La faida interpalestinese smaschera le bugie del pacifismo filopalestiense 15/05/2007
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Spettabile Redazione,

se è vero che le bugie hanno le gambe corte, secondo quanto racconta un
noto detto, il fronte del pacifismo filo palestinese militante dei vari
Manifesto, Liberazione, ecc, (con le loro lugubri vignette antisemite
sul "muro"), è sicuramente rappresentato da una sfilza di nanerottoli
ipocriti, vista la loro ostinazione nel perorare a tempo stesso la
nobile causa della pace con quella degli assassini di Hamas. I quali,
non contenti di scannare gli ebrei, si sono messi a fare la guerra pure
ai loro confratelli di Al Fatah. A tal proposito, "Il Giornale" in data
odierna riporta la notizia secondo cui, in occasione del 59esimo
anniversario della Naqba (ossia il "disastro" della creazione dello
Stato di Israele), nella Striscia di Gaza (dove, tra parentesi, non
esiste più da tempo la scusa della "occupazione sionista") gli amici dei
pacifisti hanno affettuosamente elargito alle forze dell'Autorità
palestinese una copiosa scarica di confetti di piombo con nove morti
rimasti sul terreno. Pochi giorni fa, sempre secondo quanto riferisce il
quotidiano di Maurizio Belpietro, altri otto palestinesi sono stati
uccisi a Gaza e circa 50 sono rimasti feriti negli scontri fra le due
fazioni rivali. Un tentativo (il secondo in 24 ore) di mettere fine ai
combattimenti è miseramente fallito. L'avvenimento che ha portato allo
scontro a fuoco le due fazioni sarebbe stato la uccisione a Sajaya di
Ibrahim Munieyhe, un capobanda terrorista di Hamas. Fonti locali
riferiscono che unità delle Brigate Ezzedin al-Qassam hanno attaccato un
vicino campo di addestramento della Guardia presidenziale di Abu Mazen
situato all'altezza dal valico di Karni, fra Gaza ed Israele, con armi
automatiche e anche mortai. Le forze fedeli al Presidente palestinese
Abu Mazen avrebbero avuto otto morti, tra cui gli occupanti di un mezzo
colpito da un razzo Rpg sparato dai terroristi di Hamas.
Il lato istruttivo di tali vicende è dato a mio avviso dal fatto che
esse dimostrano eloquentemente come neanche nella utopistica ipotesi di
scomparsa dello Stato di Israele (al contrario di quel che cercano in
tutti i modi di farci credere i benpensanti pacifisti), gli assassini
getteranno i panni del lupo per indossare quelli dell'agnello;
viceversa, ogni conquista non farebbe altro che aumentare la loro
bramosia di strage e di potere assoluto. Chi, come Bertinotti, insiste a
proporre la diplomazia come medicina per tutti i mali, commette lo
stesso errore di Chamberlain quando credette che il vorace appetito di
Adolf Hitler si sarebbe accontentato dei Sudeti. Per questo, come
osserva acutamente Magdi Allam, il sostegno incondizionato a Israele da
parte del mondo civile è la condizione fondamentale per distinguere se
stare con la democrazia o con la barbarie. Esattamente come nel
settembre 1939. Il re (pacifista) con la sua falsa "equivicinanza" è
ogni giorno sempre più nudo.

Molti cordiali saluti
Luigi Prato, Sassari