Obama o l'antisemitismo negazionista di sé
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
avete letto come Obama ha di recente definito l'attentato di Parigi in cui quattro ebrei furono uccisi da un terrorista islamico che aveva assalito il negozio kasher dove stavano facendo la spesa? “a bunch of violent, vicious zealots who behead people or randomly shot a bunch of folks in a deli in Paris.” In italiano: “un gruppo di zeloti violenti e feroci che decapita la gente o spara a caso su un mucchio di gente in un negozio di alimentari a Parigi”
Che cosa manca qui? Che il negozio di alimentari era kasher, che quella gente era ebrea, che era stata ammazzata non a caso ma proprio per questa ragione. Sottoposto a una forte contestazione, Obama ha mandato avanti i suoi comunicatori. Il segretario stampa della Casa bianca Josh Earnest ha risposto alle critiche dicendo che le vittime erano state “uccise non per quel che erano ma a causa del luogo dove per caso si erano trovati ad essere ("killed not because of who they were, but because of where they randomly happened to be.”)
Una risposta evidentemente incredibile e in malafede, in considerazione delle centinaia di attentati antisemiti accaduti prima della strage. E alla replica di un giornalista che chiedeva se non gli sembrava che le vittime fossero state uccise perché erano in un luogo ebraico, Josh Earnest ha risposto in maniera ancor più grottesca: "il punto è che questi individui (proprio così “these individuals”) non erano stati presi di mira “per nome”. "
Mai visto un attentato terrorista fare vittime “per nome”.( http://www.jpost.com/International/Obama-lights-up-social-media-by-calling-Paris-kosher-deli-attack-random-390662 )
Alla fine la pressione dell'opinione pubblica è stata tale che la Casa Bianca ha riconosciuto che l'attentato era antisemita. Ma non era affatto una gaffe. Negli stessi giorni Obama ha presentato al Congresso una domanda di autorizzazione all'uso della forza contro l'Isis, in cui elencava le possibili categorie di vittime dello Stato Islamico: c'erano tutti, cristiani e sciiti, yazidi e giordani - salvo gli ebrei e gli israeliani.
Si tratta dell'ennesima dimostrazione: Obama è un antisemita, la sua amministrazione ha fatto dell'antisemitismo - sotto l'esile vernice dell'avversione al governo di Israele - una linea guida della sua politica estera.
Una parte importante della sua politica puà essere riassunto, come fa Caroline Glick in questo articolo ricco di fatti (http://www.jpost.com/Opinion/Column-One-Mainstreaming-Jew-hatred-in-America-390894 ) nel rendere presentabile l'antisemitismo nella società americana.
Vale la pena di ripeterlo, per quelli che pensano che alla Casa Bianca ci sia un “progressista”, un “uomo di sinistra”, e non un alleato organico del fascismo islamico: è una distinzione sempre più difficile perché una grande maggioranza della sinistra condivide questa alleanza, ma vale la pena di tenerla ferma fin che è possibile. Gli israeliani hanno capito benissimo che Obama come l'Unione Europea sta facendo un gioco sporco con le loro stesse elezioni (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/israelis-fed-up-with-obama/2015/02/13/ ). Speriamo solo che se lo ricordino al momento di votare.
Ma, per quanto grave sia il tradimento dei valori dell'Occidente da parte di Obama e di chi lo sostiene, c'è di peggio. Non si tratta di un fenomeno isolato. L'altro giorno è uscita sulla stampa (non quella italiana, per carità) la decisione del procuratore della città austriaca di Linz, Philip Christl, cui era stato sottoposto il caso di un tale di origini turche (se ne sa solo il nome assolutamente mitteleuropeo, Ibrahim) che sulla sua pagina Facebook aveva pubblicato il ritratto di Hitler con una didascalia in cui gli si faceva dire “Avrei potuto uccidere tutti gli ebrei, ma ne ho lasciati alcuni in vita così che voi poteste sapere perché li ho sterminati”.
La cosa aveva fatto scandalo ed era stata denunciata. Bene il magistrato austriaco ha deciso che non c'era nessun reato, che l'invito a uccidere gli ebrei non era altro che un'”espressione di dispiacere nei confronti dello stato di Israele”. (http://www.jpost.com/Diaspora/Austrian-prosecutor-Call-to-kill-Jews-is-legal-criticism-of-Israel-390760 ).
Insomma, in Austria si può benissimo incitare all'uccisione degli ebrei: duecento anni fa lo si chiedeva in quanto deicidi, ottant'anni fa in quanto “razza inferiore”, oggi in quanto sostenitori di Israele. E a Linz come a Washington, vi sarà sempre qualcuno a dirvi che l'antisemitismo non c'entra, anzi che non esiste, come naturalmente non c'entra l'Islam (Obama ha proibito ai suoi di usare in qualunque caso l'espressione “terrorismo islamico” o “islamista” che sia). Sono solo un gruppetto di violenti sopravvalutati dalla stampa per ragioni di vendita (anche questo è Obama pensiero) che colpiscono “a caso”. Insomma, viviamo in un momento di antisemitismo che si nasconde, che nega di esserlo, un antisemitismo negazionista di sé, come quello di Obama e di chi vi si appoggia, anche in Israele e nel mondo ebraico.
Ugo Volli