Neandertaliani e razzisti gli elettori di Netanyahu? Piuttosto nazistoidi quelli di sinistra 22/03/2015
Autore: Ugo Volli

Neandertaliani e razzisti gli elettori di Netanyahu? Piuttosto nazistoidi quelli di sinistra
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Ma con Bibi Netanyahu leader

Cari amici,

sapete perché qualche giorno fa Netanyahu ha vinto le elezioni e nessuno se lo aspettava? No, non perché i sondaggisti avessero sbagliato metodo, costruendo cattivi campioni, come sostiene qualcuno (http://edition.cnn.com/2015/03/18/middleeast/israel-election-polls/ ) ricordando addirittura che avessero fatto un errore di pari entità alle elezioni israeliane precedenti (e anche in Italia, se vi ricordate).
E neppure perché i giornalisti sono così pigri e ignoranti da non aver capito che quel che conta nel sistema politico israeliano non è il partito che arriva primo, come fosse il Giro d'Italia, ma la coalizione che raggiunge la maggioranza e che, salvo la breve parentesi di Barak per un anno nel '99, il Likud ha vinto tutte le elezioni da vent'anni e negli ultimi quaranta o poco meno, la sinistra ha governato Israele per soli sei anni.

Risultati immagini per israele elezioni 2015

La ragione è semplice: ogni volta che i partiti di sinistra sono andati al governo dopo Golda Meir, hanno combinato disastri immani, accecati come sono dall'ideologia e incapaci di pensare realisticamente alle conseguenze dei loro magnifici ideali. Non sto parlando solo del gravissimo errore di Oslo, che va attribuito sì a Rabin, ma ancor di più a Peres e ai loro collaboratori come Avraham Burg e Yossi Beilin, che ormai votano per i partiti arabi; ma anche alle proposte di Barak a Arafat (gli avrebbe dato anche Gerusalemme vecchia, per fortuna il capo terrorista gli rispose di no, per odio e avidità) e al disimpegno di Sharon (scivolato a sinistra dopo essere stato eletto a destra), che ha regalato a Hamas una base terrorista, una Tortuga in mezzo al Mediterraneo, una ferita permanente alla vita pacifica di Israele.

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I dati mostrano che gli israeliani si identificano in maggioranza a destra da vent'anni o più e le elezioni servono soprattutto a decidere sulla distribuzione di voti ai partiti dentro questi schieramenti. Comunque no, la sconfitta “inaspettata” che spiace tanto a quel grande analista politico, quel gigante della storiografia che risponde al nome di A.B. Yehoshuah,come se gli avessero scambiato la moglie (lo potete leggere, con un commento per me troppo benevolo, dentro questa pagina: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=57600 ) non è dovuta a questi fattori ovvi, ma a ben altro: al razzismo degli israeliani. Sì, avete capito bene: al grandissimo, insopprimibile, dilagante, automatico razzismo degli israeliani. Badate, non lo dicono i palestinisti (http://www.washingtonpost.com/blogs/worldviews/wp/2015/03/18/what-netanyahus-election-victory-means-for-the-palestinians/ , http://www.arabamericannews.com/news/news/id_10208/Netanyahus-victory-demonstrates-Israels-racism.html ), lo affermano anche Herzog e Livni, che pure di questo elettorato avevano chiesto il voto e che volevano rappresentare.

Leggete qui (http://www.jpost.com/Israel-Elections/Herzog-Livni-blame-their-loss-on-racism-394567 ). La loro rappresentazione è questa.
Stava andando tutto bene, cioè stavano vincendo loro, salvo che, nel pomeriggio del giorno stesso delle elezioni, Netanyahu ha premuto il bottone del razzismo, mandando in giro un SMS in cui invitava i suoi elettori ad andare a votare perché organizzazioni di sinistra stavano portando in pullman gli arabi (elettori presunti dell'opposizione) a votare per rovesciarlo.
Si può certo discutere su che cosa ci sia di razzista in questo: se, poniamo, il vecchio PCI avesse avvertito i suoi compagni (e lo faceva, anche se all'epoca non c'erano i SMS) di affrettarsi a votare, perché le suore venivano mandate in massa ai seggi (e anche questo accadeva, naturalmente), sarebbe stato razzismo?
E' ovvio che una parte politica inciti i suoi sostenitori a votare quando avverte il pericolo di una partecipazione organizzata dall'altra parte. O immaginate ancora che Putin non solo finanzi la Lega in Italia, ma mandi anche degli incaricati per essere sicuro che ognuna nelle sue roccaforti delle valli alpine, vada a votare alle prossime elezioni (http://tabletmag.com/scroll/189741/times-flubs-israels-elections-slams-bibis-racist-rant ). Se ne potrebbe discutere o sarebbe razzista?

Dunque, dobbiamo immaginare che dal punto di vista di Herzog/Livni la cosa si sia svolta così. A metà pomeriggio del giorno delle elezioni, Netanyahu, “terrorizzato” dall'inevitabile sconfitta (così diceva Herzog in quel momento) si è deciso a usare l'arma del razzismo (abbiamo visto che non è affatto questo ma non importa). Stava perdendo, ma immediatamente il popolo israeliano, o quel quindici per cento che non aveva ancora votato a quell'ora, si è fatto ipnotizzare e ha reagito votandolo massicciamente: da sconfitto che era in tre ore ha recuperato dieci punti percentuali, diciamo due terzi di quelli che hanno votato nelle ultime ore. Non è un fenomeno straordinario? Uno dice una frase “razzista” e l'elettorato lo premia con un plebiscito.

Che elettorato è, quello tedesco del 1935? No, è quello israeliano del 2015. Ma certamente altrettanto razzista, dato che ha premiato “l'odio e la paura” (parola di Livni). Vi meraviglia? A me molto. Ma ancora di più mi meraviglia che Livni e Herzog abbiano fatto appello a quell'elettorato che sono così facili a disprezzare. Perché non sono andati a cercare di farsi eleggere in Norvegia? E questo è il meno. Commentando le elezioni, l'editorialista Ravit Hecht di Haaretz (il giornale arabo in lingua ebraica che è anche la Bibbia degli Herzog/Livni, ha scritto degli elettori di Bibi: "Sono troppo eccitati e hanno paura. Non vogliono vivere in una nazione occidentale democratica e liberale." Gideon Levi, dello stesso giornale, ha sostenuto che non c'è speranza, che la popolazione israeliana dev'essere “sostituita”, non è degna di esistere. Sempre nello stesso giro, la romanziera Alona Kimchi ha scritto su Facebook che quei “fottuti Neandertaliani” dovrebbero “inghiottire cianuro” perché “solo la morte li salverà da loro stessi” (http://tabletmag.com/jewish-news-and-politics/189762/can-israeli-left-win-again) .

Trovate che sia un linguaggio un po' nazista? Anch'io. Ma non è affatto un caso Isolato. Il commediografo Yair Garboz che Haaretz definisce “uno dei più rispettati artisti israeliani”, al comizio finale della lista Herzog in piazza Rabin a Tel Aviv, se l'è presa con gli elettori della parte opposta definendoli “analfabeti che baciano amuleti”, facendo sarcasmo sull'abitudine degli ebrei religiosi di sfiorare con la mano il rotolo della Legge o quelle scatoline che contengono dei brani della Torah, che sono prescritti alla porta di tutte le case ebraiche, portandosi poi la mano alle labbra (Un sarcasmo che di nuovo somiglia tanto alla propaganda nazista, anche se i sostenitori della sinistra naturalmente accusano di fascismo gli avversari (http://www.timesofisrael.com/playwright-derides-mezuzah-kissers-as-fools/ ).

Si potrebbe andare avanti a lungo con queste desolanti citazioni. Il fatto è che quella che in Israele è chiamata “la bolla” di Tel Aviv (o meglio della parte nord, opulenta e “progressista”) nutre un disprezzo velenoso e , ancor peggio, un'incomprensione totale nei confronti del resto di Israele, incontrandosi in questo sentimento con la sinistra ebraica in Europa e negli Stati Uniti. Si tratta di un modo di pensare che danneggia in primo luogo la sinistra davvero sionista (che c'è etata in passato e c'è ancora), confondendola con i nemici estremi di Israele che albergano nel mondo ebraico: i Chomski e le Butler e i Falk e i Goldstone e i Pappé e le Haas e i Gideon Levi e quelli di JStreet).

Se essa non riuscirà a separarsi da questa congerie velenosa, non avrà mai titolo a concorre al governo dello Stato ebraico, non potrà mai recuperare la fiducia degli elettori, per quanto si illuda di essere nel giusto. Continuerà a sentirsi “estraniata”, a invocare l'appoggio straniero degli Obama e dell'Unione Europea (vi ricordate quel direttore di Haaretz che chiese all'ambasciatore americano di “stuprare” Israele, naturalmente per il suo bene: http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/124729#.VQ2TLfmG9Qc ). Un discorso che vale, nel nostro piccolo, anche per l'Italia e le comunità ebraiche, che hanno una componente che non dice le cose di Garboz e di Kimchi, ma quelle di Hecht, sì. E che, se può, censura quelli che non la pensano come lei, come posso testimoniare personalmente.

Ugo Volli