Riflessioni sul Parolaio Rosso a Gerusalemme 12/05/2007
Autore:

Erano gli anni sessanta, di Shabbath, a Gerusalemme, nel tempio italiano, il presidente della comunità cacciò in malo modo un ignaro turista americano carico di macchine fotografiche e di penne, perchè profanava la santità dello Shabbath con l’esposizione di quei segni. (Simanim haelle). Il turista, frastornato fuggì per la violenza delle parole ma non ne capì neppure lontanamente il significato.

 

Oggi la terza carica dello Stato si presenta nello stesso luogo con ben altri segni ma nessuno lo ha cacciato come avrebbe meritato. Come avrebbero cacciato chiunque si fosse ammantato della Bandiera Israeliana per andare ad assistere al congresso di Rifondazione. Anzi sarebbe bruciato lui e tutta la bandiera!

Di cosa va lamentandosi dunque il parolaio rosso? La contestazione, pur se dura, è stata civilissima e assai lontana da contestazioni incivili tenute dalla sua parte. Duole che il sig. D. Cassuto se ne sia scusato. Il sig. Bertinotti con il suo comportamento mi offende sia come Italiano sia come Ebreo.  Mi sento offeso da un Presidente della Camera che non ha la sensibilità di togliersi di dosso quei segnali e che si presenta in sinagoga a capo scoperto.  Se si fosse azzardato a calzare le scarpe entrando nella moschea di Omar la contestazione sarebbe stata certamente non verbale. Mi vergogno di un Presidente della Camera che non sa rispondere dei suoi atti e si barrica dietro la sua carica istituzionale non sapendo far altro.

 

E sono anche assai preoccupato di politici che non conoscono i problemi di cui parlano ma amano riempirli di inutili parole. Allora quando sig. Bertinotti chiederà che si smetta di lanciare missili sulle abitazioni civili? O forse vuole equiparare questi vigliacchi agli eroi della Resistenza? Come il paragonare i terroristi con le mani sporche di sangue ai soldati rapiti in territorio Israeliano. Ma ci faccia il piacere Sig. presidente della Camera dei Deputati! Non ci dia più consigli che non ci servono

Lello Abbina