Perché il mondo arabo auspica la vittoria del Partito Laburista? 14/03/2015
Autore: Mordechai Kedar

Perché il mondo arabo auspica la vittoria del Partito Laburista?
Commento di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

Devo premettere alcune considerazioni:


Isaac Herzog

a) Conosco la famiglia Herzog fin da quando ero bambino, e in vari momenti della mia vita ho percorso dei tratti insieme ai tre fratelli: Joel, il Generale di Brigata Michael, e il Ministro Yitzchak. Ho sempre stimato molto questa aristocratica famiglia per la sua generosità,comportamento, intelligenza e cultura, figli del sesto Presidente d’Israele, Chaim Herzog, e nipoti del rabbino capo Yitzchak Isaac Halevi Herzog. L’ambasciatore Abba Eban, eminente uomo politico e di cultura, era un loro zio. Una famiglia aristocratica nel senso più profondo del termine.

b) Nella seconda metà degli anni ’90, finito il mio servizio militare, feci parte dell’organizzazione “Paths to Peace”, l’organizzazione più giovane e di taglio religioso di “Peace Now”. Ritenevo possibile la pace secondo il modello di vita europeo, ma i nostri vicini arabi mi hanno fatto ricredere.

In varie occasioni avevo suggerito l’ipotesi di un piano di pace in Medio Oriente, per noi e per i nostri vicini, “Il Piano degli otto Emirati Palestinesi”. Sono assolutamente contrario ad uno Stato Palestinese in Giudea e Samaria, perché sono certo che in breve tempo diventerebbe un altro Hamastan e si giungerebbe inevitabilmente ad un’altra guerra. Per questo sostengo apertamente la lista del Partito Casa Ebraica (Habait haYehudi).

Yitzchak Herzog
Dopo avere analizzato per anni discorsi, media e cultura del mobdo arabo - in lingua araba originale - sono giunto alla conclusione che la maggioranza della popolazione araba spera che un giorno Herzog diventi il Primo Ministro israeliano, e quel giorno, almeno secondo il punto di vista della maggior parte degli arabi, sarà l’inizio della fine dello Stato d’Israele. Il motivo è semplice: Herzog è recepito come una persona di carattere debole, insignificante e senza spina dorsale. Non è stato un ufficiale di combattimento, ma un ufficiale nella mia unità, la 8200, costituita da “bravi ragazzi”, intelligenti, quelli con gli obbligatori occhiali da vista a lenti tonde. Il modo gentile di parlare di Herzog e la sua inconfondibile terminologia, che lo rendono attraente a quegli israeliani che vogliono pensare come gli europei e gli americani, hanno convinto il mondo arabo che Herzog rappresenti l’unica strada per rammollire Israele al punto da poterlo calpestare e renderlo come uno straccio che può essere strizzato e gettato nel dimenticatoio.

L’agenda del Medio Oriente è impostata su stereotipi e immagini, e l’immagine che Herzog proietta è così debole che qualsiasi azione di forza Israele potrà pronunciare, sarebbe accolta con scherno. La distanza tra quello scherno e una guerra totale è breve. In Medio Oriente, chiunque dichiari ininterrottamente di volere la pace, proietta l’immagine di uno che ha paura della guerra perché è un debole, suscitando così le scariche di adrenalina militaristica dei suoi vicini, che diventano aquile e avvoltoi pronti ad avventarsi sui cadaveri.

E’ vero quindi il contrario: chiunque dimostri potere, forza, rappresenta un pericolo, gode di una relativa tranquillità dal momento che i bulli lo lascieranno in pace. E’ questo il motivo per cui gli arabi odiavano e rispettavano Ariel Sharon e Moshe Dayan, perchè ne avevano timore. Sadat fece la pace con Israele perché non era in grado di sconfiggere lo Stato ebraico, nonostante l’effetto sorpresa che ottenne all’inizio della Guerra dello Yom Kippur quando oltrepassò il canale di Suez. Anche Hussein fece la pace con Israele, perché riteneva che l’avrebbe aiutato ad affrontare il partito Baath di Siria e Iraq. Arafat, fallita la prima Intifada, acconsentì ad una “pace Hudabiyyah”, cioè ad una pace temporanea, che sarebbe durata fino a quando il nemico sarebbe stato troppo forte per essere sconfitto. Y

Itzchak Herzog al timone del governo è il sogno più bello che il mondo arabo possa immaginare, perché è la riprova che la società israeliana è stanca, esausta, senza motivazioni forti per garantire la sicurezza del Paese, pronta invece a pagare qualsiasi prezzo per un pezzo di carta su cui sia scritta la parola “pace”. Herzog al timone del governo sarà soggetto a pressioni da parte del mondo arabo, e della Casa Bianca di Obama, che pensa che “questa sarà la volta buona”, o meglio, “Yes, we can”. Le pressioni cui lui sarà sottoposto saranno molto più forti di quelle esercitate su Netanyahu, perché la Casa Bianca e il mondo arabo avranno la percezione che i suoi giorni da Primo Ministro siano contati e quindi, devono spremerlo il più possibile per il breve periodo in cui gli israeliani lo lasceranno in carica, prima che si risveglino, si rendano conto dell’imminente catastrofe e lo privino dell’incarico come fecero con Ehud Barak, quando si arrese ad Arafat.

Yitzchak Herzog porterà avanti relazioni molto armoniose con la Casa Bianca e forse persino con i leader europei consumati dall’ansia per la pace, ma porterà ad una guerra, sangue, fuoco e lacrime nella zona chiamata “Medio Oriente” dove solo i poteri veramente forti, minacciosi e determinati a fermare il nemico, sopravvivono.

Tzipi Livni, partner intercambiabile con Herzog
Tzipi Livni è un altro aspetto dei dolci sogni del mondo arabo, una donna nata e cresciuta in una coraggiosa famiglia revisionista, in una casa ricca di sani e forti principi sionisti. Ha iniziato la carriera politica nel Likud, ma è diventata sempre più priva di carattere passando da un partito all’altro finchè non ha trovato un alleato nell’altro leader smidollato, Yitzchak Herzog.
Livni rappresenta agli occhi del mondo arabo il simbolo dell’israeliano abbattuto ed esausto, di quelli che ne hanno avuto abbastanza di lottare per la sopravvivenza e che sono disposti a offrire il collo al macellaio con la speranza che se gli si rivolge in modo garbato, lui li sgozzerà con delicatezza.

Anche su Internet è documentato che negli anni ’80 Livni era stata un agente del Mossad in Europa, e numerosi siti arabi parlano dei “servizi speciali” che lei fece per lo Stato di Israele. Tali servizi in Occidente sono considerati sotto copertura e segreti, ma in Medio Oriente questa espressione è intesa in modo totalmente diverso. Possiamo solo immaginare come gli arabi reagiranno sui loro web e quale sarà la nostra immagine se lei diventasse primo ministro.

Tuttavia il problema con Tzipi Livni non è solo riferito alla sua immagine. I nostri vicini hanno le prove che Livni non ha la più pallida idea di come ci si debba muovere nei complessi e tortuosi sentieri medio-orientali: durante la Seconda Guerra del Libano lei era Ministro degli Esteri, e fu l’architetto israeliano della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU 1701, che consentì a Hezbollah (è tutto molto chiaro nelle sue dichiarazioni) di rinnovare e ampliare il proprio arsenale di razzi. Mi aspetterei che chi ha una laurea in legge capisca il fallimento incorporato nella stesura della risoluzione, ma Tzipi Livni non ha neppure superato questo minimo livello di test legale. C’è qualcuno sano di mente che le darebbe l’incarico di preparare un contratto per l’affitto del proprio appartamento?

Quel che colpisce è che invece di vergognarsi e starsene zitta, Livni giustifica pubblicamente la Risoluzione 1701, definendola addirittura una Risoluzione “che ha creato una svolta nel Sud del Libano”. Su una cosa ha ragione. Di sicuro ha creato un cambiamento nel Sud del Libano, ma un cambiamento molto grave per Israele. Invece di smilitarizzare Hezbollah, (dopo la Seconda Guerra del Libano, molti Paesi erano d’accordo su questa necessità) quella Risoluzione ha permesso a Hezbollah di riarmarsi.
L’incapacità di Livni nel definire il testo della Risoluzione e la sua messa in atto avrebbe dovuto allontanarla da qualsiasi carica decisionale in Israele, e sicuramente da quelle che hanno a che fare con la nostra realtà geopolitica.

Conclusioni
Solo in Israele succede che gli smidollati abbiano il coraggio di chiedere pubblicamente un’altra chance per superare un esame sul Medio Oriente che sicuramente falliranno di nuovo. Solo in Israele la gente ha la memoria collettiva così corta che si ferma all’ultimo dibattito televisivo, allo slogan sentito ieri, all’ultima giravolta di un candidato - chiamato perché è popolare e facile da contattare -.
Nessuna di queste persone esauste – che parlano sempre della “pace” – può trattare in modo vantaggioso con l’ambiente crudele e culturalmente difficile dei nostri vicini, che, nel migliore dei casi, danno un calcio nel posteriore prima di affondare il coltello nel collo.


Bibi Netanyahu

Il duo Herzog-Livni è l’ultima cosa che consiglierei per governare lo Stato di Israele, se vogliamo sopravvivere nel “ Nuovo Medio Oriente” – non quello della fantasia di Shimon Peres - ma quello dove il nuovo è lo “Stato Islamico”. Forse in un lontano futuro, quando e se l’atmosfera circostante si trasformerà in qualcosa di simile a quella dell’America o dell’Europa di una volta, potremo considerare queste anime candide come leader di Israele.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi