Giovanni Codovini Storia del conflitto arabo israeliano palestinese 03/05/2007
Autore: Giorgia Greco

Storia del conflitto arabo israeliano palestinese     Giovanni Codovini

Bruno Mondadori                                                             Euro 16,00

 

 

 

Lo studio di Giovanni Codovini, Storia del conflitto arabo israeliano palestinese, è ora riproposto con un nuovo capitolo sull’uso pubblico della storia, che non compare nella prima edizione dell’opera. La Storia di Codovini è articolata in sei capitoli cui segue un notevole contributo di documentazione originale, commentato non con uno stile bolso, come spesso accade in studi di questo genere, ma con un’acribia tipica del grande storico e piena di vigore.

 

L’uso pubblico della storia, quindi. Uno spettro sempre ingombrante e atroce. Alcuni storici e molti politici, infatti, hanno addirittura messo in dubbio l’esistenza di un popolo palestinese. Su questo interrogativo si sono basate anche le politiche pubbliche dello Stato d’Israele.

 

Golda Meir, ad esempio, riprese questo tema.

 

La rilettura della storia del Novecento in questa chiave interpretativa, è stata portata avanti dal 1917 (anno della dichiarazione di Lord Arthur James Balfour) dalla politica e dalla storiografia israeliana come arma di delegittimazione. La cosiddetta “Dichiarazione Balfour” è epocale nonostante la brevità del testo. Il ministro degli Esteri inglese Balfour scrisse a Lord Edmond James de Rothschild, che era il vice presidente onorario dell’organizzazione sionistica mondiale, una promessa per la nascita di un “focolare nazionale ebraico in terra di Palestina”, posto però a una condizione: che fossero garantiti i diritti, in particolare religiosi, delle popolazioni esistenti in Palestina.

 

Dal 1917, tuttavia, la storia, sul fronte mediorientale, diventata essa stessa terreno di grandissimo scontro.

 

Caso emblematico è la vicenda dei profughi, giocata sui numeri. Gli storici palestinesi insistono sui sei-settecentomila profughi espulsi nel 1948. Benny Morris in Righteous Victims è tra i pochi storici israeliani ad affrontare, documenti alla mano, la situazione altrimenti ignorata. Codovini riporta un documento dei servizi segreti israeliani, che anche Morris cita insieme alla storiografia filo-palestinese, riguardante il cosiddetto piano di espulsione di Weitz che parla di 391mila profughi.

 

Le quantità sono differenti, insomma,ma su queste si gioca la ricostruzione dell’immaginario collettivo palestinese e israeliano.

 

 

Roberto Coaloa

 

Il Sole 24 Ore