Israele spera in Sarkozy
che apra una nuova fase dopo l'ostilità di Chirac
Testata:
Data: 00/00/2001
Pagina: 13
Autore: Davide Frattini - Rolla Scolari
Titolo: «Israele spera in una nuova fase dopo l'ostilità e il gelo di Chirac» - Tanti voti e francobolli, così in Israele si dice "mazal tov" al neopresidente
Dal CORRIERE della SERA del 10 maggio 2007, un articolo di Davide Frattini sulle speranze suscitate in Israele dalla vittoria di Nicolas Sarkozy alle elezioni presidenziali francesi.

Ecco il testo:


GERUSALEMME — Degli 8.775 francesi che vivono in Israele il 90 per cento ha votato per Nicolas Sarkozy. Un plebiscito locale che dimostra quanto il neo-presidente sia considerato un «amico». Dal premier Ehud Olmert a Benjamin Netanyahu, tutti i politici si sono precipitati a congratularsi. «La speranza — ha spiegato un diplomatico, anonimo, al quotidiano
Jerusalem Post — è che con lui finisca il periodo dell'antipatia e della freddezza vissuto ai tempi di Jacques Chirac».
L'ufficio del primo ministro ha fatto notare che nella prima telefonata tra Olmert e Sarkozy, il leader francese gli ha detto di essere «un amico di Israele, potrete sempre contare su di me». Il capo del Likud, in un commento per il quotidiano Yedioth Ahronoth, assicura: all'Eliseo arriva un inquilino «che capisce le necessità di sicurezza dello Stato ebraico. Non credo che la politica francese nei nostri confronti possa cambiare da un giorno all'altro, ma è chiaro non sarà più caratterizzata da un riflesso anti-israeliano, una situazione in cui noi siamo colpevoli fino a prova contraria».
Netanyahu definisce la vittoria «importante nella battaglia contro il fondamentalismo islamico». Il vicepremier Shimon Peres ha applaudito la proposta di Sarkozy, che nel primo discorso dopo il voto ha parlato di un trattato in stile Unione Europea per il Medio Oriente.
Nell'euforia, il Jerusalem Post ha pubblicato in prima pagina una foto di Arno Klarsfeld, sotto al titolo «Un israeliano potrebbe entrare nell'esecutivo di Parigi».
L'articolo ricorda quando l'avvocato francese ha deciso di chiedere la cittadinanza nel 2002 per poi servire nel Magav, la polizia di frontiera legata all'esercito che pattuglia le aree di confine con la Cisgiordania.
Avi Pazner, tra i portavoce del governo e presidente dell'organizzazione Keren Ayessod, è stato ambasciatore in Francia dal 1995 al 1998. Allora, Sarkozy era sindaco di Neuilly. «Nella cittadina risiede una numerosa comunità ebraica — ricorda Pazner —. Ci siamo incontrati spesso, siamo diventati amici. Ha sempre avuto molta simpatia per Israele, da sindaco era più facile, senza responsabilità nazionali. Ma il suo atteggiamento non è cambiato. Come ministro degli Interni ha presso delle posizioni molto ferme e dure contro l'antisemitismo».
Anche Pazner è convinto che la politica francese cambierà rispetto all'era Chirac. «Abbiamo dei buoni rapporti bilaterali, eppure con Chirac ci sono state varie divergenze. Tutti sperano che con Sarkozy la relazione andrà meglio e che lui adotterà un'attitudine più equilibrata, più bilanciata tra noi e il mondo arabo». I cambiamenti, secondo l'ex ambasciatore, non si vedranno nei primi cento giorni. «All'inizio si concentrerà sulle riforme interne, il vero motivo per cui è stato eletto. Si occuperà della scena internazionale solo in autunno». In Francia, commenta Pazner, questa volta gli ebrei hanno votato in maggioranza il candidato della destra. «Lo considerano più vicino ai loro problemi, soprattutto nelle periferie, dove vivono circondati da musulmani. Gli ebrei francesi sono molto legati agli Stati Uniti e credono che Sarkozy porterà un cambiamento anche nelle relazioni con gli americani».

Dal FOGLIO un articolo su come gli israeliani di origine francese guardano alla vittoria di Sarkozy :

Gerusalemme. “Difendo il diritto d’Israele a proteggersi”, ha detto Nicolas Sarkozy in un’intervista esclusiva rilasciata al Jerusalem Post, edizione francese. L’allora candidato presidente, al primo turno elettorale, ha ricevuto l’82 per cento dei voti e al secondo il 90 per cento della comunità francese d’Israele. Il suo primo viaggio ufficiale da leader dell’Ump, nel 2004, Sarkozy lo fece a Gerusalemme, dove incontrò oltre 400 membri della comunità francese. Nella sua ultima visita, pochi mesi fa, parlò di amicizia franco-israeliana, di sostegno alla lotta al terrorismo. “C’è una speranza di cambiamento”, ecco perché Israele ha votato per Sarkozy. Sylvain Semoun è il rappresentante dell’Ump, il partito del neopresidente, nel paese. Si ricorda di quando il candidato disse che avrebbe dato una “rispolverata” al ministero degli Esteri. Niente più “politique arabe” à la Jacques Chirac. E’ quello che vogliono i 100-120 mila francesi israeliani. “60 mila sono registrati presso i consolati, 43 mila sono elettori potenziali. Di questi ha votato il 20 per cento”. L’Ump in Israele ha fatto campagna con email, telefonate, riunioni private di discussione, sms. “La personalità di Sarkozy ha creato interesse. Non si tratta d’ideologia, considerando l’antica vittoria del socialista François Mitterrand con l’86 per cento tra i francesi d’Israele – dice Semoun – Allora, i francesi speravano che Mitterrand li capisse, che cambiasse la politica pro araba della Francia. Qui si vota in funzione della personalità”. Di Ségolène Royal a Gerusalemme e Tel Aviv si sa poco. Quando è venuta, spiega Daphna Poznanski, consigliere per i francesi d’Israele all’assemblea dei francesi all’estero, ha incontrato soltanto 19 membri della comunità. Gli israeliani, non soltanto di origine francese, ricordano la sua gaffe libanese, quando in inverno, a pochi mesi dal termine della guerra tra Israele e Hezbollah, incontrò a Beirut rappresentanti del Partito di Dio. Gli israeliani non gliel’hanno perdonata. Daphna Poznanski fa il tifo per Ségolène Royal. Con altri colleghi, sul sito della comunità francese in Israele, in seguito al voto favorevole a Sarko del primo turno, in ritardo, ha scritto un comunicato sostenendo la candidata socialista. Ma ammette: “Dopo Lionel Jospin nessun leader socialista è venuto in Israele a parlare con i francesi d’Israele. Sono stati trascurati e lo fanno pagare. I francesi israeliani ricordano che nel 2000- 2001, dopo lo scoppio della seconda Intifada in Israele e alcuni incidenti di antisemitismo in Francia, il governo socialista non ha preso posizioni forti”. Sarkozy, spiega, ha invece ascoltato e ha detto all’elettorato qui quello che l’elettorato e Israele in generale volevano ascoltare. Per il 52° compleanno del candidato dell’Ump, Semoun aveva fatto emettere dall’ufficio postale israeliano mille francobolli speciali, da quattro shekel, soltanto in vendita nella sezione locale del partito. C’è la figura di Sarkozy vicino a un’urna elettorale, impacchettata. Sopra la scritta “mazal tov”, buona fortuna, congratulazioni. Assieme alla speranza di un cambiamento, spiega il delegato dell’Ump in Israele, c’è anche prudenza. Anche François Mitterrand, a suo tempo, aveva fatto sperare a un cambio nella celebre “politique arabe” della Francia, mai arrivato. “E’ certo che i paesi arabi perderanno il loro ultimo amico tra i capi di stato occidentali”, ha detto Talal Salman del quotidiano libanese asSafir. Ma in Israele, mentre quasi tutta la stampa festeggia la vittoria di Sarkozy, ricordano anche le parole del generale Charles de Gaulle: “I paesi hanno soltanto interessi, non amici”; e conoscono i numeri: in Francia vivono cinque milioni di persone di origine araba. (r.scol)

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera e del Foglio lettere@corriere.it ; lettere@ilfoglio.it