua, oppure, visto che non eravamo ebrei, se volevamo l'acqua del rubinetto, nel qual caso avremmo dovuto farlo noi. Preferimmo aprire il rubinetto. Uscendo il mio amico, un po' maliziosamente, mi chiese se per caso di sabato lo tirano lo sciacquone. Gli risposi con un calcio negli stinchi. Shalom.

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

L'ortodossia ebraica è in realtà non univoca. Numerose regole sono interpretate in modo diverso da differenti gruppi. Senza dimenticare che la maggior parte degli ebrei non rientra in canoni di rigida ortodossia come quello che ci ha raccontato.

IC redazione