Mordecai Richler Un mondo di cospiratori 30/04/2007
Autore: Giorgia Greco

Un mondo di cospiratori Mordecai Richler

Adelphi Euro 11,00

Se, come prima o poi tutti impariamo, il vero protagonista della nostra vita è sempre il caso, è anche vero che a volte, senza volerlo, gli si dà una mano.

"Feci un grosso sbaglio. Il mio dentista lavora quattro giorni alla settimana, non sette, e non deve autografare i molari che estirpa ai clienti".

Meglio sarebbe stato ascoltare lo zio Meyr, che a Mordecai diceva sempre: "Il dentista, quello è un buon mestiere".

Questa è, in sintesi, la storia di una vocazione letteraria e di un’altra, mancata per il rotto della cuffia. Per fortuna nostra e quasi certamente anche dei nostri molari, il Mordecai in questione è diventato uno scrittore. Nella fattispecie, il Mordecai Richler, nato nel 1931 e morto nel 2001, poco dopo che in Italia venisse pubblicata "La versione di Barney": una sorta di icona, ormai, dell’umorismo ebraico contemporaneo. E non solo di quello.

Oggi il suo editore italiano, con la consueta finezza editoriale e la sempre calzante traduzione di Matteo Codignola e Franco Salvatorelli, manda in libreria "Un mondo di cospiratori". Si tratta qui di una serie di saggi, il cui scombinato (ma con Richler, ovviamente, non può essere altrimenti) filo conduttore è la scrittura. Tutto parte e si dipana (o s’aggroviglia) dal personale "Deutoronomio" che l’autore stila a mo’ di esordio: uno spassoso ma anche inquietante amarcord d’infanzia, sui banchi della scuola ebraica.

Di lì il passo alle reincarnazioni di Shirley MacLaine è più corto di quanto il lettore possa immaginare. Non anticiperemo certo qui le tappe della scorribanda richleriana.

Ma non si può non menzionare la sensazionale scoperta che lo scrittore canadese rivela all’attrice, recensendo (benché il verbo sia in proposito alquanto riduttivo…) Danzando nella luce, l’ultimo "viaggio spirituale" di Shirley: e cioè che, in una delle sue pirotecniche reincarnazioni, l’attrice altri non era se non la bobe di Mordecai, "mia nonna Zippora….altrimenti nota come la rebbetsin (moglie del rabbino) che danzava come una shikse (ragazza non ebrea e in quanto tale di facili costumi)".

In queste pagine ritroviamo lo scrittore, e la sua sgarrupata vocazione, nei contesti più vari – compreso il "Terzo festival Acquariano Gnostico Annuale di Astrologia, potenza mentale, scienze occulte e stregoneria", in veste di inviato di Playboy. Ma egli ci accompagna anche fra i suoi libri, nel cottage di montagna dove trascorse gli ultimi tempi. Ci apre un suo personalissimo e assai poco convenzionale "diario", tanto episodico quanto significativo. Per esempio, nessuno fino ad ora ci aveva mai detto che cosa passa uno scrittore quando decide di rifare la cucina e, "mica scema", sua moglie parte per l’Italia.

Elena Loewenthal

Tuttolibri – La Stampa