Cari amici,
Oggi parto da un dettaglio che di solito non si cita sul rapporto fra Israele e arabi. Come sapete, i propagandisti filopalestinesi parlano oggi di “confini del '67” per definire le linee armistiziali stabilite dopo la guerra di indipendenza del '49 e lo fanno perché è stato nel '67, con la guerra “dei sei giorni” che Israele ha liberato Giudea, Samaria, Gaza e il Golan. Di qui parte tutta la problematica attuale di questi territori, secondo loro: la “colonizzazione” e tutto il resto. Non discuto oggi di questo. Ma sapete che cosa accadde subito dopo?
“Il 19 giugno del 1967, il governo di unità nazionale [di Israele] votò all'unanimità di restituire il Sinai all'Egitto e le alture del Golan alla Siria in cambio di accordi di pace. Il Golan avrebbe dovuto essere smilitarizzato e un regime speciale sarebbe stato negoziato per lo Stretto di Tiran. Il governo deliberò inoltre di avviare i negoziati con il re Hussein di Giordania per quanto riguarda il confine orientale.”
Sapete chi ha scritto queste righe? Chaim Herzog, il padre dell'attuale leader della sinistra, uomo di tutt'altra tempra rispetto a lui (http://en.wikipedia.org/wiki/Chaim_Herzog; la citazione viene da Herzog, Chaim (1982). “The Arab-Israeli Wars”. Arms & Armour Press).
Abu Mazen
Insomma, immediatamente dopo la guerra trionfale, Israele era disposto a rinunciare a Sinai e Golan e forse anche a buona parte di Giudea e Samaria in cambio della pace: una grandissima occasione per risolvere il conflitto. E sapete che cosa accadde allora? Ci fu una conferenza a Khartoum, un mese e mezzo dopo, cui parteciparono i capi di stato dei più importanti paesi arabi e anche l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina che decisero una politica che divenne famosa sotto il nome di “I tre no”: No alla pace, no al riconoscimento di Israele, no alle trattative (http://en.wikipedia.org/wiki/Khartoum_Resolution). Un'altra occasione perduta, forse la più importante di tutte, anche se prima c'era stata la risoluzione dell'Onu nel '47 e poi ci sarebbero state le trattative del '99 e del 2000, e poi quella con Omert.
Israele dopo la guerra dei Sei Giorni (1967)
Perché ricordare questo episodio? Perché le cose sono un po' cambiate, il mondo arabo ha delegato all'OLP e all'Autorità Palestinese la guerra a Israele, avendo altro di cui occuparsi, lo stato ebraico si è radicato profondamente e non appare così facile da eliminare di colpo, la strategia si è trasformata in un'impresa a tappe, di lunga durata. E molta acqua è passata sotto i ponti. Israele ha offerto di nuovo possibilità di pace, ma i palestinisti hanno sempre detto di no, perché pensavano che il tempo lavorasse per loro. E ancora lo pensano, grazie all'appoggio della sinistra mondiale, che ormai ha l'egemonia sugli Stati Uniti e l'Europa.
Al centro il leader egiziano Nasser e la Lega araba a Khartoum (1967)
Molte trattative si sono aperte, molte si sono rotte a seguito dei no palestinesi. Non le ripercorro qui. E' importante ricordarlo, perché di solito non se ne parla. E non si è parlato nemmeno dell'ultimo no, quello pronunciato tre giorni fa da Abbas, in vista della ripresa delle trattative che potrebbe proporre Obama dopo le elezioni israeliane. In un discorso davanti al comitato centrale dell'OLP (che ha votato per interrompere la cooperazione di sicurezza con Israele), Abbas ha detto anche lui i suoi tre no (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/abbas-underscores-plos-3-nos-in-ramallah-rant/2015/03/04/).
Il primo è “No al riconoscimento dello stato ebraico di Israele (che è poco diverso dal “no al riconoscimento di Israele” del '67). Il secondo è il no a trattative senza il riconoscimento dei “confini di Auschwitz” del '49, e il terzo è il no alla possibilità che ebrei possano vivere dove comanda lui, che insieme implicano distruzione della vita ebraica in Giudea e Samaria, compreso il quartiere antico di Gerusalemme e il Kotel; cioè la costruzione di un vero e proprio muro della pulizia etnica e dell'apartheid a Gerusalemme. (http://www.jpost.com/Middle-East/Abbas-Palestinians-wont-accept-Jewish-state-Islamization-of-struggle-in-Mideast-392910).
E' cambiato qualcosa dai tre no di Khartoum? Molto poco. Ma, se gli elettori israeliani non si faranno prendere dall'impulso folle di eliminare Netanyahu in favore di un triste figlio di papà ideologico e inesperto di politica internazionale come Herzog e di una voltagabbana come la Livni, possiamo essere sicuri che il tentativo di Obama e dell'Unione Europea di far girare all'indietro l'orologio della storia necessariamente fallirà.
Ugo Volli