Spettabile Redazione,
ho accolto il Vostro gentile invito a scrivere al “Corriere della Sera”
in merito alle osservazioni di Sergio Romano circa l'ipotesi di ingresso
nella NATO dello Stato di Israele. Scrivo a Voi per aggiungere qualche
altra riflessione sulle tesi del Romano medesimo. Il quale, pur non
essendo un estremista fanatico alla Diliberto o alla Rizzo, dà della
situazione in Medio oriente lo stesso quadro falso e distorto. Egli
infatti, per spiegare le ragioni secondo cui l'Italia non può essere in
sintonia con Israele, dice che altrimenti «dovremmo approvare la
continua occupazione dei territori conquistati durante la guerra del
1967», ma non si sofferma a precisare che furono i dittatori arabi a
scatenarla al dichiarato scopo di annientare lo Stato ebraico; dice che
«dovremmo approvare la politica degli insediamenti e la continua
erosione del territorio palestinese» ma non parla del definitivo
abbandono di Gaza e dell'uso che Hamas ha fatto della liberazione del
territorio; dice che «dovremmo approvare il muro e il suo tracciato», ma
non parla del fatto che detto “muro” ha ridotto del 90% il numero degli
attentati terroristici in territorio israeliano; dice che «dovremmo
approvare la politica unilaterale di Sharon verso l'autorità
palestinese, solo parzialmente corretta dal suo successore» ma non parla
né del rifiuto di Arafat alle proposte di compromesso di Ehud Barak (che
prevedevano la cessione all'Autorità palestinese del 97% dei territori
occupati nel 1967), né dell'assenza di risultati concreti da parte di
Ehud Olmert a causa sia della debolezza politica del Presidente Abu
Mazen sia dell'ostinata intransigenza di Hamas e degli altri gruppi
terroristici palestinesi che, spalleggiati da Iran e Siria, insistono a
predicare la distruzione di Israele. Allo stesso modo, neanche una
parola da parte di Romano sul folle progetto di sterminio dell'omino con
la barba di Teheran, degno successore dell'omino coi baffetti austriaco.
E poi arriva la perla: un'alleanza militare con Israele ci
costringerebbe a «schierarci al suo fianco contro gli Hezbollah
nell'eventualità di un nuovo conflitto»; meglio dunque proseguire con
l'attuale sciagurata politica di “equivicinanza” dell'ineffabile
Ministro D'Alema, il quale dopo Hamas, Hezbollah e Talebani, vorrebbe al
tavolo delle trattative di pace anche i terroristi del Fronte Polisario,
fatto questo che ha provocato un incidente diplomatico con il Governo
del Marocco. Rinunciare alla “equivicinanza” per Romano sarebbe davvero
troppo. Gli israeliani si convincano che se non valeva la pena morire
per Danzica nel 1939, tanto meno vale morire oggi per Gerusalemme.
Parola di Sergio Romano.
Molti cordiali saluti
Luigi Prato, Sassari