L’Europa senza ebrei è ancora Europa ? 29/03/2015
Autore: Manfred Gerstenfeld
 L’Europa senza ebrei è ancora Europa ?
Commento di Manfred Gerstenfeld

(Traduzione di Angelo Pezzana)

Negli ultimi mesi, diversi leader politici europei hanno affermato l’importanza che gli ebrei non abbandonino i paesi nei quali vivono. Leader di vari governi hanno anche dichiarato che faranno il possibile per proteggere le comunità ebraiche dai risorgenti attacchi anti-semiti. Le ragioni di queste dichiarazioni dipendono da vari fattori.

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Il più importante di questi attentati mortali agli ebrei è causato dai musulmani europei. I più recenti sono quelli avvenuti a Bruxelles, Parigi e Copenhagen. Ai quali vanno aggiunti altri atti violenti anti-semiti, commessi per la maggior parte da musulmani, come gli attacchi a sinagoghe e negozi in Francia la scorsa estate.
Un altro fattore è l’aumento dell’emigrazione degli ebrei europei, soprattutto dalla Francia, a cui si accompagna un forte interesse per conoscere tutto sulle modalità dell’aliyah. C’è poi la frequente discussione se c’è ancora un futuro per gli ebrei in Europa. Infine ci sono gli appelli a considerare Israele la casa naturale degli ebrei europei, tra i quali quello del Primo Ministro Binyamin Netanyahu.

Il Primo Ministro francese Manuel Valls è stato il più esplicito fra i leader europei a dire che gli ebrei devono rimanere in Europa.. Il regista Claude Lanzmann ha scritto un articolo dal titolo “ La Francia senza ebrei non sarà più la stessa”, citato da Valls il giorno successivo nel suo intervento nell’Assemblea Nazionale francese. “Claude Lanzmann” ha detto “ ha scritto un meraviglioso articolo su Le Monde, dicendo al mondo intero che la Francia senza ebrei non è più la Francia”. Ha poi citato anche la dichiarazione della Ministra francese Ségolene Royale, che ha espresso lo stesso sentimento, mentre si trovava a Gerusalemme al funerale delle vittime trucidate all’Hipermarket Kasher parigino.
Il Presidente francese François Hollande ha detto “ Il posto degli ebrei è in Europa e in Francia in particolare, tocca a noi garantire a tutti gli ebrei francesi sicurezza, rispetto e dignità”.

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A un osservatore attento non sarà sfuggito che in queste dichiarazioni mancava un riferimento essenziale: “ La Francia non è più la stessa, dato che ha lasciato entrare milioni di musulmani indiscriminatamente, da paesi dove l’anti-semitismo è diffuso”. Secondo il sondaggio dell’ADL (Anti Defamation League) l’87% degli immigrati dall’Algeria, ha espresso opinioni anti-semite. Fra i tunisini sono l’86%, e marocchini l’80%.
Secondo molti recenti sondaggi, la reazione più forte contro questa immigrazione musulmana di massa viene dal Front National, oggi il partito di estrema destra più votato in Francia. Anche se nel primo turno delle recenti elezioni dipartimentali di marzo è arrivato secondo dopo il conservatore UMP dell’ex presidente Nicolas Sarkozy.

Ma c’è un altro aspetto che un attento osservatore potrebbe sollevare. Supponiamo che l’intera comunità ebraica lasci la Francia, quale sarebbe l’impatto sulla società francese ? Se ne andranno avvocati, medici, giornalisti, politici, filosofi, commercianti, artisti e tanti altri, ma altri arriveranno rapidamente al loro posto. Ci sono dei precedenti di un fenomeno simile in Europa durante l’occupazione tedesca, quando gli ebrei vennero espulsi dalle loro professioni.
In ogni caso, questa partenza di massa degli ebrei avrebbe un impatto simbolico molto grande sull’immagine della Francia. A gennaio, Valls disse a un giornalista che in Francia “vi è una apartheid territoriale, sociale e etnica”. La partenza di molti ebrei aggiungerebbe una ulteriore dimensione fallimentare alla definizione della Francia repubblicana e democratica.

Lo stesso argomento è stato affrontato dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha affermato “ Siamo contenti e grati che in Germania sia rifiorita nuovamente una vita ebraica, e vogliamo continuare a vivere insieme agli ebrei che si trovano oggi qui”. L’importanza psicologica della presenza ebraica in Germania – in prevalenza immigrati dalla Russia - è più grande che in Francia, anche se minore in percentuale rispetto all’intera popolazione. Considerando il passato nazista del paese, la presenza degli ebrei serve a dare della Germania di oggi una immagine differente non solo per ovvi motivi, ma consente di essere vista come una sana democrazia.

Il Ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz ha detto che la comunità ebraica in Austria dovrebbe aumentare. “ Dobbiamo fare di tutto per garantire la loro sicurezza, in modo che non siano costretti a emigrare. L’Europa senza gli ebrei non è più Europa”.
Il Primo Ministro danese Helle Thorning-Schmidt ha affermato, dopo l’attacco mortale alla sinagoga di Copenhagen, che “ la comunità ebraica vive qui da secoli, appartengono alla Danimarca, sono parte della comunità danese e non saremmo più noi stessi senza di loro”.
David Cameron, Primo Ministro inglese, si è limitato a dire che i britannici dovrebbero essere “ molto vigili”, annunciando un aumento delle misure di sicurezza “ dopo quanto è accaduto a Parigi e per la situazione in generale che abbiamo davanti”

Parecchie di queste dichiarazioni dei leader europei sono state suscitate dall’appello di Netanyahu agli ebrei europei perché immigrassero in Israele, una sua risposta alla valanga di attentati anti-semiti in Francia. “Questa ondata di attentati terroristi contro gli ebrei c’è da aspettarsi che continuerà “ affermò “ noi diciamo ai nostri fratelli e sorelle che Israele è la vostra casa, la casa di tutti gli ebrei. Israele vi aspetta a braccia aperte”
Ci possiamo chiedere se siano state opportune queste affermazione del Primo Ministro di Israele. Fra israeliani e ebrei c’è chi ritiene che si debba scegliere di venire in Israele perché spinti dall’amore per il paese piuttosto che dalla paura di rimanere nel paese dove si vive oggi.
Può apparire una osservazione politicamente corretta, ma nella realtà la grande maggioranza degli immigrati ebrei, nella storia di Israele, appartengono all’ultima categoria.

Detto questo, Israele non deve contribuire ad accrescere lo sconforto degli ebrei che vivono in Europa. Basterebbe dire che tutti gli ebrei che desiderano venire in Israele sono i benvenuti. Diversi leader ebrei hanno dichiarato che gli appartenenti alle loro comunità non hanno intenzione di emigrare in Israele e che il luogo naturale dove vivere è quello dove si trovano oggi.
Questo è ancor più vero, qualunque sarà il tipo di immigrazione e quali i numeri, dato che riguarda comunque una piccola percentuale della popolazione ebraica locale. L’Europa di oggi è lungi dall’essere la Germania del 1938, quella di Kristallnacht. Allora, dietro alla violenza anti-semita, c’era il governo.
I governi europei di oggi vogliono prevenire la violenza anti-semita, anche se spesso riescono a farlo in maniera inadeguata.

Se questi attentati – in particolare quelli mortali – dovessero aumentare, la partenza degli ebrei dall’Europa sarebbe ancora diversa da un vero e proprio esodo, anche se il numero di quelli che partiranno fosse maggiore di quanto ci dicono oggi i sondaggi. Nel frattempo, le dichiarazioni dei leader europei, sono le benvenute, anche se, in gran parte, sono esercizi di retorica.


Manfred Gerstenfeld è stato presidente per 12 anni del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta.