E' accaduto, non sto sognando, e' veramente accaduto.
Finalmente si sono presentati due elementi importanti affinche' Giustizia fosse ristabilita consolando l'animo ferito degli ebrei italiani di Israele: l'occasione della visita di Fausto Bertinotti alla Comunita' Italiana e il coraggio di dirgli quello che pensiamo di lui.
Ho dovuto darmi dei pizzicotti per rendermi conto che non era un sogno ma una meravigliosa realta', uno stupendo riscatto a tutte le umiliazioni subite e alle offese ingoiate in passato!
Era tutto vero, qualcuno stava snocciolando al Presidente della Camera le colpe sue, del suo partito e del governo italiano.
E' accaduto ed e' come se mi fosse scivolato un peso dalle spalle!
Il signor Bertinotti, che in questo momento, sto ammirando in una bella fotografia ripresa al parlamento palestinese, sorridente e colle spalle coperte da una kefiah,
e' entrato nel Tempio degli ebrei italiani, senza mettersi in testa la kippa', credendo di essere accolto come si conviene a un'alta carica di Stato e ne' e' uscito ricoperto dei pesci che gli sono stati tirati metaforicamente in faccia.
E' accaduto, signori, e' accaduto! Non stavo sognando!
Anni e anni di mal di stomaco, di rabbioso dolore, di disperato sentimento di ingiustizia sono stati finalmente riscattati l'altro giorno a Gerusalemme quando, nella saletta del Tempio , Vito Anav e Beniamino Lazar, rappresentanti degli ebrei italiani in Israele, gliele hanno cantate in tutte le tonalita' del pentagramma.
Lui, il signor Bertinotti, alla fine ha definito le critiche "una sgrammaticatura".
Comica questa parola, sgrammaticatura, forse si aspettava di essere accolto da canti e balli, battimani, premi e cotillons?
Al Tempio italiano l'unica sgrammaticatura era lui, Fausto Bertinotti, lui che poche ore prima aveva definito la barriera salvavita "un'abiezione"; lui che al parlamento palestinese , ricoperto dall'amata kefiah, aveva detto che anche Israele dovrebbe adottare l'indulto come in Italia, e liberare TUTTI i prigionieri e detenuti palestinesi; lui che ha definito la presenza ebraica in Giudea e Samaria "una malattia che avvelena il mondo" secondo quanto scrive il Riformista.
E' sicuro il signor Bertinotti che il veleno non sia altrove, diciamo a caso ...nel governo palestinese, nella promozione dell'odio e terrorismo contro Israele e non nella presenza ebraica nelle terre che sono la culla del popolo di Israele?
Forse Bertinotti ignora la storia, lui e' stato segretario di quel partito della "rifondazione comunista" che da anni insulta Israele, demonizza Israele, deforma la storia di Israele, nega a Israele il diritto di difendersi quindi di esistere.
Durante gli anni della guerra di Arafat, anni da incubo in cui ogni giorno entravano nel Paese terroristi assassini per ammazzare civili ebrei, bambini ebrei, donne e vecchi ebrei, abbiamo assistito a a una processione senza fine di rifondaroli, di innamorati dei terroristi, di gentaglia piena di odio che andava a esprimere simpatia al boss dei terroristi.
Abbiamo visto arrivare la Morgantini per andare a insultare i nostri soldati ai check point, abbiamo sentito Agnoletto diffamare istericamente Israele fino a quando la polizia non lo ha rispedito in Italia.
Li abbiamo sentiti chiamare nazisti i nostri soldati.
Per cinque lunghi anni in cui ogni mattina accendevamo la radio prima ancora di essere completamente svegli per sapere quale altro attentato avevano fatto, per sentire i nomi delle nostre ultime vittime, dovevamo anche vedere ai TG italiani mandrie di vigliacchi assatanati bruciare le nostre bandiere e urlare "a morte".
Per cinque terribile anni abbiamo dovuto ascoltare rifondaroli e kompagni komunisti , da Montecitorio, dalle strade, dalle sedi dei partiti, dalle pagine di Liberazione e Manifesto ringhiare contro Israele, la sua esistenza e il suo esercito.
La guerra era nel pieno del suo orrore, fiumi di sangue scorrevano per le strade del nostro Paese, quando abbiamo dovuto assistere, con un forte senso di nausea, al congresso nazionale del partito della Rifondazione Comunista, segretario Fausto Bertinotti, che apriva i lavori dando, primo in assoluto, la parola a Nemer Hammad, rappresentante di Arafat in Italia, accolto da un'ovazione e felice di sciorinare la sua propaganda sotto la gigantografia di Muhammad Al Dura, icona del popolo rifondarolo, ucciso da fuoco palestinese ma la cui morte era stata attribuita a Israele.
Dal Parlamento Europeo ci arrivavano, giorno dopo giorno, attentato dopo attentato, vittima dopo vittima, le esternazioni di odio per Israele e amore per Arafat di Luisa Morgantini, rifondarola di rispetto, donna piena di passione per chi uccideva israeliani .
Nazisti nazisti nazisti, gridavano quelli del partito di Fausto Bertinotti, e lo gridavano contro gli ebrei, non contro gli assassini degli ebrei.
Lui colla sua erre moscia e la pipa, lanciava accuse a Israele, al suo governo, al suo esercito senza mai proferir parola contro gli assassini, contro i terroristi, contro l'uso dei bambini palestinesi come strumento di propaganda.
Non abbiamo mai visto in cinque anni un solo maledetto pacifista andare a esprimere il suo sdegno davanti alla carcassa di un autobus esploso in Israele col suo carico di sogni e speranze . Non abbiamo visto un solo rifondarolo davanti alla pizzeria Sbarro di Gerusalemme dove hanno trovato la morte decine di persone, famiglie completamente distrutte mentre , insieme, mangiavano la pizza prima dell'entrata dello shabat!
La sgrammaticatura, stridente come il gesso sulla lavagna, di Bertinotti e' stato dichiarare che il governo Hamas e' stato democraticamente eletto.
Puo' essere chiamato democratico un governo che vuole l'eliminazione di una Nazione?
Le elezioni non sono certo simbolo di democrazia, le fanno anche in altre dittature arabe, le ha avute anche la Germania di Hitler, la democrazia e' tutt'altra cosa e Bertinotti la stava calpestando in quel Tempio dove finalmente gli hanno fatto sapere, e spero anche capire, che l'infamia del passato non andava dimenticata proprio per poter correggere il presente e incominciare a dialogare.
La sensazione mia e di molti altri , e' stata meravigliosa.
E' stato un atto di giustizia nei confronti di tutti i nostri morti che mentre bruciavano e venivano colpiti dai bulloni inseriti nel tritolo, non sentivano i ghigni della base rifondarola e non vedevano quelli che, indifferenti ai corpi mutilati giacenti sull'asfalto delle citta' israeliane, si precipitavano a esprimere solidarieta' ad Arafat.
Signor Bertinotti, lei crede che abbiamo tutto questo?
Crede che abbiamo dimenticato le decine di maledetti pacifisti dentro il Mukata che si facevano sbaciucchiare dal raiss assassino?
Crede che abbiamo dimenticato le parole di sostegno e di amore per quel demonio mentre i genitori israeliani temevano di non rivedere i loro figli vivi dopo averli mandati a scuola?
Crede che abbiamo dimenticato le lacrime dei bambini israeliani davanti alle bare dei genitori mentre in Italia giovani senza anima si calavano i pantaloni per mostrare il culo al simbolo bruciacchiato del loro odio.
Mi dicono che lei sia cambiato e che, venendo in Israele, lei abbia vuto il coraggio che manca a D'alema, che lei tenti di ricucire uno strappo di cui e' stato responsabile.
Me lo auguro anche se non ci vuole molto ad essere meglio di Massimo D'alema.
Spero che lei, forse reso saggio dagli anni, capisca gli errori commessi nel dare fiducia a una popolazione di terroristi comandati da un assassino a scapito di una democrazia colpita nel profondo del cuore da migliaia di attentati.
Il suo cambiamento, se esiste, non cancella il passato, non rimargina le ferite e non consola chi, piangendo su tante bare, ha dovuto toccare con mano la solitudine di Israele di cui lei e' stato uno dei responsabili.
Giustizia e' stata fatta.
Quel giorno, nel Tempio italiano di Gerusalemme, Vito, Beniamino e gli ebrei italiani hanno deposto un fiore sulle tombe di tutti i nostri morti.