L'occhio strabico della sinistra pacifista, anche in Israele 06/05/2007
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In un editoriale a firma Shuki Mairovich pubblicato sul quotidiano israeliano Haaretz dal titolo "In attesa della prossima guerra" si spiega che il conto alla rovescia per la prossima guerra è iniziato. Ma, attenzione, non come conseguenza del riarmo di Hezbollah, né come risultato del fatto che esso si è spostato a sud del fiume Litani - e neppure, aggiungiamo noi, a causa del lancio continuo di missili Kassam, o delle dichiarazioni di Hezbollah medesimo di essere pronto ad una nuova guerra, più forte di prima, o del rifiuto di Khaled Meshaal di accedere alla proposta americana di sospendere il lancio di Kassam in cambio di un allentamento dei checkpoint israeliani. No. La guerra ci sarà a causa del rapporto del Comitato Winograd. Difatti, la severità con cui il rapporto critica la condotta della guerra induce a considerare i modi di far meglio e quindi di riparare agli errori con una nuova guerra fatta meglio. Tutta la storia israeliana, secondo l'articolista, va letta in questa chiave: tutte le guerre sono state fatte per porre rimedio agli errori delle guerre precedenti. Mai per minacce esterne, per carità, ma sempre per una sorta di maniacale perfezionismo bellico.
Non ci sarebbe commento da fare, se non invitare qualcuno a spedire l'articolista in un quelle che un tempo erano chiamate scuole differenziali per ritardati o, in assenza di manicomi, offrirgli un intero ciclo di psicoanalisi freudiana.
Ma è interessante notare cosa provochi un articolo simile. I circa duecento e-mail di commenti all'articolo si dividono più o meno equamente in due categorie. La prima è quella di coloro che scrivono dall'estero, per lo più arabi o militanti di sinistra europei, che, nel migliore dei casi, plaudono al disvelamento dall'interno della natura criminale di Israele, nel peggiore invitano gli israeliani a comprarsi di corsa una casa altrove, dato che ormai è prossimo il momento in cui dovranno far fagotto. La seconda categoria è quella di israeliani afflitti da odio di sé, che sostengono che c'è troppo esercito in Israele, che bisognerebbe tagliare le spese militari, ridurre la durata della leva, sollevare i giovani da un impegno così gravoso e stressante. Certo, tanto di fronte ci sono soltanto amici pronti al lancio di fiori.
E poi ci si chiede quale sia la natura della crisi israeliana. Certo, la gente che gravita attorno ad Haaretz è una ristretta minoranza, ma il male che fanno instillando questo "cupio dissolvi" è difficilmente sottovalutabile. Soprattutto, quando si scrivono certe cose deliranti che si sommano alle continue interviste di Yeoshua, Amos Oz, o altri scrittori "progressisti" in servizio permanente effettivo nei giornali europei, quasi che essi soltanto rappresentassero la coscienza di Israele, come ha ben osservato Informazione Corretta. 
Forse sarebbe bene che questa gente si rendesse conto di quel che fa: diffondere sciocchezze piramidali, la cui assurdità è alla portata di qualsiasi persona che sappia ragionare un minimo e far pagare un prezzo esorbitante al loro paese, che vive un momento così drammatico, sull'altare della loro vanità personale. È da augurarsi per loro e, in primo luogo per Israele, e anche per noi tutti, che un giorno non debbano pentirsene.