Perché il popolo americano appoggia Israele ?
risponde David Harris, direttore dell’American Jewish Committee
Testata: L'Opinione
Data: 00/09/2011
Pagina: 1
Autore: David Harris
Titolo: Il sostegno popolare americano a Israele
La prima parte si può trovare a questo link . Di seguito, da L'OPINIONE dell'8 novembre 2007, la seconda parte di un articolo di David Harris, Direttore dell’American Jewish Committee, sul sostegno americano a Israele: 

Insistono i miei amici europei: cosa ci dici circa “l’empia alleanza” tra gli ebrei americani e la destra religiosa, di cui il Presidente Bush fa parte? Non è questa la vera lobby? Io rispondo che molti della destra religiosa sostengono Israele. Ma non hanno bisogno che gli ebrei americani li persuadano. Hanno le loro proprie ragioni. E si esprimono come vogliono — per la delizia di alcuni ebrei americani, e la costernazione di altri. Ma c’è di nuovo, qui, un problema di comprensione. Non sono solo loro ad identificarsi con Israele. Molti altri cristiani lo fanno, da molto tempo prima della rinascita di Israele. Infatti, ciò risale ai primi coloni europei che curarono teneramente la Bibbia ebraica ed il legame tra gli ebrei e la Terra Promessa. Effettivamente, John Adams, Ben Franklin e Thomas Jefferson proposero un’immagine dell’esodo ebraico dall’Egitto come l’emblema nazionale. E più recentemente, il Presidente Harry Truman attinse a questa sorgente di inspirazione per riconoscere Israele undici minuti dopo la sua creazione. Michael Beschloss, un eminente storico, analizza tale evento nel suo recente libro, “Presidential Courage”: “Truman era felice di essere un Battista perché pensava che ciò dava ad un uomo comune il percorso più breve verso Dio.

Lui sapeva che molti battisti speravano che gli ebrei potessero un giorno fare ritorno alla loro terra natia Sion. Il Salmo favorito di Truman era il 137: Lungo i fiumi di Babilonia, là noi ci sedemmo, piangendo, quando ricordavano Sion”. E il Presidente Bill Clinton, che non può essere definito proprio un esponente della destra religiosa, frequentemente disse che il suo predicatore battista, prima di morire, fece promettere al giovane politico dell’Arkansas che non avrebbe mai fatto nulla per danneggiare Israele.
Ma i miei amici europei insistono ancora: che ci dici sull’Iraq e sull’influenza della “lobby” nel guidare gli Stati Uniti in una guerra ormai degenerata, che può servire gli interessi di Israele, ma non quelli americani? Se c’era un tam tam fra gli ebrei americani per spingere il paese alla guerra, io non l’ho sentito. Sì, c’erano ebrei americani – nelle loro funzioni ufficiali, non in quelle di ebrei – che si sono uniti ad altri dell’amministrazione Bush nel sostenere la causa della guerra. E così hanno fatto altri al di fuori del governo. Forse benefici residui per Israele erano parte dei loro calcoli, e forse per gli altri paesi nella regione, incluso Kuwait e Arabia Saudita.

E sì, c’erano gruppi di ebrei che hanno sostenuto la decisione della guerra, ma non tutti. A proposito, i sondaggi tra gli ebrei americani effettuati prima e dopo l’inizio della guerra rivelarono una opposizione più forte e costante che fra il resto dell’opinione pubblica americana. E molti ebrei erano prominenti nelle file degli oppositori della guerra fin dal principio. Inoltre, negli anni precedenti la guerra del 2003, gli ufficiali israeliani, a cominciare dal Primo Ministro Yitzhak Rabin, posero l’accento sul fatto che fosse l’Iran, non l’Iraq, a porre la minaccia più grave al futuro di Israele. Gli eventi susseguenti rivelarono che Israele aveva ragione al riguardo. Ed infine i miei amici europei troppo spesso hanno adottato il concetto che agli americani sia stato impedito di sentire gli altri punti di vista sul Medio Oriente. Se solamente lo avessero fatto, avrebbero visto la luce. Sciocchezze! È vero, ci sono più voci pro Israele nel dibattito americano che in Europa, ma ciò non impedisce ad altri di essere ascoltati. Al contrario, la discussione è ininterrotta.

Dai professori Walt e Mearsheimer al presidente Jimmy Carter, da Tony Judt a Noam Chomsky, dagli innumerevoli discepoli accademici di Edward Said a Norman Finkelstein, e dai molti media che trasmettono o pubblicano storie critiche nei confronti di Israele – che vanno ad aggiungersi, naturalmente, alle voci delle varie lobby – ad Israele proprio non mancano quelli che sfidano una sua specifica politica o, per quella questione, la sua stessa esistenza. Ma, alla fine della fiera, non sono riusciti a far trionfare la loro causa. Forse è perché, come una volta disse il Presidente Abramo Lincoln, “Lei può imbrogliare tutte le persone per un certo tempo, ed alcune delle persone per tutto il tempo, ma lei non può imbrogliare tutte le persone per tutto il tempo”. E ciò va a grande merito del popolo americano.

(traduzione italiana a cura di Carmine Monaco)

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